“Grazie, erano 35 giorni che non riuscivo più a sorridere” il commento di una mamma ucraina a Paolo Guidone il volontario che ha deciso di portare alla frontiera della Romania la clownterapia. Così si legge in un comunicato inviato da Rosaria Spagnolo, presidente della Ricoclaun.
“Fare clownterapia alla frontiera dell’Ucraina, con i profughi ucraini, non è la stessa cosa che farla in ospedale. Ma è comunque un’esperienza forte ma straordinaria”, commenta Paolo Guidone, clown Ventolo dell’associazione Ricoclaun, che ha deciso di indossare gli abiti clown per portare un sorriso a Siret, estremo nord est della Romania, alla frontiera con l’Ucraina, dove è presente un campo profughi, luogo di transito di centinaia di profughi.
“Quella di oggi è una giornata che ricorderò per sempre nella mia vita. La gioia che un semplice naso rosso può fare è indescrivibile, vedere i bambini, ma anche gli adulti, sorridere e scherzare con le bolle di sapone o con qualche semplice magia è qualcosa che ha emozionato tutti, anche la stampa internazionale presente.” C’è stato il tam tam in tutti i campi profughi della zona e in poco tempo sono arrivati tanti reporter e volontari per cercare “il clown italiano” e sono rimasti tutti sorpresi della potenza che la clownterapia riesce a fare.
Una mamma ha detto a clown Ventolo: “Sei riuscito a farmi sorridere. Erano 35 giorni che non sorridevo più”. Un volontario ha commentato: “Quello che stai facendo incarna perfettamente il concetto del film “La vita è bella di Benigni”. Tra le cose che hanno colpito Paolo Guidone, nella vita avvocato a Vasto, sono stati i baci di consolazione e affetto che i figli facevano alla madre appena ha oltrepassato la frontiera. “Sono centinaia i bambini spaventati, non solo a Siret ma anche in Moldavia e proprio per questo vorrei lanciare un appello a tutti i clown internazionali e a tutti gli artisti di strada: “Il bisogno di clownterapia è molto elevato qui, se potete venite a Siret” conclude Paolo Guidone.