VASTO – E’ successo 66 anni fa. Il 22 febbraio 1956, a Vasto, un movimento franoso provocò il crollo di gran parte del Muro delle Lame.
In realtà il disastroso evento aveva già fornito delle avvisaglie quando, nel settembre del 1955, erano comparse delle crepe lungo via Adriatica e una parte della chiesa di San Pietro. Ad ottobre dello stesso anno, dopo ulteriori verifiche delle crepe, sempre più profonde, i tecnici comunali decisero l’evacuazione delle case più a rischio.
Come se non bastasse, il mese di febbraio del 1956 fu uno dei mesi più gelidi di tutto il XX secolo. Le nevicate cominciarono a scendere su Vasto già nei primi giorni di febbraio per durare fino al 20 e al termine l’innalzarsi delle temperature fece sciogliere rapidamente la neve. A queste si sommarono le piogge abbondanti che portarono al collasso l’intero costone. Una quarantina di case poste su via Adriatica iniziarono a scivolare verso il basso, alzando un fitto polverone. Fortunatamente, tutta la zona era già stata evacuata e quando la situazione si tranquillizzò, i vastesi cominciarono ad affacciarsi per capire quello che era successo. E dopo mezz’ora tutti si rimboccarono le maniche iniziando a collaborare con le autorità. Giunsero aiuti dal Governo e dall’Istituto delle Case Popolari, fu anche costituito un Comitato Civico per la raccolta di fondi a favore degli sfollati. Ma c’era allerta anche in altre zone della città, come il Rione S. Nicola, Casarza e Torricella, dove si registrarono i crolli di alcune case, ed enormi boati provenienti dal sottosuolo vennero uditi a piazza del Popolo e nel Rione San Michele. In via Tre Segni crollò definitivamente la via che conduceva a Fonte Joanna.
Eppure la sciagura del 22 febbraio 1956 non è giunta all’improvviso. Sono state tante le avvisaglie nell’arco di un secolo e mezzo ma piuttosto che affrontare il problema, non ci si era mai spinti oltre le riparazioni d’emergenza.