VASTO – I trabocchi abruzzesi, ecomostri o volano per lo sviluppo turistico? Le antiche macchine da pesca sono molto ammirate dai turisti, in fila per due pur di salire a bordo (come su una nave) per guardare come funziona il “ragno”, la rete calata a mare dall’argano, e poi degustare un bel pranzo a base di pesce. Le macchine da pesca, però, si trovano a fare i conti (metro alla mano) anche con gli ambientalisti.
Il regolamento comunale e la legge regionale
Già la scorsa legislatura, nel giugno 2021, il Comune del Vasto ha votato il regolamento che limita a un massimo di 130 metri quadrati la superficie dei trabocchi da potere utilizzare ai fini della ristorazione, servizi e cucina inclusi. Il Comune avrebbe potuto recepire integralmente la legge regionale che (superando anche il ricorso alla Corte Costituzionale) permette la ristorazione a bordo dei trabocchi e fissa il tetto massimo della superficie a 210 metri quadrati, di cui 160 per l’area calpestabile (quindi i tavoli) e 50 metri quadrati per i servizi accessori connessi alla ristorazione, quali cucina e servizi.
Le modifiche al regolamento comunale
Una scelta assolutamente legittima quella del Comune del Vasto, che invece ha preferito abbassare l’asticella a 130 metri quadrati. Pochi giorni fa il Consiglio è tornato sulla questione apportando delle modifiche al regolamento su richiesta dell’Asl. Tra le prescrizioni suggerite dall’Asl, quasi interamente recepite dal Consiglio (la possibilità di utilizzo della fossa a tenuta stagna in aggiunta alla vasca imhoff, la scelta del metodo di cottura tra il sistema a gas o elettrico, l’impiego di materiali isolanti ed impermeabili per la copertura dei casotti e di escludere gli sbordi dalla superficie coperta), si è scelto di non decidere sulla superficie. Resta quindi il limite massimo di 130 metri quadrati, nonostante la pandemia e l’inevitabile distanziamento che ne deriva. Resta intatta la possibilità di far salire a bordo 60 persone, 55 ospiti (quanti ne contiene un pullman) più le 5 unità di personale del trabocco. Resterà da vedere, invece, se le limitazioni di metratura e le restrizioni covid permetteranno ugualmente di ospitare sessanta persone in 130 metri quadri, che diventano 80 dopo avere sottratto i 50 da adibire a cucina e servizi.
Cosa succede negli altri comuni della costa dei Trabocchi
Mentre Vasto stringe le maglie della superficie consentita, nel resto della costa dei Trabocchi i Comuni hanno recepito integralmente la legge regionale. L’accoglienza non è stata uguale ovunque. Un po’ più fredda a Torino di Sangro, dove di trabocco ce n’è uno solo, di proprietà comunale, che non fa ristorazione ed è adibito ad uso ricreativo-turistico-culturale.
A Fossacesia ci sono due trabocchi e un terzo da ricostruire; gli attuali fanno entrambi ristorazione. «Abbiamo recepito integralmente il testo della norma regionale – spiega a Zonalocale il sindaco Enrico Di Giuseppantonio – una opportunità che contribuisce all’attività turistica, abbiamo accolto quanto previsto dalle norme. I trabocchi erano più grandi e li abbiamo fatti adeguare alla norma regionale».
A Rocca San Giovanni invece sono entusiasti dei trabocchi, ne hanno sette e tranne uno fanno tutti ristorazione. «Il Comune ha deciso di accogliere la massima ampiezza consentita, già prima delle elezioni – spiega a Zonalocale il sindaco Fabio Caravaggio, che non ha nessuna intenzione di tornare indietro su questo punto – ormai sono 20 anni che lottiamo, i trabocchi sono un volano, non solo locale ma anche nazionale e internazionale. I dati economici parlano chiaro, i turisti vengono a Rocca San Giovanni soprattutto per i trabocchi e poi da questo si sviluppa tutto l’indotto, l’attrattiva principale sono queste macchine da pesca». I trabocchi hanno attirato a Rocca San Giovanni anche i pullman dei tour operator che organizzano un pacchetto completo, pranzo incluso. «Il Comune di Rocca San Giovanni è assolutamente favorevole – ribadisce il sindaco Caravaggio – anzi daremo battaglia alla Bolkestein affinché siano esclusi i trabocchi, che non sono paragonabili a strutture balneari e soprattutto manufatti che può manutenere solo chi si è visto tramandare quest’arte di generazione in generazione».
Intervista al sindaco Menna: «non devono diventare gastronomia di massa»
Abbiamo raggiunto telefonicamente il sindaco di Vasto, Francesco Menna, il quale ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande.
Perché Vasto ha voluto mantenere fermo il limite di 130 metri quadrati se la legge regionale permette di spingersi fino a 210?
«Noi abbiamo aperto un’interlocuzione con tutte le categorie, tra cui anche le associazioni ambientaliste e il mondo dell’associazionismo in generale, e si è riscontrato che il trabocco presente sul litorale di Vasto è prevalentemente un trabocco che, oltre che vincolato in grossa parte dalla sovrintendenza paesaggistica, ha la caratteristica di centrare la sua vicenda sulla qualità e sull’aspetto culturale. Non è mai stato un trabocco gigante. Soprattutto si vuole preservare il fatto che Vasto si qualifica anche come città del turismo gastronomico, quindi nel momento in cui si va verso una gastronomia di massa si abbassa la qualità dell’offerta. Questa è la filosofia di fondo».
Alla fin fine da 130 a 210 metri quadrati cosa cambia?
«Ottanta metri quadri è un locale. Erano tutti trabocchi legittimati per 40-50-60 metri quadrati. Per molti diventa non più il trabocco con la sua storia, la sua cultura, ma diventa un qualcosa di impattante a livello ambientale, turistico e ricettivo. Quindi si è fatta prevalere la qualità sulla quantità. Non vogliamo un grosso fast food sul mare, questo è il senso».
Avete sentito gli ambientalisti, ma non i traboccanti?
«Sono stati sentiti tutti, ma alla fine aderisci a una tesi».
Quanti sono i trabocchi a Vasto e quanti fanno ristorazione?
«Due fanno ristorazione e a breve un terzo. In tutto sono poco più di una decina»
Ora lo chiedo al presidente della Provincia (Menna è anche presidente della Provincia di Chieti ndr), come valuta il fatto che tutti gli altri comuni abbiano recepito la legge regionale?
«Non è detto che abbiano ragione. E se si dovessero accorgere gli altri che hanno ragione le associazioni? Con la differenza che poi gli altri non possono tornare indietro, cioè è difficile poi fare una scelta diversa. Vasto nella sua storia ha fatto sempre, grazie al movimento ambientalista e al centrosinistra, scelte diverse dalle altre città. Si è battuto per le riserve, per non mettere gli ombrelloni sulle scogliere, per l’inedificabilità della costa, per la via verde, per il parco della costa teatina».
Altri sindaci dicono che i trabocchi per loro sono un volano
«Anche per noi sono un volano ma non devono diventare gastronomia di massa. Verifichiamo quest’estate che succede».
Non pensa che le restrizioni di superficie unite alle restrizioni covid siano troppo penalizzanti?
«Ma il covid passa, le misure rimangono. Non si sta facendo il male dell’imprenditoria, si sta cercando di preservare il meglio che si ha. Dopo che partono queste stagioni vediamo che succede, i risultati di chi ha fatto il massimo e quindi punta alla massificazione del turismo dei trabocchi, e chi come noi ha fatto una scelta controcorrente. Se poi ci rendiamo conto che c’è stato un abbaglio, ben venga, si corregge sempre. Oppure vedremo se abbiamo ragione anche da questo punto di vista, come abbiamo avuto ragione per la via verde, la costa dei trabocchi, come abbiamo avuto ragione per il parco della costa teatina, per le riserve, per non mettere gli ombrelloni sulle costiere, sulla pista ciclabile di Vasto Marina che ha portato a una contestazione peggiore dei trabocchi, abbiamo avuto denunce e ricorsi, alla fine abbiamo avuto ragione. Le nostre scelte sono sempre per ciò che è meno impattante e che preserva la qualità e il turismo di qualità».
A proposito di turismo, non teme che i trabocchi di Vasto restino tagliati fuori dai tour operator?
«Ma quando mai? Vasto sta dentro ai tour operator di tutto il mondo, grazie non ai trabocchi ma anche ai trabocchi, alla riserva, alla qualità delle acque e dell’aria, alla via verde, alla bandiera blu, alla bandiera verde, alle pista ciclabile».
Quanto pesano gli ambientalisti sulle scelte della maggioranza?
«Non pesano gli ambientalisti ma pesa il diritto ad avere una vita salubre e a fare scelte che non impattino sull’ambiente. Non pesano gli ambientalisti ma pesa quella che per noi è stata sempre una battaglia, la transizione ecologica, il fatto che ci siano scelte meno impattanti sull’ambiente, che si lasci un mondo migliore ai giovani».
Se i trabocchi sono fatti in legno, come fanno a essere impattanti?
«Il trabocco nasce come un motore di pesca che ha una filosofia e una cultura diversa da quella della gastronomia, il momento in cui si vuole fare gastronomia ben venga, ma non si può fare un grattacielo in mare, noi vorremmo che si preservasse il trabocco con la sua finalità e la sua funzione. Se poi questa estate ci rendiamo conto che bisogna dare qualcosa di più o addirittura che siamo noi ad avere ragione, sono convinto che anche le altre amministrazioni faranno una scelta diversa. Noi ci battiamo per un mondo migliore, non per le speculazioni, cementificazioni, stupri cementizi e quant’altro».
Questa la posizione del sindaco Menna e della sua amministrazione. Dopo l’estate dunque l’ardua sentenza, un volano di sviluppo o un fast food su una piattaforma da abbattere, come l’isola delle Rose?