VASTO – Ci siamo abituati a seguire quotidianamente i dati riguardanti il Covid: nuovi positivi, guariti, deceduti, attualmente positivi. Ogni giorno veniamo bombardati da numeri nazionali e locali, da immagini di infermieri, medici, reparti ospedalieri. Lo vediamo in Tv, lo seguiamo sul web, lo ascoltiamo alla radio, e ci riteniamo fortunati se non abbiamo toccato con mano la devastante realtà di un lutto o di un ricovero collegato alla pandemia.
Ma c’è chi questa realtà la tocca quotidianamente per lavoro e ci si immerge da anni. Ancor di più se lavora in un reparto di malattie infettive. Allo scadere di due anni precisi di pandemia, possiamo ora trarre un bilancio e lo facciamo insieme alla dottoressa Maria Pina Sciotti, responsabile dell’Unità operativa di Malattie infettive dell’ospedale “San Pio” di Vasto.
Dottoressa, qual è attualmente a Vasto la situazione dei ricoveri nel reparto di malattie infettive?
“Il nostro reparto, che attualmente consta di 14 posti letto per i ricoveri ordinari, purtroppo continua ad essere sempre pieno. Dal mese di novembre, appena riusciamo a liberare 1 o 2 letti, arrivano 2 o 3 pazienti nuovi da ricoverare. Dall’inizio della pandemia siamo arrivati a circa 500 ricoveri. E sono tantissimi”.
Qual è la tipologia dei ricoverati?
“All’80 per cento si tratta di pazienti non vaccinati. Posso fare un esempio: alcuni giorni fa sono arrivati in reparto due uomini, uno da Lanciano e uno da Vasto, di 30 e 50 anni, con brutte polmoniti bilaterali e insufficienza respiratoria, e ambedue non erano vaccinati. Poi c’è un’altra piccola quota di persone che invece non sono state vaccinate adeguatamente, cioè che hanno ricevuto solo una dose o due e sono in procinto di fare la terza. Le persone vaccinate adeguatamente che ricoveriamo, e sono circa il 15%, sono invece soggetti fragili: anziani o con patologia oncologica o ematologica o autoimmunitaria, tipo un’artrite reumatoide o un lupus”.
Com’è la situazione del reparto malattie infettive nell’ospedale San Pio?
“Da ottobre/novembre abbiamo solo 4 medici e lavoriamo a un ritmo di 9/10 ore al giorno, senza ferie. Spesso la gente dimentica che qui da noi non ci sono solo i malati di Covid: nell’ultimo anno seguiamo anche la terapia con gli anticorpi monoclonali, con le compresse di antivirali che sono uscite recentemente, e poi c’è il laboratorio di Long Covid (condizione del paziente guarito dal Covid-19 e negativo al tampone che tuttavia continua a manifestare sintomi legati alla malattia) che è stato istituito nell’estate 2021. Quindi un grande lavoro, che svolgiamo quotidianamente con poche risorse. E non parlo della presenza di infermieri o di Oss, ma dell’assenza di medici, di cui avvertiamo un grande bisogno”.
A proposito del reparto di malattie infettive, da inizio pandemia sono tanti gli italiani che hanno riserve a recarsi in ospedale per la paura di essere contagiati. Quali sono le precauzioni prese a riguardo?
“Noi siamo iper-isolati. Nel nostro reparto non accede nessuno, nè i parenti nè gli informatori. Incontriamo i parenti solo in una o due ore prestabilite. Ogni stanza è super isolata e nel corridoio ci siamo solo noi operatori. Quando arrivano i monoclonali, seguono un percorso che abbiamo stabilito con la DMO (direzione medica ospedaliera, ndr): arrivano nel parcheggio delle ambulanze e vengono scortati da una guardia, poi accedono nella sezione Day hospital del nostro piano e vanno via scortati da una guardia. Quindi posso affermare con grande certezza che il nostro è un reparto assolutamente sicuro”
Per finire, che appello si sente di lanciare a chi ci legge?
“Sicuramente un invito a vaccinarsi. Perché dei tantissimi giovani non vaccinati di Vasto, San Salvo e Val di Sangro che sono stati ricoverati qui da noi, molti sono tornati a casa ma qualcuno, da ottobre/novembre, è andato in rianimazione. Per non parlare degli anziani non vaccinati che sono morti. Ribadisco che la vaccinazione è sempre molto, molto importante perché ci protegge”.