VASTO – Correva l’ultimo anno dell’ultimo governo Berlusconi, il terzo. Era l’estate del 2011, un agosto infuocato non solo per la colonnina di mercurio ma anche per gli effetti della Grande Recessione di quegli anni. Fu in quel mese, mentre gli italiani erano al mare, che il governo licenziò il decreto legge 13 agosto 2011 n.138 recante disposizioni per la riduzione della spesa pubblica. Il decreto legge, firmato dal presidente del consiglio Berlusconi e dal ministro dell’economia e delle finanze Giulio Tremonti, fu emanato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed entrò in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Le ragioni di “straordinaria necessità ed urgenza” (condizioni tassative dettate dalla Costituzione al governo per procedere con un provvedimento provvisorio con forza di legge) erano quelle di “emanare disposizioni per la stabilizzazione finanziaria e per il contenimento della spesa pubblica al fine di garantire la stabilità del Paese con riferimento all’eccezionale situazione di crisi internazionale e di instabilità dei mercati e per rispettare gli impegni assunti in sede di Unione Europea, nonché di adottare misure dirette a favorire lo sviluppo e la competitività del Paese e il sostegno dell’occupazione”.
Tra le misure per arrivare a una revisione integrale della spesa pubblica il decreto legge prevedeva tra le tante cose anche “la razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria civile, penale, amministrativa”. Un mese dopo, fu convertito con modifiche dalla legge 14 settembre 2011 n. 148: una legge delega al governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.
La revisione della geografia giudiziaria in Italia
La legge delega n. 148 del 2011 ha dato il la alla revisione della geografia giudiziaria in Italia. Il governo Monti, succeduto a Berlusconi, ha dato attuazione a quella legge delega ed ha emanato due decreti legislativi, i numeri 155 e 156 del 2012. Il decreto 155 (entrato in vigore il 13 settembre 2012) in particolare è quello che interessa i tribunali minori abruzzesi, perché è quello che procede alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e detta la nuova organizzazione degli uffici giudiziari di primo grado sopprimendo 31 tribunali, tra cui appunto quelli di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto. Il decreto 156 invece opera una analoga sforbiciata agli uffici del giudice di pace, riducendone anche qui significativamente il numero.
Inizialmente era previsto che i tribunali chiudessero un anno dopo l’entrate in vigore del decreto, quindi il 14 settembre 2013. Senonché nel 2013 con decreto legge n. 150 convertito in legge n. 14 2014 si è stabilito dapprima una proroga di 3 anni “A causa delle perduranti condizioni di inagibilità delle sedi dei tribunali dell’Aquila e di Chieti, gravemente danneggiati dal terremoto del 6 aprile 2009 e per i quali sono in corso, alla data di entrata in vigore del presente decreto, le procedure di ricostruzione”. Di rinvio in rinvio, di milleproroghe in milleproroghe, successivi interventi hanno stabilito che “Le modifiche delle circoscrizioni giudiziarie dell’Aquila e Chieti, nonché delle relative sedi distaccate, previste dagli articoli 1 e 2, acquistano efficacia ((a decorrere dal 14 settembre 2022))”.
Adesso da più parti si tenta di spostare l’asticella temporale ancora più in là con una ulteriore proroga, quando si dovrebbe invece andare indietro nel tempo e valutare se ormai quei motivi di “straordinaria necessità ed urgenza” che nel 2011 fecero da cornice per l’adozione del decreto legge, a distanza di ben undici anni oggi non siano più tanto urgenti. La soluzione di accorpare a due a due i tribunali minori abruzzesi, mantenendo la loro autonomia, resta quella più al passo coi tempi.