CHIETI – “Riconoscere le professioni sanitarie come lavoro usurante“, questo l’appello lanciato dal Segretario Nazionale della Ugl Salute, Gianluca Giuliano.
“Nei rapporti dell’Inail su malattie ed infortuni – precisa Giuliano – gli operatori sanitari sono, loro malgrado, in testa nel numero di contagiati e deceduti, gli organici sono carenti, i turni massacranti, c’è mancanza di riposo e ferie centellinate, oltre alle scarse condizioni di sicurezza in cui gli operatori sanitari sono costretti ad operare”.
Da anni prosegue la battaglia dell’Ugl volta al riconoscimento di quella sanitaria come professione usurante. Ma in Abruzzo, e meglio ancora in provincia di Chieti, la situazione com’è?
A risponderci è il segretario confederale dell’Ugl Abruzzo, Gianna De Amicis: «C’è una diatriba che va avanti da anni su questo argomento, ma non riconoscere la professione degli assistenti infermieristici come usurante significa non conoscere il significato stesso della parola usurante. E non è la pandemia che ce lo deve far scoprire: casomai questa emergenza ha messo in luce le lacune che ci sono rispetto al riconoscimento delle professioni sanitarie.
Pochi giorni fa abbiamo tenuto un incontro come sindacato a livello nazionale confrontandoci anche con la Fnopi (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, ndr) e ciò che è stato evidenziato, tra le altre cose, è che il riconoscimento delle professioni sanitarie è soprattutto un fatto culturale. L’Italia, cioè, nondà valore al lavoro degli infermieri, e più si procede verso le regioni del sud Italia, più il fenomeno si intensifica.
La figura dell’assistente infermieristico viene vista solo come quella di una persona che fa punture, non ci si rende conto di ciò che questa figura professionale, fortemente sottovalutata, deve affrontare. Eppure assicuro che ci sono tra i miei colleghi degli ottimi professionisti, dei dirigenti che hanno fatto il salto di qualità, ad esempio da infermiere a direttore generale. E posso fare dei nomi: a Chieti Giancarlo Cicolini è infermiere ricercatore, a L’Aquila Loreto Lancia è partito come infermiere ed è diventato direttore del Corso di Laurea per Infermieri del capoluogo. E poi c’è la figura dell’OSS (Operatore Socio Sanitario, ndr), e in questo settore le cose vanno ancora peggio. Tutti pensano di seguire il corso OSS perché non hanno lavoro, ma poi si trovano ad avere quotidianamente a che fare con dolore, sofferenza e morte. Perché la professine di infermieri e OSS è usurante non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico. Ma di questo non c’è percezione a livello nazionale, e ancor meno nella nostra provincia».