VASTO – Che altro deve ancora accadere per convincere il Ministero della Giustizia a non chiudere i tribunali minori abruzzesi? Nei giorni scorsi si sono susseguiti incontri col ministro Marta Cartabia, proposte, appelli, tutti finalizzati a scongiurare la chiusura dei tribunali minori abruzzesi, tra cui quelli di Vasto e Lanciano. Eppure basterebbe interpretare correttamente gli ultimissimi fatti di cronaca per persuadere anche il più duro “tagliatore di teste” che chiudere i tribunali di Vasto e Lanciano (e per analoghe ragioni anche quelli di Avezzano e Sulmona) non sarebbe una cosa saggia.
Non si è ancora spenta l’eco delle parole del procuratore della Repubblica di Vasto, Giampiero Di Florio, citate dal presidente della Corte d’Appello de L’Aquila, Fabrizia Francabandera, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario appena tre settimane fa, il 22 gennaio. In quell’occasione il presidente della Corte d’Appello ha ricordato l’allarme del procuratore di Vasto «per il concreto pericolo di infiltrazioni criminali per la vicinanza ad aree ad alta concentrazione malavitosa e per l’insediamento di soggetti appartenenti anche alla criminalità organizzata campana e calabrese». «Una situazione rappresentata come allarmante – si legge ancora nella relazione – in considerazione della carenza di mezzi e uomini per far fonte alle esigenze di controllo del territorio e mappatura dei fenomeni».
Meno di 48 ore dopo la solenne cerimonia tenuta a L’Aquila, è scattato il blitz di Carabinieri e Guardia di Finanza che hanno eseguito 20 arresti nei confronti di un’organizzazione criminale dedita in forma sistematica al traffico e allo spaccio di ingenti quantitativi di droga, cocaina ed eroina, con canali di approvvigionamento in Calabria, Emilia Romagna, Puglia e Abruzzo, e ad attività estorsive condotte anche mediante l’utilizzo di forme violente e con l’ausilio di armi, operante nell’area del Vastese e in particolare a San Salvo e Vasto. “E lo Stato che fa? Si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna – (come cantava De André) e chiude il tribunale di Vasto – con gran dignità”?
L’operazione Blue Marine III è la prova provata che non solo l’allarme del procuratore di Vasto era più che fondato ma che il “concreto pericolo di infiltrazioni criminali” si è già alzato di livello. Senza dimenticare gli appetiti che il Pnrr da un lato, e la crisi di aziende e imprenditori dall’altro, possono suscitare nelle organizzazioni criminali che dispongono di ingenti quantità di denaro da riciclare. Solo un anno fa l’operazione Evelin, di cui Blue Marine III è la prosecuzione, aveva sgominato un’altra organizzazione dedita al traffico di droga dall’Albania. Con l’operazione Blue Marine III abbiamo visto che, sempre se le accuse reggeranno al vaglio dell’autorità giudicante, l’organizzazione criminale che prima era contrapposta a quella smantellata un anno prima, col tempo ne aveva preso il posto colmando il vuoto che si era creato.
Chiudere il tribunale di Vasto sarebbe una mossa che lo Stato non può e non deve dare, verrebbe interpretato come un segnale di arretramento. Bene ha fatto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a recarsi nel Foggiano proprio a metà gennaio, dopo gli attentati ai danni di commercianti e imprenditori. Eppure anche e soprattutto in tema di sicurezza vale l’adagio secondo cui è meglio prevenire che curare. Sarebbe dunque lecito aspettarsi non solo il mantenimento del tribunale di Vasto ma anche un serio potenziamento in termini di personale e risorse per il commissariato di pubblica sicurezza e le compagnie di carabinieri e guardia di finanza. Una proposta interessante è quella di accorpare i tribunali di Vasto e Lanciano, mantenendone l’autonomia e assegnando a uno dei due i soli contenziosi civili e all’altro la materia penale. Sarebbe il segnale giusto che lo Stato non arretra.