VASTO – “L’impero rosa” delle macchinette. La poliziotta che ha subito l’intimidazione (il coniglio di famiglia squartato davanti casa) ha raccontato al pubblico ministero che ha coordinato le indagini sfociate nell’operazione Blue Marine III, quanto aveva scoperto: ne emerge un quadro a tinte chiaroscure molto interessante sui meccanismi occulti che governano la galassia delle “macchinette slot” illegali in Abruzzo e Molise.
Una slot non collegata con il Monopolio di Stato, cioè una slot illegale, può garantire un ricavo in nero giornaliero di mille euro. Bloccare anche solo dieci di queste macchinette illegali significa interrompere un flusso di denaro illecito (che probabilmente finisce col finanziare altre attività illecite) pari a 300 mila euro al mese.
Ma il “giochetto” non finisce qui. Le macchinette videolottery possono essere utilizzate anche per riciclare denaro sporco, così come ipotizza anche la Procura de L’Aquila nell’indagine Blue Marine III, poiché possono immettere banconote che, in caso di vincita, si convertono in ticket con valore nominale, il che giustifica il possesso di denaro. Il ticket oltre i 500 euro viene certificato con scheda antiriciclaggio.
Abruzzo e Molise si trovano in una situazione del tutto peculiare, il Molise è la quarta regione per numero di slot installate nonostante sia una delle più piccole regioni d’Italia; l’Abruzzo (con circa 1,3 milioni di abitanti) è la prima regione d’Italia per partecipazioni al gioco d’azzardo. Nel solo comune del Vasto le giocate ammontano a 78 milioni di euro (una cifra che di solito secondo l’esperta poliziotta attiene alle videoslot legali solo per il 70%). Da fonti aperte consultate dalla poliziotta risulterebbe che nel 2017 il giro d’affari tra Vasto e San Salvo è stato di ben 178 milioni di euro.
Il quadro che ne emerge ha anche pennellate di rosa. Le sale scommesse per lo più erano gestite da donne albanesi. “L’impero rosa” l’aveva definito la poliziotta, esperta di polizia amministrativa, che già nel 2018 aveva focalizzato la sua attenzione su San Salvo e Vasto, proprio perché si era resa conto che molte attività erano intestate a donne. Una patina rosa che non è riuscita a celare i tratti più scuri.
Fabio Papalia
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