Ora c’è anche la sentenza di primo grado del tribunale di Vasto a confermare il bluff della riconversione di quella parte dell’ex Golden Lady di Gissi. Il 7 dicembre scorso, il collegio giudicante composto da Bruno Giangiacomo (presidente), Stefania Izzi e Michelina Iannetta ha condannato Daniele Di Battista a 5 anni e 6 mesi di reclusione e Silvia Del Gatto a 6 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e altri reati finanziari.
LA RICONVERSIONE-BEFFA – I due, all’epoca dei fatti, erano gli amministratori della Silda spa (precedentemente Silda Invest spa) che, nel maggio del 2012, si impegnò a riconvertire parte dell’ex fabbrica di collant e calze rioccupando 250 degli ex dipendenti nella produzione di scarpe di media e alta fascia grazie alla collaborazione con il calzaturificio Del Gatto di Porto Sant’Elpidio. La felicità delle centinaia di lavoratori, in maggioranza donne, seguita alla firma degli accordi al ministero lasciò presto spazio a nuovo scoramento e nuovi licenziamenti.
L’avventura della Silda terminò ufficialmente il 17 gennaio 2014 con il fallimento dichiarato dal Tribunale di Vasto e i sigilli apposti sulle porte della storica azienda (fallito in seguito, nel febbraio 2016, anche il calzaturificio marchigiano). La stessa sorte toccò alla New Trade, l’altra azienda che avrebbe dovuto rioccupare 115 ex dipendenti e dichiarata fallita nel luglio 2014.
IL PRESIDIO PERMANENTE – In mezzo alle due date (firma degli accordi e fallimenti) c’è il travaglio di centinaia di ex dipendenti della Golden Lady (che aveva lasciato a piedi 380 lavoratori per delocalizzare in Serbia) che tenne banco soprattutto nel luglio 2013 quando andò in scena il presidio permanente: i lavoratori, spesso con le proprie famiglie, passarono un paio di settimane (h24, dormendo su giacigli di fortuna o all’interno della portineria) davanti ai cancelli per evitare che i prodotti semilavorati – visti come un’assicurazione sulle mensilità non corrisposte – lasciassero lo stabilimento. Fu un interminabile periodo carico di tensione, come la notte del 19 luglio, quando un tir guidato da Di Battista cercò di forzare il blocco degli operai.
Il tribunale, nella sentenza di primo grado del 7 dicembre, ha inoltre ordinato la confisca di beni per 315mila euro a Del Gatto. I due ex amministratori dell’azienda sono stati anche interdetti dai pubblici uffici e inabilitati all’impresa di un’impresa commerciale e incapaci a esercitare gli uffici direttivi in qualsiasi impresa per la durata delle rispettive pene e condannati al risarcimento dei danni della parte civile (la curatela fallimentare rappresentata dalla curatrice Luciana Cunicella e dall’avvocato Nicola Artese).
Un epilogo (in attesa di eventuali appelli) che lascia ancora di più l’amaro in bocca soprattutto alle vittime di quella dolorosa vicenda, i lavoratori traditi due volte: prima dalla fuga della Golden in Serbia, poi dal naufragio della riconversione.