È iniziato a Carunchio il terzo mandato amministrativo del sindaco Gianfranco D’Isabella. La sua lista, Carunchio per le Libertà, ha eletto 7 rappresentanti in consiglio comunale, altri 3 seggi sono andati alla lista Uniti per Carunchio che fa comunque riferimento al gruppo di maggioranza.
Nei mesi scorsi non era apparsa così certa la sua ricandidatura. Cosa l’ha portata a impegnarsi nuovamente?
Con vent’anni di esperienza già alle spalle non è scontato ricandidarsi. Devo dire che sono fortunato per aver potuto vivere un’esperienza politica sempre mutata negli anni. Ho iniziato nel 2001, quando la politica aveva ancora il suo credo, era ancora vista come un qualcosa di cui si occupavano le persone che avevano voglia di darsi da fare. Negli anni la politica si è un po’ distaccata dalle persone.
Però piccoli Comuni, come Carunchio, oggi si guarda meno all’area politica di appartenza e più alle qualità dell’amministratore, una figura di riferimento per tutti.
Quando sono entrato in politica ero sotto l’ala dell’Udc, a cui apparteneva il mio sindaco, e si sentiva ancora forte questo senso di appartenenza. Ci sono state delle mutazioni che hanno portato al civismo, cosa che si esprime in ogni Comune di piccole dimensioni. Nella realtà dei fatti l’amministratore è quello che si alza ogni mattina cercando di pensare a quale iniziativa attuare per portare avanti, anche di un solo passo, il proprio Comune. Prima delle elezioni ho pensato proprio al perché in molte realtà non si riuscivano a trovare candidati. È stata una riflessione che ho vissuto anche io, mi sono chiesto se tra le nostre responsabilità c’era anche quella di aver fatto allontanare le persone o non aver dato ad altri la possibilità di ricoprire questo ruolo. Non era scontata la mia nuova candidatura, un po’ per la stanchezza e la responsabilità, un po’ perché venendo fuori da un anno di pandemia è stata dura. Ho cercato qualcuno che potesse avvicendarmi nella guida del paese. Però devo dire che sono stato sostenuto dai miei concittadini che, da un anno a questa parte, mi hanno espresso la loro fiducia e il loro apprezzamento. Ho rimesso in discussione un po’ il tutto anche sulla squadra, dando la mia disponibilità ma chiedendo di avere forze nuove.
I cinque anni che l’aspettano saranno improntati anche a far maturare chi dovrà succederle nelle prossime elezioni?
Deve essere qualcosa di molto naturale, come lo è stato per me. Non abbiamo preferenze ma ci sono tanti giovani capaci che esprimeranno le loro ambizioni. Ringrazio chi mi ha accompagnato nella tornata elettorale. Abbiamo fatto la nostra lista e una lista di appoggio di persone che si sono rese disponibili, che hanno voluto fare l’esperienza del consiglio. Questo mi ha rincuorato, vedere tutte queste persone pronte a darsi da fare mi ha detto che la speranza non è finita. Ma deve esserci più impegno da parte di noi amministratori nel coinvolgere tutti. Ho più volte rimarcato il voler fare una politica vicina al cittadino. Anche la semplice locandina che annuncia la convocazione del consiglio è importante, così come organizzare eventi che possano metter a fuoco le attività amministrative. Ho anche il sogno di avere un sindaco dei ragazzi, cominciando a far fare esperienze a dei bambini e ragazzi della nostra comunità, per farli avvicinare e capire il senso di responsabilità, la bellezza e l’orgoglio nell’indossare una fascia tricolore. E quindi, se troveremo qualche voce in bilancio per far fare qualcosa di concreto ai ragazzi, perché altrimenti non avrebbe senso istituire questa figura, avvieremo anche questa iniziativa.
Conosciamo bene le battaglie portate avanti in tema di sanità, viabilità, in generale sulle azioni di contrasto all’isolamento e allo spopolamento. Quali saranno le cose a cui dare attenzione?
Ogni tanto un amministratore deve fermarsi a riflettere, perché le sfide si vincono con la logica. Non sono uno legato alla poltrona, la politica è sempre stata un riferimento per sviluppare e creare nuove prospettive, non ho una carriera politica da sviluppare. Quando sono entrato i primi anni in amministrazione c’era ancora un marcato campanilismo tra i paesi che portava ognuno a osare e portare avanti solo le proprie istanze. Ma il mio pensiero è stato sin da subito che le partite si giocano con il territorio. Inizialmente guardavo solo ai paesi limitrofi, oggi credo che la partita si giochi con il territorio intero, considerando anche Vasto e San Salvo che per noi sono molto importanti. Ad esempio si parla di rete ospedaliera e rete di medicina territoriale, va da sé che la rete è qualcosa che collega i luoghi l’uno all’altro. L’Alto Vastese si salverà se Vasto avrà una sanità efficiente. Sappiamo tutte le carenze che vivono i nostri luoghi. Ci batteremo perché non è solo la battaglia per la guardia medica a poter risolvere i nostri problemi. Rimettermi in discussione in questo nuovo mandato passa anche dalle nuove finanze, sui nuovi fondi che arriveranno e che, ancor di più, devono essere attenzionati al massimo perché devono assolutamente produrre sviluppo, altrimenti saranno debito. Dobbiamo avvicinarci al modello di un paese con un turismo fatto di luoghi semplici, di sviluppo di tutto ciò che è legato alle bici. Il nostro sogno è di collegare l’Alto Vastese alla Via Verde. Serve promuovere accoglienza, avere luoghi dove poter pernottare, dove poter mangiare, ma su questo devo dire che non siamo indietro. Carunchio è nella Strategia aree interne, sperimentazione dei 33 Comuni del Trigno-Sangro-Aventino per far ripartire il territorio. La pandemia ha accentuato le carenze emerse già in fase di studio su riordino sanitario, sistema scolastico e di viabilità. Studiando i problemi abbiamo potuto comprendere a fondo le carenze, capire il perché di alcune scelte da fare. Pur non pretendendo grandi investimenti, abbiamo la consapevolezza di come poter invertire la rotta.
Per raggiungere questi obiettivi serve essere connessi. Com’è la situazione nel suo paese?
Carunchio ha la grande fortuna, per la sua posizione, di essere un crocevia oltre che della rete viaria, anche delle connessioni. Siamo stati tra i primi Comuni a firmare la convenzione con Open Fiber e siamo pronti. Questo è un altro aspetto fondamentale perché le connessioni permettono a chi non è del posto e vuole passare un periodo nel nostro Comune di lavorare. Come fa realmente una coppia di inglese. Sono qui in smart working da Carunchio.
C’è qualche iniziativa in particolare, oltre a quelle legate ai temi già noti, che le piacerebbe portare avanti?
Sono ambizioso e mi piace osare. Tra i primi atti della passata amministrazione abbiamo firmato un protocollo con i proprietari di Palazzo Castelli, un tempo dimora signorile e oggi diroccato. Credo sia per noi un dovere salvare la storia del nostro paese e poi vogliamo guardare avanti. Abbiamo già redatto un progetto esecutivo per la sua rinascita, pensato per ambienti scolastici e di ricerca. L’idea nasce perché, nelle attività portate avanti a Palazzo Tour d’Eau, è capitato più volte di avere classi universitarie americane venute qui per una vacanza-studio. C’era anche qualche università che aveva espresso volontà di fare attività qui se la struttura fosse sistemata al meglio. Prima della pandemia il Mibact aveva individuato dei fondi per strutture storiche da riqualificare per attività innovative, sembrava quasi un bando per noi. Si è fermato tutto ma credo che non sia complicato realizzare questo progetto, nei bandi si fa spesso riferimento agli edifici storici. Credo che tradizione, cultura e storia possano diventare innovazione e sviluppo. Pensare a questo progetto, oggi è sognare, ma non ci dispiace farlo. Avere un centro di ricerca che attrae stranieri permetterebbe di riaprire tante case del centro storico, messe a disposizione di chi arriva. Sono motivato e determinato perché questo avvenga. Il Palazzo Tour d’Eau ha portato tanto, continua il partenariato con la scuola di Saluda, negli Stati Uniti, con cui siamo gemellati. Quando vado a incontrare gli ospiti che vengono a Carunchio mi rendo conto ancora di più della bellezza del mondo e della diversità. Ed è qualcosa che va riportato anche ai nostri ragazzi. Vivere a Carunchio non vuol dire che non ci sia un mondo fuori da poter raggiungere.
Parlava di unione del territorio e di sviluppo. Ci sono azioni da poter mettere in campo nel breve termine?
Dobbiamo lavorare molto sul nostro patrimonio ambientale. Abbiamo il Parco naturalistico Valle dei Sogni, su cui saremo pronti a fare nuovamente battaglia perché è una struttura pubblica che va ridata al pubblico. Stiamo pensando di dotarci anche di un bike park. Ciò che abbiamo già nel nostro patrimonio va sistemato e messo a disposizione per essere utilizzato. Bisogna trovare le giuste attrazioni per essere visitati. Abbiamo tanta bellezza da offrire, occorre rendere i luoghi fruibili per le nostre comunità e chi viene a visitarci. Ma dobbiamo pensare ad un’idea di comprensorio, ne stiamo discutendo con i miei colleghi sindaci. Dobbiamo permettere a un turista di non venire a Carunchio o un altro paese, ma di venire nell’Alto Vastese. Deve essere messo in condizione di soggiornare dove vuole e muoversi all’interno. Per questo bisogna costruire una rete turistica, semplice ma funzionante. Questa è una strada da seguire anche rispetto ai fondi che arriveranno e che sono una grande opportunità.