Una “situazione paradossale”. Così Amedeo Nanni defininsce il calvario vissuto negli ultimi mesi dai lavoratori dello stabilimento Sanmarco Industrial di Atessa. L’esponente della Fim-Cisl, intervenuto questa mattina alla conferenza stampa convocata dai rappresentati delle firme sindacali per “”esaminare”, la situazione degli stabilimenti atessani della Sevel e della Sanmarco, parla di promesse disattese da parte della dirigenza.
“Ci siamo trovati di fronte ad un’azienda – afferma Nanni – che quattro anni fa ha rilevato lo stabilimento con la promessa di tenere tutti i lavoratori, rilanciando la fabbrica e promettendo l’attrazione di altre attività e lo spostamento, nella sede di Atessa, di alcune lavorazioni fatte in altri stabilimenti. Il tutto è stato completamente disatteso”. Dal 13 luglio, con il termine della cassa integrazione straordinaria, incombe sui dipendenti lo spettro del licenziamento collettivo, che dovrebbe diventare effettivo a partire da lunedì 27 settembre. Dal momento in cui l’azienda ha avviato i licenziamenti, aggiunge Nanni, “è iniziato un percorso di incontri per cercare un’alternativa e per non mettere 50 persone in mezzo a una strada. Con un po’ di buona volontà, impegno e serietà si sarebbe trovata la giusta strada per tutelare chi lavora, chi è più giovane, e per accompagnare le persone di una certa età al pensionamento invece c’è stato subito muro contro muro“.
Lunedì scorso l’ultimo incontro in Regione con l’assessore al lavoro Quaresimale, i dirigenti regionali e la responsabile regionale in cui “si è cercato di trovare un’alternativa alla situazione dei 50 licenziamenti e quindi alla partenza delle lettere collettive. Abbiamo cercato di trovare una quadra intermedia, in cui la proposta fatta dalla Regione alle parti era quella di congelare il licenziamento a lunedì cercando di fare un accordo su un’uscita volontaria, permettendo, a chi volesse fare altre esperienze lavorative in ambito autonomo o in altri stabilimenti, di trovare alternative. La proposta era quella di ‘congelare’ il tutto a oggi, di fare un accordo di incentivazione in uscita e di rivederci il 31 gennaio 2022 per fare il ‘punto zero’ e per decidere come andare avanti. Non dobbiamo dimenticare le 13 settimane di cassa integrazione a completo carico statale e gli altri 7 mesi che già avevamo firmato lo scorso anno, quindi c’erano tutti i presupposti per dare ossigeno a questi lavoratori. Ad oggi purtroppo – evidenzia Nanni – le cose non sono andate come ci aspettavamo, l’azienda ha sbeffeggiato le istituzioni, il sindacato e gli stessi lavoratori, perché proprio in quell’occasione non si è neanche presentata né con la proprietà né tantomeno con chi la rappresenta sul territorio. Abbiamo preso semplicemente atto dell’indisponenza dell’azienda, e ci aspettiamo lunedì questi licenziamenti collettivi”.
Licenziamenti che i sindacati non escludono di impugnare in Tribunale. “Abbiamo già dato mandato ai nostri legali – sottolinea Nanni – di valutare due possibilità: quella dell’articolo 28 sull’attività antisindacale, e sicuramente quella di impugnare i licenziamenti individuali non giustificati perché la ‘griglia’ da rispettare si basa su anni di anzianità di servizio, carichi familiari e polivalenza quindi, se queste condizioni non verranno rispettate, saremo pronti a fare battaglia in tribunale”.