Ci sarà anche l’Abruzzo, con il concerto del chitarrista e cantautore Setak, a “La città dei luoghi, il festival dell’appartenenza”, in scena venerdì 17 settembre a Corigliano Rossano, centro della Calabria. Promossa dal Comune, d’intesa con Squilibri e la consulenza artistica di Peppe Voltarelli per “accontare la grande ricchezza della provincia italiana”, l’iniziativa si terrà il 17 settembre, alle ore 21, al Castello Ducale di Corigliano Rossano.
Ad esibirsi sul palco, anche Setak, pseudonimo di Nicola Pomponi, “una delle più sorprendenti rivelazioni della scena musicale italiana – si legge nel comunicato degli organizzatori – per il quale il senso profondo di un’appartenenza si riassume nell’uso del dialetto per le proprie canzoni. In Alestalé, il suo ultimo brano, il dialetto abruzzese si unisce a sonorità internazionali, punto fermo del sodalizio creato tra Nicola Pomponi e Fabrizio Cesare, che ha curato la produzione artistica di questo nuovo lavoro. Canzoni che ci riportano uno spaccato dei nostri giorni e che raccontano di relazioni, di riscatto sociale e tradizione, di capri espiatori e inutili violenze. Ballate di intensa introspezione interiore che Setak riempie con la sua voce piena e riconoscibile, quasi sussurrata. In questo viaggio caratterizzato dalla sua inconfondibile cifra stilistica fatta di sintesi musicale tra diversi suoni e ritmi provenienti da tutto il mondo, Setak, oltre alle canzoni del nuovo album Alestalé, riproporrà diversi brani del suo primo disco, Blusanza, ovvero blues e transumanza, sentimento e appartenenza”.
Ad aprire la serata, una riflessione “attorno a quanto il senso di appartenenza possa influire su una proposta culturale che voglia aprirsi al mondo, con l’antropologo Fulvio Librandi dell’UNICAL, Fabio Vincenzi che, nello stesso ateneo calabrese, è direttore del TAU e responsabile del sistema teatrale e cinematografico, e Peppe Voltarelli”.
L’evento proseguirà con il concerto di Piero Brega che, tra i fondatori del Canzoniere del Lazio e del Circolo Gianni Bosio, “attraversa da protagonista i turbolenti anni settanta, affermandosi come una delle voci più carismatiche di una nuova tradizione urbana e caratterizzandosi, assieme ai suoi compagni, per l’originale fusione di elementi etnici con sonorità jazz e progressive, in largo anticipo sulla stagione delle contaminazioni. Poi un’eclisse dalle scene musicali durata circa venticinque anni, in cui si è impegnato come architetto con progetti anche di grande prestigio come la direzione dei lavori della moschea di Roma agli ordini del professor Portoghesi. E poi, improvviso e inatteso come una sorta di miracolo, nel 2004 l’esordio da solista con Come Li viandanti, un disco di conturbante bellezza che vince il Premio Ciampi come opera prima. Cinque anni dopo il disco della riconferma, Fuori dal paradiso, e, con i movimenti carsici che contraddistinguono il farsi della sua ispirazione, undici anni dopo un nuovo disco, Mannaggia me, in cui, con amore e disincanto, canta ancora di una Roma periferica e dolente, senza ammiccamenti né accondiscendenze al suo stesso pubblico. Si susseguono così vivide istantanee sonore che elevano in una dimensione epica momenti di vita quotidiana e scene di ordinaria brutalità urbana: una processione elettrica e potentissima, vibrante e ondivaga come può essere solo lo sguardo distaccato e partecipe che un poeta getta sul mondo”.
L’ingresso a tutti gli appuntamenti è libero, posti contingentati in ragione delle misure di contrasto al Covid-19. È fortemente consigliata la prenotazione sul sito della Pro Loco Rossano.