Umiltà, ascolto, amore. Con tre parole l’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, ricorda Luciano Lapenna. Nella cattedrale di San Giuseppe il presule celebra l’ultimo saluto all’ex sindaco di Vasto. Per volontà della famiglia, la cerimonia si svolge in forma strettamente privata. Ma chi non può entrare aspetta fuori, perché vuole stringersi attorno alla moglie Bianca, al fratello Patrizio e a tutti i familiari di uno dei politici più conosciuti del Vastese e dell’Abruzzo.
Monsignor Forte, con accanto il parroco di San Giuseppe, don Gianfranco Travaglini, il parroco emerito, don Giovanni Pellicciotti, e il vicario zonale, don Gianni Sciorra, ricorda che “per quanto non praticante, Luciano non aveva mai chiuso la porta a Dio” e rivela: “Mi disse: se un giorno tornerò a confessarmi, vorrei farlo con lei”. “Luciano era una persona che amava. Portava Vasto nel cuore, amava Vasto e l’avrebbe voluta sempre più viva, prospera”. Da ora in poi, “Vasto lo ricorderà non tanto perché è stato il sindaco, ma perché ha amato la città”. Lo testimoniano i tanti messaggi di cordoglio provenienti da rappresentanti di ogni colore politico, compresi coloro che, nel decennio in cui Lapenna ha indossato la fascia tricolore, lo hanno aspramente criticato.
Toccanti le fasi conclusive della cerimonia. Stefano Lapenna legge un messaggio anche a nome degli altri due nipoti, Andrea e Patrizia: “I valori di onestà, lealtà, umiltà erano sempre presenti nei suoi discorsi” e in una vita di “solidarietà, amicizia, passione e senso di giustizia”. Poi si rivolge direttamente a Luciano: “Caro zio, hai trascorso una vita a difendere i più deboli. A noi nipoti hai sempre ricordato l’importanza dello studio, della cultura, perché ci rende liberi”. Infine le note di Nada te turbe (nulla ti turbi), canzone scritta da Santa Teresa d’Avila e voluta da Bianca, la moglie di Luciano Lapenna, per concludere le esequie. L’ultimo saluto è l’applauso di coloro che hanno assistito alla cerimonia e di quelli che hanno atteso fuori.