Un palcoscenico per dar voce ai giovani e alle tematiche ambientali, e una “galleria d’arte” per far fluire i pensieri a tempo di musica come in un interminabile flusso d’acqua. Così, i Giardini di Palazzo d’Avalos si sono trasformati per accogliere, domenica 22 agosto, Controcultura, neonato evento ideato e organizzato da Camilla Ortolano. Nel corso della serata, una mostra, curata da Martina Pappalardo-Gagetta, un talk sul tema della risorsa idrica e tanta musica, il tutto in un’unica contaminazione artistica.
A raccontarci come è nato il progetto, Camilla Ortolano, visibilmente emozionata prima della partenza di un evento in cui lei, e tutti i ragazzi coinvolti, hanno creduto sin dall’inizio. “Controcultura riunisce arte, musica e tecnologia in quella che potremmo definire una ‘contaminazione tra arti’ – spiega -. È un nuovo tipo di format, uno spazio, un contenitore da riempire con l’arte, che tratta temi green e che quest’anno ha come argomento centrale quello dell’acqua. Il tema del concerto nasce dall’idea di accostare l’immagine dell’acqua che fluisce nelle tubature, a quella della musica che fluisce attraverso le persone; l’installazione, invece, mostra come gli artisti hanno reinterpretato il tema dell’acqua. Siamo tutti studenti con la passione della musica, dell’arte, della grafica, c’è anche chi studia proprio in questi campi, ci sono molti ragazzi diplomati al Conservatorio e alcuni che studiano per diventare fonici o tecnici del suono. L’idea – sottolinea – è nata due anni fa, ma risultava molto difficile da realizzare perché la città era molto distante dai ragazzi. Adesso invece, sentiamo che siamo proprio noi giovani che ci stiamo riprendendo la città. Quando sono andata al Comune per presentare il nostro progetto al sindaco Menna, ho subito sottolineato che io e tutti gli altri ragazzi eravamo pronti per farci sentire, per realizzare un progetto nuovo e importante. Ho organizzato tutto in streaming da Bologna, con una call to action per chiamare a raccolta i ragazzi che avevano voglia di esserci, e piano piano siamo diventati sempre più numerosi. In tre settimane, con l’aiuto del Comune di Vasto, che è patrocinio, sponsor e co-organizzatore dell’evento, del sindaco Francesco Menna e di Nicola Della Gatta, che ha permesso la realizzazione del progetto, siamo riusciti a mettere in piedi tutto questo”.
Mentre attraversiamo i Giardini, è la curatrice Martina Gagetta a parlarci dell’installazione realizzata per ControCultura: “La mostra nasce per accompagnare la musica, ma in un certo senso anche per farla collaborare con essa, mostrando alla città che esiste un futuro per noi giovani, che ci muoviamo, che esistiamo, che abbiamo un sacco di idee – afferma -. È un modo per dire a tutti ‘guardate che ci siamo anche noi’. Molti di noi sono studenti fuori sede, ma vogliamo comunque rappresentare le nostre origini, la nostra città, il nostro territorio. I quattro artisti che ho scelto per l’installazione sono tutti ragazzi della zona ma, se dovessimo riuscire a ripetere l’evento il prossimo anno, mi piacerebbe inserire anche artisti da fuori. La mostra trae anche ispirazione dalla tesi che sto scrivendo, e che mi ha dato modo di notare quanto gli abruzzesi siano legati al territorio: che si tratti di piccoli borghi, mare o montagna, lavoriamo tutti quanti su questo tema. Anche io, in questo caso, ho lavorato sul territorio, inserendo il tema dell’acqua proprio nel contesto del nostro mare“. Martina illustra poi i lavori scelti per la mostra: “Antonella Giuliano – spiega – ha realizzato una stampa fotografica su tela, avvolta da un telo di plastica, che rimanda alla triste realtà dell’inquinamento, in questo caso quello marino; Maria Sofia Biccari ha lavorato su tre livelli, alternando il tema del bianco, del nero e del blu, in cui il nero rappresenta il problema dell’inquinamento del mare. Anche il lavoro di Francesca Ricciardi affronta un argomento green, ma tratta in particolar modo tema dello sfruttamento animale: il suo dipinto ritrae un cavallo, che solitamente rappresenta la libertà, ma che in questo caso è raffigurato mentre piange, a rappresentare la sofferenza causata dalle persone che lo sfruttano. Per quanto riguarda le fotografie di Luigi De Rosa, invece, abbiamo lavorato più sulla sostenibilità e sull’amore verso il nostro territorio per mostrare la sua bellezza e per ricordarci che dobbiamo preservarlo e non distruggerlo“.
Ad aprire la parte della serata dedicata al talk e alle esibizioni, presentata da Rossella Errichiello, il sindaco di Vasto, Francesco Menna, che ha creduto nelle idee dei ragazzi e appoggiato il loro progetto. “Quando ho incontrato l’associazione tramite la portavoce Camilla – dichiara il primo cittadino – ho letto nei suoi occhi la voglia di fare, la voglia di creare. Quello che mi ha incuriosito è stato il nome, giovani Controcultura, che potrebbe sembrare riferito a dei giovani che alimentano qualcosa che va contro la cultura. In realtà alimentano ciò che appartiene ai giovani, l’anticonformismo positivo, la sregolatezza, sono ragazzi che si pongono con un modello culturale nuovo e creano una cultura diversa, credono in una società migliore. Il tema poi è quello del risparmio idrico, tematica che tocca molto da vicino tutti noi sindaci”.
I temi della sostenibilità e della risorsa idrica sono stati al centro degli interventi di Piermario Angelini, che ha parlato del ruolo dell’artista e del processo creativo nel contesto urbano, e di Nunzia Di Tullio, che ha illustrato il suo progetto sui giardini a bassa manutenzione. “Vorrei offrire un punto di vista diverso sulla città – afferma Angelini – rispetto a quello che siamo abituati ad intendere. Il punto di partenza del processo creativo è l’ispirazione, come artisti siamo sempre stati abituati a subire una certa influenza dall’ambiente urbano che viviamo ogni giorno. La visione che vorremmo offrire oggi è una visione di una città pluricentrica e non monocentrica come quella a cui siamo stati abituati finora, ossia una città che mette al centro l’artista ma lo fa in quanto individuo. Ciò significa – sottolinea – restituire alla città i centri di aggregazione sociale per fornire a questi artisti luoghi in cui formarsi personalmente e scambiare idee e progetti. Città pluricentrica, perché appunto favorisce queste interazioni e questi scambi e lo fa sempre perseguendo ovviamente l’obiettivo della sostenibilità ambientale”.
Per parlare di progettazione del verde nei contesti urbani, Nunzia Di Tullio parte dal progetto realizzato per il Comune di Monteodorisio insieme all’architetto Daniela Spagnoli, progetto che “ha al centro i giardini a bassa manutenzione. È un tipo di installazione – spiega la Di Tullio – che permette di utilizzare piante che non hanno bisogno di moltissima acqua per sopravvivere, e mi piacerebbe espandere la mia idea di progettazione, che in realtà è l’idea di tanti progettisti del verde, che realizzano giardini che non hanno bisogno di molta acqua. Mi batto sempre per la progettazione delle aree verdi soprattutto nelle città, in cui la presenza del polmone verde è fondamentale, ed esistono svariati modi per progettare aree di questo genere risparmiando acqua: dalla scelta del terreno, a quella delle piante, fino ad arrivare all’impianto idrico che limiti lo spreco dell’acqua. Tra questi metodi forse quello più conosciuto è il giardino verticale che utilizza un impianto di irrigazione interna nel quale viene raccolta acqua piovana che permette alle piante di restare sempre idratate. Inoltre, lavorando alla Coldiretti – aggiunge – sono entrata in contatto anche con quello che è il problema del risparmio idrico in agricoltura: molti agricoltori, per esempio si sono lamentati della siccità e della conseguente carenza d’acqua e per risolvere questo problema si potrebbero utilizzare delle falde acquifere utili da impiegare per irrigare i campi. La cosa importante da fare, in questo caso, è dare priorità all’agricoltura biologica, senza utilizzare prodotti chimici o pesticidi che poi andrebbero a contaminare la falda stessa”.
Diversi stili, culture e percezioni, nella lunga parentesi conclusiva della serata, dedicata alla musica, che ha visto alternarsi sul palcoscenico tanti artisti locali, espressione dei generi più disparati. Ad inaugurare la serie di esibizioni, il pianista Davide Marchesani, interprete di “Melodia”, brano composto dal maestro Raffaele Bellafronte. Composizione che Bellafronte ha realizzato in occasione di una Giornata della Memoria, e il cui titolo “è un non titolo, così come senza nome era la sofferenza delle tante persone a cui è rivolta questa composizione originale”.
Selezione che ha accontentato gusti e orecchie di tutti i presenti, dalle sonorità “etniche” proposte da Antonio Altieri, protagonista anche di un duetto di improvvisazione con Marchesani, passando per il lo-fi del duo Arpa – HorrorV, fino ad arrivare alle sonorità più moderne della “trap” di Cocheto e Mike Villon, e del rap di Unità 13. A chiudere, le esibizioni dei Malati Immaginari, Laura e Dario, con le loro sonorità indie/folk, l’atmosfera tra “sacro e profano” del Coro Giovanile Histonium che, diretto dal maestro Luigi Di Tullio, ha eseguito due brani “a cappella”, e l’energia di Ianez e dei suoi musicisti. A ricreare atmosfere dance, il DJ set di Dante.