“Gender Equality: cambia il ritmo?”. Questo il titolo del secondo talk del Siren Festival 2021, moderato da Antonia Peressoni, che ha visto al centro della scena una tematica tanto importante quanto attuale: la parità di genere all’interno del mondo della musica.
Tra i protagonisti Margherita Vicario, esibitasi poi in serata sul palco di piazza del Popolo, in qualità di ambasciatrice di Keychange, “una rete internazionale volta a sensibilizzare il mondo musicale sulla parità di genere intesa come opportunità di rappresentanza”. I numeri, purtroppo, parlano chiaro “infatti – sottolinea la Vicario – nell’industria musicale solo il 20% sono donne, mentre la percentuale scende al 2% tra le produttrici di musica a livello mondiale”.
Per Irene Tiberi (Equaly), si ha a che fare con veri e propri “bias cognitivi, una procedura istantanea di stortura, infatti spesso mi dicono ‘non ho mai sentito di una direttrice di palco’”. A livello psicologico, quindi, “vedere una donna che fa quel mestiere ci fa pensare che anche le donne possono farlo”.
Se andiamo a vedere il mondo della musica classica, invece, la situazione è un po’ diversa. “Sul palco – racconta Raffaele Bellafronte, direttore artistico del Nuovo Polo Culturale di Vasto -, tra i musicisti, ciò che conta è solo quanto sei bravo quindi per noi questa questione è molto sfumata”. Discorso diverso va fatto per le compositrici che “sono ancora molto poche”. Vicario ha infatti poi sottolineato come spesso “alla donna non venga riconosciuta una capacità creativa, ma solo mansioni di carattere amministrativo e politico, infatti oggi quante registe ci sono?”.
Ma la parità di genere passa anche dal linguaggio adottato. “Molte donne – specifica Bellafronte – si fanno chiamare ‘direttore d’orchestra’ perché molto probabilmente l’uso del maschile è percepito come qualcosa di prestigioso, invece – continua il direttore artistico – dobbiamo affermare parole nuove al femminile nel nostro immaginario perché si tratta solo di una questione d’abitudine”. Per la Tiberi, invece, “si aggiunge una questione di potere, basti pensare soprattutto alle cariche politiche dove si preferisce comunque il maschile (ministro, assessore, sindaco)”.
Il cambiamento, quindi, “deve partire dagli stessi artisti, da coloro che fanno arte e cultura che – sottolinea la rappresentante di Equaly – devono essere apripista e poi serve un’alleanza e percorsi di riflessione da fare assieme agli uomini, gli stessi che si trovano a ricoprire ruoli apicali”.
A cura di Lorenzo De Cinque e Giuseppe Ritucci