Piazza De Riseis, a Scerni, da oggi si arricchisce con il murale in memoria del partigiano Leonardo Umile ucciso dai soldati nazisti nel 1945 qualche giorno prima della Liberazione.
A occuparsi del murale, realizzato su idea della Pro Loco sposata dal Comune, è stato l’artista scernese e autore di graphic novel Massimo Carulli con la collaborazione di Lucrezia Lalli e Luca Bruno (insieme hanno già realizzato un’opera simile a Monteodorisio).
Nel ringraziare gli autori dell’opera e la Pro Loco – “La piazza di Scerni si riempie con un bellissimo lavoro che ritrae Leonardo Umile. Un grazie infinito a Massimo Carulli, nostro concittadino, e a Lucrezia Lalli e Luca Bruno” – il sindaco Alfonso Ottaviano e l’amministrazione comunale ripercorrono le tappe della vita del partigiano decorato con la Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria: nato a Scerni il 1° giugno 1919, frequentò la Scuola d’Avviamento Professionale a Vasto e svolse il servizio militare nel I° Centro automobilistico di Torino e successivamente nell’Aeronautica. Dopo l’armistizio si aggregò al 1º Battaglione della IV Brigata Garibaldi “Apuania”, divenendone il commissario politico e dirigendo i combattimenti contro i tedeschi sulle colline Apuane. All’alba del 7 aprile 1945, i nazisti attaccarono i partigiani della frazione di Bastia nel comune di Licciana Nardi (Massa-Carrara).
I partigiani della vicina frazione di Cisigliana, tra cui Leonardo Umile, accorsero in loro aiuto. Leonardo rimase di presidio alla mitragliatrice per coprire il ripiegamento dei compagni. Fu così catturato dai nazisti che gli offrirono la libertà in cambio della delazione. Umile rifiutò e fu quindi fucilato a Villanova di Bigliolo nel comune di Aulla.
Il monumento che lo ricorda riporta il testo del suo interrogatorio: “Tu sei Leonardo? Si. Sei un capo dei banditi? No. Mi onoro di essere un capo dei Patrioti”.
Non è stato un compito facile per Carulli ricostruire il volto di Umile al quale è intitolato il corso del paese: “Il viso è stato ispirato dall’unica fototessera rintracciata risalente agli anni Quaranta. Le condizioni dell’unico documento fotografico disponibile non erano perfette, ho impiegato vari giorni per ricreargli un viso con l’obiettivo di non farlo cadere nell’oblio”.
Anche Carulli nell’ideare l’opera ha voluto far risuonare ancora le parole del partigiano: “Ho riportato le ultime parole della sua vita: ‘Fate di me quel che volete’. Questo credo sia importante perché non ha tradito e non ha fatto i nomi dei suoi compagni”.