“Se la scuola è luogo di noia, non c’è apprendimento”. Matteo Saudino parla ai giovani e agli insegnanti nell’ultima serata di Maestri fuori classe, il Festival dell’apprendimento continuo ospitato a Palazzo d’Avalos, a Vasto.
Insegnante di filosofia al liceo Giordano Bruno di Torino, Saudino ha un canale YouTube, “Matteo Saudino BarbaSophia”, con 184mila iscritti ed è apprezzato da studenti di tutta Italia perché propone una scuola diversa da quella attuale, che contesta anche nei libri “La filosofia non è una barba” (Vallardi, 2020) e, con Chiara Foà, di “Cambiamo la scuola. Per un’istruzione a forma di persona” (Eris Edizioni, 2021) , oltre a “Il prof fannullone. Appunti di una coppia di insegnanti ribelli nell’esercizio del mestiere più antico del mondo (o quasi)” (Independently published, 2017).
Secondo Sauduno, “la scuola deve essere un luogo di interesse ‘erotico’. Se non lo è, andranno avanti solo quei pochi ragazzi più motivati. Se la scuola serve solo ai ragazzi già strutturati, non serve a niente. La scuola è comunque lo specchio della società. Proviamo a dare vita a una scuola che abbia l’ambizione di cambiare la società. Per affrontare questa sfida, bisogna guardare negli occhi ciò di cui è ammalata questa scuola: il nichilismo, il senso di vuoto. La sfida è dare vita a una scuola che sia un trampolino di lancio per tutti. Invece sta diventando un parcheggio, un non luogo anonimo. Non è la velocità, non è la quantità che forma una persona, ma la qualità, il tempo che si dedica ai progetti. Serve il coinvolgimento degli studenti; la scuola progettificio, centro commerciale, non funziona, non lascia niente o lascia poco a pochi. La scuola non è un’azienda” e spesso lascia “un senso di vuoto. Ciò che si fa, si fa perché si deve fare. La scuola sta attraversando un periodo di crisi mostruosa. I risultati dei test Invalsi sono imbarazzanti, perché fanno capire che non esiste l’Italia. In Calabria il 65 per cento non ha competenze minime di matematica, in Sicilia il 60 per cento non ha competenze minime di italiano”.
Dal mondo scolastico com’è a quello che deve essere: “La scuola – afferma – deve essere il tempio in cui entro per apprendere. Non ci può essere armonia, se non c’è unità. Una scuola in cui c’è il voi, non l’io e il voi. La scuola del ragionamento, in cui l’insegnante deve dare al ragazzo lo strumento per diventare critico, razionale. Un posto in cui si ragiona su come dare spazio alle emozioni. La scuola deve portare i ragazzi ad andare al di là del proprio naso, deve ‘corrompere’. Deve essere laboratorio del fare, del pensare. È così che si apprende: costruendo, distruggendo e ricostruendo di nuovo. Devi entrare dentro il sapere, devi essere protagonista del fare”.
E poi la scuola politica. “Se a scuola non si parla della politica, cioè della città, della viabilità, del clima, uccidiamo la scuola. Tutto è politica, la politica è ciò che ci fa vivere insieme. Parlare di politica a scuola rende la scuola più interessante; espellere la politica dalla scuola vuol dire ucciderla. Gli autori, i matematici devono entrare nella tua vita. Ciò si riassume nella necessità di creare una scuola umanista per tutti, di massa, che ambisca a formare una persona robusta, un cittadino robusto”.