Maria Amato, perché il suo ritorno all’impegno politico e perché nella Buona Stagione?
“Le due cose sono strettamente legate. La politica per me è passione, è sentimento, è coraggio, è fiducia nelle istituzioni. Ce l’ho nel sangue, ma senza un progetto nuovo, coinvolgente avrei potuto continuare a svolgere il mio ruolo pubblico, il mio continuo rapporto con i bisogni di salute delle persone, limitatamente al mio lavoro.
Il progetto civico nato intorno ad Alessandra Notaro è stato il gancio per tornare a progettare, per rimettermi in discussione, per elaborare una proposta seria, aperta, condivisibile, trasparente per Vasto e per il territorio. Un progetto che ha il respiro del sogno del futuro e la concretezza dei progetti possibili.
Mi addolora, mi fa rabbia vedere quanto sia difficile la esigibilità dei propri diritti e quanto sia quasi scontato il chiedere per favore, col cappello in mano quello che spetta di diritto.
Il potere, quello buono, è quello che sta in mezzo alla gente, che ha come ragion d’essere la ricerca di soluzioni dei problemi di tutti, che non lascia indietro nessuno, che non costruisce corsie preferenziali. Voglio dimostrare a me stessa che la mia visione del potere per il bene comune non è una utopia, servire non è solo un motto, ma può essere scelta di vita.
Alessandra Notaro è la persona giusta per questo progetto, per il suo rigore morale, per l’entusiasmo, per il coraggio, capace di ascolto, di azione, di confronto, di fare squadra, di competenza, di voglia di fare le cose nel migliore modo possibile, perché i percorsi li costruisce alla luce del sole, perché non è per la politica delle tavernette e degli accordi opachi, perché è innamorata della sua città ed è capace di prendersi cura di ciò che ama”.
Da militante e rappresentante istituzionale del Pd a un’esperienza civica. Perché?
L’esperienza nel Pd per me si è chiusa tre anni fa, anche allora con trasparenza, con motivazioni ampiamente e pubblicamente dibattute.
Ho affrontato la dicotomia del sentire il mio partito a livello locale parlare della mia ‘inutilità’, Menna mi ha dedicato una conferenza stampa nell’aula consiliare sulle mie ‘vacanze romane’, e vedere a livello nazionale il Pd impostare la campagna elettorale sulle leggi e sugli argomenti che ho scritto e su cui ho attivamente collaborato. Ma questa è storia vecchia. Quella esperienza, quelle conoscenza le ho messe a disposizione de La Buona Stagione.
Dalla conclusione della esperienza parlamentare mi sono dedicata esclusivamente al mio lavoro, alla cura delle persone, ma il vantaggio di costruire rapporti di amicizia e di politica è che ogni incontro può essere occasione di confronto, di discussione, di progetto. E gli argomenti erano quelli che mi sono cari, la cura, le fragilità, l’ospedale, il mare, la cultura.
Non c’è un partito che senta casa mia ed è sotto gli occhi di tutti che il ruolo dei partiti è traballante, avvelenato da personalismi, da esercizio distorto del potere, dalla tendenza allo scarica barile istituzionale: una esperienza civica è totalmente diversa quando non è il partito mascherato con le liste civiche civetta.
Vivo questo progetto civico, libero da cappelli di partito, trasversale, con la leggerezza di scelte condivise e la gioia dell’assenza di rappresaglie.
Mi permetto di usare questo spazio per un appello: finitela con la teoria delle donne per le foto sui manifesti e gli uomini che fanno gli strateghi, non è un giudizio politico ma una pesantissima offesa! E il più delle volte viene dai partiti che della parità di genere fanno una bandiera”.
Quale contributo vuole dare ad Alessandra Notaro e alla Buona Stagione? Sarà candidata?
“Si, sarò candidata per La Buona Stagione.
L’ho detto da subito, mi onora essere a fianco di Alessandra Notaro e di condividere questo progetto con Alessandra Cappa in un progetto sfidante anche nel percorso.
Porto quello che sono e che so fare, porto la mia esperienza di dirigente pubblico, le mie convinzioni su quello che deve essere pubblico come il diritto alla salute e alla istruzione, i miei dubbi che il contrasto alla povertà si faccia con l’assistenzialismo, piuttosto che con una sana politica per il lavoro e a sostegno della famiglia.
Porto la voglia di veder tornare Vasto condizionare le scelte provinciali e regionali e non, come spesso accade, a subirle. Porto la mia visione di Vasto città del mare, che sappia ricucire le sue periferie e restituire smalto al centro. Una città in salute in cui ognuno si senta contemporaneamente a casa, ospite e custode.
Mi candido con la consapevolezza dell’impegno, della potenzialità e della bellezza del ruolo di consigliere comunale”.
Di cosa ha bisogno Vasto?
“Di slancio, di visione, di progettualità, di trasparenza. Dobbiamo immaginare Vasto tra vent’anni e costruire il percorso per raggiungere gli obiettivi. Dobbiamo mettere in campo le competenze, dare spazio e luce a professionalità che ci sono per cogliere e utilizzare tutte le risorse che arrivano da Stato e Regione, per drenate attraverso la creatività e la correttezza progettuale più fondi europei ed essere capaci di usare bene e presto le risorse possibili. Il Municipio deve essere volano per la città, professionisti a servizio del cittadino, elemento di semplificazione di vita amministrativa piuttosto che palude burocratica.
È necessario dare un ruolo non estemporaneo al terzo settore, di pianificare gli interventi sui cinque anni e non trasformarli in propaganda per gli ultimi sei mesi prima delle elezioni. È necessario lavorare alle infrastrutture, alla sicurezza, alla conservazione del patrimonio naturale e di arte perché il turismo diventi non solo a parole la vocazione di questo territorio.
Ha bisogno di potenziare il settore dei servizi sociali, essenziali in questo momento in cui solitudine, povertà, latente aggressività, abbandono scolastico, difficoltà delle famiglie rendono a molti più difficile la vita. Ha bisogno di verde, ha bisogno di acqua, ha bisogno di garantire il respiro, ha bisogno di essere consapevole della grandezza del suo passato per riguadagnare la fierezza del suo presente. Io non sono nata a Vasto, ma vivo questa città, che è la sola casa che ho”.
Perché La Buona Stagione e non centrodestra, centrosinistra, né gli altri soggetti civici?
“In parte ho già risposto. Non voglio un ruolo pubblico a tutti i costi, non mi serve un simbolo dietro cui candidarmi. Mi affascina il progetto. La politica in questa fase della mia vita non è potere, è sentimento. Per essere in un partito si devono condividere principi, valori, scelte concrete, persone, filiere. Con Alessandra condivido un progetto per la città, in questa fase della vita è quello che mi sento di fare, parole semplici, progetti realizzabili, i piedi per terra per soluzioni possibili.
Faccio un esempio concreto: se si nomina l’ospedale nuovo, di pari passo deve esserci la ristrutturazione del San Pio e l’attenzione a quello che è nell’ospedale in uomini e donne, professionalità, posti letto e tecnologie. La Buona Stagione non gli altri soggetti civici perché sono tra quelli che hanno fatto nascere questo progetto e cercheranno di farlo crescere. Voglio usare questo tempo, tempo che diventa progressivamente più prezioso col passare degli anni, per fare cose buone”.