A partire dagli incontri culturali che la città di Vasto sta proponendo in questo periodo, è stato immediato riflettere su un argomento talvolta trascurato: l’importanza della lettura. Perché leggiamo? Qual è il motivo che ci induce a farlo? Oppure, perché non lo facciamo? Verso cosa siamo ostili?
Sono queste le domande che dovremmo porci quando prendiamo in mano un libro, affinché possiamo cercare e successivamente trovare le giuste risposte o per lo meno quelle che riteniamo poter essere più affini e coerenti. È bello scoprire passioni, doni, punti di forza e debolezza, ma è altrettanto importante riuscire a valorizzare quelle piccole sfaccettature delle nostre inclinazioni.
È opportuno avere la capacità di distinguere il giusto dallo sbagliato, il bello dal meno bello, l’amore dalla semplice infatuazione e riconoscere, evidenziare, esaltare un qualcosa verso cui siamo naturalmente portati.
Coloro che non apprezzano la lettura, che non ricercano fortemente l’approccio con una storia, un tema specifico o quel brivido istantaneo generato dal semplice tocco di una pagina, sono persone curiose, bizzarre. Il fatto di non avere questa necessità, la voglia sfrenata di compiere una tale azione, nobile e appagante, non è da sottovalutare, ma al contrario da affrontare e “decifrare”.
A lungo andare ci capiterà un confronto con persone appartenenti a questa categoria, con coloro che vivono serenamente anche senza immedesimarsi in un libro e diventarne totalmente parte, perché ormai, malgrado la stupefacente cultura del nostro Paese, stanno divenendo sempre più.
Approcciarsi con un simile discorso è sconfortante, demoralizzante, oltre che deludente, però non dobbiamo dimenticarci di vivere in una Nazione eterogenea, il cui obiettivo è molto lontano dall’omologazione.
Ciò non determina l’apprezzamento verso coloro che non amano leggere, ma al contrario il riconoscimento di una vasta popolazione, caratterizzata da cittadini i cui tratti distintivi permettono un’efficace varietà, oltre che, però, un istintivo retrocedere dinnanzi alle difficoltà, ai timori e alle insicurezze.
L’anno che ci siamo lasciati alle spalle ha segnato particolarmente ognuno di noi, con conseguenze notevoli anche in questo campo culturale.
Se da un lato, in determinati settori, si sono verificate problematiche non indifferenti, dall’altro i dati del 2020, rispetto ai lettori, evidenziano un inaspettato aumento. Stiamo parlando di lettori che, per motivi diversi dallo studio o dalla professione, nel precedente anno, hanno trovato un piacevole rifugio nella lettura e ciò potrebbe essere stato determinato anche dal periodo di lockdown. Confrontarsi con questi dati è sicuramente piacevole, ma in tutto ciò qual è il ruolo delle biblioteche? Vengono considerate ancora importanti, oppure le “tradizioni” precedenti il covid si sono perse?
Ad oggi, in questa semi-normalità, le persone che frequentano maggiormente le biblioteche sono soprattutto i giovani che studiano. Dai 25 anni in poi, di fatto, c’è un crollo delle frequenze e, di conseguenza, anche l’abbandono delle consuetudinarie ore trascorse a leggere un libro in questo specifico luogo.
Qual è, invece, il rapporto uomo-libro in Europa? La ricerca sulle abitudini di lettura degli europei fornisce un quadro generale piuttosto negativo. Nel vecchio continente, la media giornaliera del tempo dedicato alla lettura va da 2 a 13 minuti. I “migliori” risultati sono stati registrati in Estonia, Polonia, Ungheria e Finlandia. Gli italiani, che leggono in media cinque minuti al giorno, sono al penultimo posto della classifica insieme all’Austria. All’ultimo posto annoveriamo la Francia con 2 minuti al giorno. Da questi dati comprendiamo che lo stato di salute della lettura è preoccupante in tutti i Paesi Europei presi in considerazione dalla ricerca.
Come mai tutto questo? È possibile che ci sia qualche punto critico tra le molteplici attività quotidiane? Ad esempio, la tecnologia che ruolo ricopre? Come viene considerata? Soprattutto negli ultimi decenni, il mondo sta interagendo sempre più con queste nuove forme di comunicazione, ampliando le visioni, ma riducendo le possibilità di entrare realmente e direttamente in contatto con la cultura.
Da un po’ di tempo a questa parte sono nati gli e-book, che cercano di allontanare i lettori dal manuale cartaceo, presentandolo come l’opportunità del secolo per la praticità e la comodità. Quindi, seppur spesso armati di lodevoli intenzioni, il rischio per il pubblico è che si passi ancora più tempo di fronte ad uno schermo visualizzando i loro contenuti, piuttosto che prendere davvero in mano un libro.
Cosa bisogna fare, allora, per incrementare la lettura? Sicuramente è doveroso avviare un percorso di cambiamento delle abitudini dei cittadini, senza dimenticare l’indispensabile miglioramento della qualità dell’offerta culturale.
Favorire la nascita e la produzione di nuovi libri, contribuire ad incrementare la voglia di far crescere la propria Nazione sono alla base di un nuovo inizio: un percorso che non sarà semplice, ma che renderà maggiormente libere e indipendenti le menti di noi cittadini.
In sostanza, considerare la lettura una mera attività giornaliera è sbagliato, in quanto ognuno è portato maggiormente verso una determinata attività, è vero, ma se quest’ultima venisse abbinata alla lettura e a tutto ciò che essa regala lavoreremmo meglio, con più voglia, determinazione e tenacia.
È per questo che, per quanto il mondo sia pieno di persone differenti tra loro, non possiamo rimanere impassibili dinnanzi all’indifferenza mostrata verso la maestosità di un libro, perché come affermava lo scrittore Umberto Eco “chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Benedetta Argentieri