Il 2021 è l’anno della doppia ricorrenza legata a Remo Gaspari. Centenario della nascita e decennale della morte dello storico leader della Democrazia cristiana abruzzese, dieci volte deputato, 16 volte ministro. E luglio è il mese in cui è nato (10 luglio 1921) ed è morto (19 luglio 2011). Il libro “Remo Gaspari. Un abruzzese che ha servito e onorato le istituzioni della Repubblica italiana” è scritto da chi lo ha conosciuto, Silvio Bellano, abruzzese di Furci, militante prima della Dc e poi dell’Udc.
“Ricordo – racconta l’autore – la prima volta che ebbi modo di intrattenermi con lui e di entrare nel suo mondo. Ero un giovane dirigente del movimento giovanile nazionale della Democrazia cristiana e Gaspari mi invitò alla Festa dell’Amicizia di Gissi, il suo paese, un piccolo comune arroccato in cima a una collina degli Appennini in provincia di Chieti. Gli chiesi consiglio su dove avrei potuto alloggiare, ma lui mi invitò a casa sua. Partii con l’emozione mista a fermento di chi sta per avvicinare una personalità importante e, appena arrivato, capii immediatamente come lui intendesse la politica.
Mi prese e mi portò in giro per Gissi illustrandomi attentamente ogni angolo di quel paesino mentre sul block-notes, che portava sempre con sé, annotava accuratamente ogni piccolo inconveniente da sistemare: qui la rete rotta, là la fontana che perde acqua, qui il pezzo di marciapiede sconnesso, là la buca nella strada. Era già un ministro della Repubblica e uno dei leader della Democrazia Cristiana, ma non si sentiva affatto sminuito nel dedicarsi con assoluta abnegazione ai più piccoli dettagli della vita amministrativa del suo paese. Rimasi sbalordito dall’umiltà e dalla semplicità con cui si prendeva cura anche delle inezie. Capii perché la sua gente lo apprezzasse così tanto, ricambiandogli con autentica gratitudine quell’affetto speciale che egli ha sempre continuato a nutrire per quei territori, anche dopo aver raggiunto le vette della politica nazionale”.
Nella prefazione al libro, l’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, afferma che Gaspari ha conseguito per l’Abruzzo “grandi risultati: uscire dall’arretratezza e dall’isolamento per divenire una delle aree più ricche di un Mezzogiorno nel quale lo sviluppo era ritenuto impossibile e il riequilibrio irraggiungibile. Lì portò gli ospedali, gli uffici postali, l’aeroporto, le infrastrutture, le industrie, i centri di ricerca (fra cui la grandiosa opera dei laboratori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare sotto il Gran Sasso)”. “L’ultima immagine di Remo Gaspari la lego al ricordo dei funerali di Lorenzo Natali, nell’agosto del 1989. Nel complesso panorama democristiano dell’epoca, Natali contendeva a Gaspari l’egemonia sull’Abruzzo ed era il suo acerrimo e storico competitor: fanfaniano il primo, doroteo l’altro. Ebbene, in quell’occasione ricordo le lacrime sincere di Gaspari per quella perdita a dimostrazione che, in quella stagione, anche gli scontri più duri finivano con il riconoscimento dell’onore e il rispetto dell’avversario, pur nella diversità delle idee e nella rivalità politica”.