Angelo Bucciarelli è uno dei fondatori de La Buona Stagione, il polo civico che sostiene Alessandra Notaro alle elezioni comunali di Vasto.
Bucciarelli, quali sono i motivi che l’hanno spinta a lasciare il Pd e il centrosinistra e a impegnarsi nella Buona Stagione?
“Per rispondere a questa domanda, se lei permette, mi prendo un tantino di spazio in più. Ho militato nella Dc, nel Ppi, nella Margherita, da quando ero adolescente; e sono stato tra i fondatori del Pd. Ho seguito tutto il percorso di maturazione politica, dal movimento giovanile al consiglio comunale, dalla segreteria cittadina a quella provinciale, alla direzione regionale. Sono stato in maggioranza e molto spesso in minoranza interna. Non ho lasciato il Pd neppure quando la gran parte di quel partito non ha speso una sola parola di sostegno, in un momento difficile della mia vita, eppure mi conoscevano, avevo fatto insieme a loro tantissime battaglie. E nonostante tutto, non me ne sarei mai andato per motivi personali, come vogliono far credere. Me ne sono andato perché il Partito democratico non riesce più ad essere quel luogo di discussione e di costruzione della proposta politica. Gruppi di potere interni bloccano la discussione politica. Ormai è un partito al servizio di padroncini locali, che si contendono piccoli privilegi. Si sono creati veri e propri centri di potere, che lo detengono in maniera continuativa ed esclusiva. Una oligarchia in difesa solo di interessi di pochissimi. Me ne sono andato perché sento invece di poter fare politica in un soggetto nuovo e civico, La Buona Stagione. Un movimento che non ha paura del futuro, dove è fondamentale discutere di lavoro, ambiente, infrastrutture, politiche per le famiglie. E i cui interessi sono quelli di tutti e non di pochissimi”.
Perché ha un giudizio molto negativo sull’amministrazione Menna?
“Potrei risponderle dicendo che è un’amministrazione targata Pd e, quindi, riportarla alla risposta precedente, ma preferisco ragionare in positivo e spiegare perché ho scelto Alessandra Notaro e non un candidato qualsiasi. Prima di tutto perché Alessandra non è una figurina, è una professionista capace, seria. Scommetto sul suo entusiasmo e la sua capacità di resistere alle pressioni. Perché è capace di stare in mezzo alla gente e dare risposte certe e non dire ‘mo’ vediamo’ a tutti, e poi più niente. Per fare il sindaco conta anche questo. E poi abbiamo bisogno di imprimere una svolta a Vasto e lo sviluppo lo fanno le persone, e le persone non sono tutte uguali. Dietro ogni fatto straordinario che ha cambiato questa Città c’è una persona, un Sindaco con una sua caratteristica”.
Nella campagna elettorale per le elezioni comunali di Vasto quale sarà il suo ruolo?
“Sostenere Alessandra. Convincere i miei concittadini che di lei ci si può fidare, difendendola dalla propaganda cinica e interessata. Semplicemente”.
Spesso lei sostiene che Menna e la sua amministrazione non abbiano avuto una visione di città e di sviluppo. Perché?
“Ma perché è sotto gli occhi di tutti che Vasto è ferma, che ha abdicato alla sua funzione di capoluogo di territorio. Abbiamo un Sindaco che va a rimorchio, che non prende una iniziativa per difendere il lavoro e creare lavoro manco per sbaglio, manco a farlo apposta! Le elezioni comunali del prossimo autunno vanno viste come una opportunità per tentare di invertire la rotta. Vasto aveva una vocazione industriale, agricola, ha buona attrattiva turistico-commerciale. Era un punto di riferimento non solo dell’intero comprensorio, ma di un’area che abbracciava l’Abruzzo meridionale e l’alto Molise. Ed oggi? Solo sfiducia”.
Quali obiettivi deve avere la città nel quinquennio 2021-2026 e come potrà raggiungerli?
“La Città deve riconquistare quel ruolo di capofila di un intero territorio che aveva in passato. Vasto appare grigia, disordinata, esclusa da ogni progetto strategico regionale, da ogni dibattito culturale, piegata su se stessa, incapace di individuare il proprio ruolo sul territorio, nella sua provincia, in Regione. Eppure la Città ha quasi 45mila abitanti, la seconda città della provincia, dopo Chieti, ha un patrimonio ambientale, imprenditoriale, storico, culturale, logistico, tra i più importanti dell’Abruzzo, è punto di riferimento di un territorio a cavallo tra due regioni. Eppure andiamo alla deriva. Ecco, serve rammendare ciò che è stato lacerato, logorato. Per curarla”.