È stato posto agli arresti domiciliari questa mattina all’alba con l’accusa di fabbricazione e detenzione abusiva di armi anche da guerra e clandestine, nonché di congegni esplodenti di tipo artigianale, un 46enne incensurato lancianese.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Lanciano e dalla direzione centrale della Polizia di Prevenzione, sono partite da una denuncia sporta una giovane coppia che si era accorta di avere, nella casa appena affittata, delle piccole videocamere. E così, da una più banale accusa di interferenza illecita di vita privata, è stato scoperchiato il vaso di Pandora che nascondeva l’uomo che si definiva un “eco terrorista solitario”. E così le indagini ed il sequestro di numerose armi: un fucile a pompa, un lanciafiamme artigianale, un fucile di precisione ad aria compressa, una balestra con dardo esplosivo, una bomba con innesco elettrico di fattura artigianale altamente offensiva, proiettili, detonatori, micce, numerosi candelotti in plastica muniti di innesco elettrico vuoti, una bottiglia molotov, polvere nera, solventi chimici per miscele.
Le indagini, condotte dai poliziotti del locale commissariato e della Digos della Questura di Chieti coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, hanno consentito di accertare che l’uomo nel fabbricare armi e congegni, azionabili anche a distanza, ne pubblicizzava le modalità di preparazione, d’uso e commercializzazione postando, sia su propri account riservati che su vari social network, dei video tutorial visualizzati da migliaia di utenti con i quali colloquiava con post didattici e consigli su come realizzare ed utilizzare i vari congegni.
All’arrestato è stata contestata anche l’istigazione in rete alla disobbedienza alle leggi dell’ordine pubblico.
I dettagli dell’operazione sono stati resi noti in una conferenza stampa tenuta questa mattina alla presenza del questore della Provincia di Chieti, Annino Gargano, del vice questore Lucia D’Agostino e dal capo della Digos di Chieti, Coriolano Conte.
In uno dei tutorial realizzati, l’arrestato indossando la maschera di Anonymus e davanti uno schermo con immagini di gravi disordini illustrava la realizzazione di maschere antigas da usare durante azioni antisommossa delle forze di polizia. In altri tutorial spiegava come realizzare miscele di gas altamente infiammabili e di natura esplosiva dette “ossidrogeno” oltre a documentare la distruzione di un pc con esplosione innescata a distanza, prove di sparo con fucili artigianali e come far brillare una carica di esplosivo mediante detonatore inerziale. Dalle perizie tecniche sugli ordigni esplodenti di tipo artigianale sequestrati è risultata l’estrema potenzialità offensiva data sia dall’aggiunta di alcune componenti quali sferette di plastica rigide, sia dalla cura e insidiosità con le quali sono stati predisposti gli inneschi dei congegni. Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi, grazie anche alla sezione antiterrorismo della Polizia di Stato, tesi a verificare eventuali collegamenti dell’arrestato che, al momento, è risultato svolgere da solo l’attività illecita scoperta.
Lungo l’elenco delle accuse alle quali il 46enne dovrà rispondere: i reati di cui agli artt. 1 e 2 della Legge 895/1967 perché, senza licenza delle Autorità preposte, fabbricava e deteneva armi da guerra o tipo guerra, nonché munizioni da guerra ed esplosivi; art. 53 comma 4 TULPS, perché fabbricava e deteneva materiale esplodente non riconosciuto e classificato dal Ministero dell ‘Intemo; art. 2 bis della Legge 895/1967, perché forniva istruzioni per via telematica su diversi profili social circa la preparazione e l’uso di materiali esplosivi, armi da guerra e/o altri congegni micidiali; art. 697 c.p., perché deteneva abusivamente munizionamento per armi comuni da sparo sia corte che lunghe con obbligo di denuncia, nonché materiale esplodente ricompreso nelle categorie previste dal TULPS; art. 23 commi 2 e 3 Legge 110/75, perché fabbricava e deteneva armi clandestine; art. 415 c.p., perché, pubblicamente, mediante la pubblicazione di un video sulla propria pagina personale, istigava alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico.