Gaetano Fuiano, coordinatore di Vasto in Azione. Perché ha deciso di tornare nell’agone politico?
Il tutto nasce come logica conseguenza della mia storia personale e professionale. Tempo fa mi sono imbattuto in una frase di Mino Martinazzoli, uno dei grandi politici italiani dimenticati dalla storia recente. La frase è questa: ‘La politica non ha riguardo a cose lontane e astratte. Va ritrovata sul terreno concreto degli interessi, delle attese, delle esigenze della gente’. In questa frase ho trovato il significato e la motivazione del mio impegno politico, il bisogno di costruire una politica che stia sul territorio e per il territorio, negli ambienti, nei quartieri, che esca da logiche di palazzo e di conservazione del potere. Una politica che riesca a invertire quella mancanza di fiducia che prende le persone quando si ha paura del futuro. Chi mi conosce sa che, tra i tanti difetti, ho quello di accettare le sfide e di avere una visione di vita che nasce appunto dalla mia storia personale che, come direbbe Ignazio Silone, è quella di un povero cristiano e questa storia mi insegna che esiste sempre un’altra opportunità e un altro racconto da scrivere e che le cose impossibili potrebbero diventare possibili. Spero che in questo cammino incontrerò tanti cittadini che troveranno il coraggio di uscire allo scoperto, di credere che un’altra politica è possibile”.
Perché ha scelto Azione, il partito di cui è leader nazionale Carlo Calenda?
“In Azione ho trovato le mie idee fondanti, quella del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo. In Azione ho trovato la capacità del fare, la concretezza della competenza, della politica non ridotta a slogan tra tifoserie. Per troppo tempo ci hanno ingabbiato in logiche di appartenenze sterili che riducevano la dialettica politica a scontro tra tifoserie. Questo ha prodotto la perdita di un orizzonte del fare, della concretezza, della necessità di far diventare enunciazioni di principi in atti di gestione reale per dare risposte ai bisogni. Non siamo condannati a schierarci tra tifoserie contrapposte. Di Calenda mi piace la chiarezza di visione accompagnata dalla grande capacità di stare sul ‘pezzo’ in modo pragmatico ed efficace. Poi in Azione ho incontrato persone come il nostro responsabile regionale Giulio Sottanelli e il nostro referente Giovanni Luciano che sono uomini di assoluta competenza e affidabilità. Insomma Azione per me è il luogo di una nuova speranza, di un nuovo impegno, di un nuovo progetto politico”.
Perché Alessandra Notaro?
“Alessandra è una persona con cui ho condiviso percorsi di impegno e di servizio fin da ragazzini. Possiede capacità, competenza, passione per la nostra Vasto che ne fanno una persona splendida. Ricordo ancora mio padre quando, con Nicola Notaro, girava per le case ad ascoltare le persone, a parlare di futuro, a costruire una prospettiva seria per Vasto. Allora avevano intuito in che direzione muoveva il mondo. Il mio diventare coordinatore di Vasto in Azione è assolutamente in linea con quanto costruito fino ad oggi. Ricordo il nostro coordinatore regionale Giulio Cesare Sottanelli che sottolinea che siamo decisamente alternativi ad una politica che vuole accordi utili solo al mantenimento di posizioni di potere acquisite e preparare strade per il futuro di intoccabili dirigenti locali. Non siamo stampella di nessuno, men che meno di chi ha causato un grande disagio di sviluppo nella nostra città. Azione nasce per essere forte protagonista della vita cittadina. In questo contesto auspichiamo, comunque, l’avvio di un percorso di conoscenza e di confronto con le principali istanze presenti sul territorio che desiderino impegnarsi per la valorizzazione di competenze, metodi e processi che segnino un punto di svolta rispetto al passato e con cui avere una possibile convergenza programmatica e una comune visione sui futuri sviluppi dell’azione amministrativa e politica. Siamo un partito aperto”.
Come giudica l’amministrazione di centrosinistra guidata da Francesco Menna?
“Il giudizio è nettamente insufficiente. Certo il tempo non è scaduto e, come lo scolaretto nelle ultime settimane di scuola, stiamo assistendo ad una serie di interventi finalizzati a riempire le pagine delle cose realizzate. Ma una città che vuole avere, giustamente, il ruolo di capofila di un territorio non può sperare nel passaggio del Giro d’Italia o nella prossima tornata elettorale per vedere un minimo di capacità da parte dell’amministrazione! Abbiamo assistito a quattro anni di occasioni perdute, a quattro anni di immobilismo, a quattro anni in cui abbiamo subito un lento declino della nostra Vasto. Simbolo ed emblema di tutto questo è la vicenda, ormai vetusta, dell’ospedale. Il vero problema dell’amministrazione uscente è la mancanza di una visione e della dirompente forza delle idee. La mancanza di un progetto di ampio respiro. È davanti agli occhi di tutti la mancanza di risposte ai bisogni di un territorio, la dimostrata incapacità da parte di chi dovrebbe decidere e non decide. E chi non riesce a decidere semplicemente non può governare una città! La città nuova è possibile e la si costruisce giorno per giorno con la necessaria trasparenza, con la giusta competenza, con la coerenza dei comportamenti. L’azione di chi amministra e fa politica si qualifica per le decisioni che prende, per la rapidità e l’incisività della proprie deliberazioni, per la reattività con la quale è in grado di leggere la realtà e intervenire per modificarne processi e strutture”.
Come cambiare la città?
“Due giovani su tre senza lavoro, la Denso e la Pilkington annunciano esuberi… sono notizie che devastano la fiducia nel domani. Mi chiedo se sia solo conseguenza della crisi legata alla pandemia o non ci sia anche una assenza di reale gestione del territorio, dei flussi di innovazione, la mancanza di capacità nel leggere i cambiamenti in atto. In questo contesto penso che il ruolo della politica sia quello di creare le condizioni strutturali per rendere il nostro territorio appetibile, attraente, vivibile e accogliente, proiettato verso il domani e non rinchiuso in una gestione lenta, farraginosa, che rincorre le situazioni. Mi spiego meglio. Credo che occorra un cambiamento radicale, ci vuole un’amministrazione che abbia la capacità di gestire le trasformazioni in atto, di anticiparle. Occorre creare le condizioni per rendere competitiva la nostra zona nella prospettiva del ‘Villaggio globale’ mantenendo salde le radici locali. E per essere competitivi c’è bisogno di infrastrutture, di digitalizzare e velocizzare la macchina amministrativa, di creare snodi logistici efficienti, di un sistema portuale che sviluppi in pieno le potenzialità a servizio della flottiglia peschereccia e del sistema industriale presente nel territorio, occorre sviluppare e rendere ancora più efficiente il sistema ferroviario e autostradale, un sistema turistico in grado di confrontarsi e competere almeno a livello europeo… insomma il lavoro politico di gestione del territorio è tanto, ma non tutto è perduto”.
Quali saranno i primi provvedimenti che la vostra amministrazione adotterà?
“Occorre mettere mano alla macchina amministrativa e dare risposte urgenti alle conseguenze del periodo pandemico che che ha causato nuove povertà e ingrandito la platea del disagio socio-economico. Vediamo come.
- Affrontare da subito i tempi della competitività e dell’innovazione, con interventi volti a sostenere gli investimenti per il supporto, lo sviluppo, la nascita e la crescita di attività commerciali e produttive aiutandole nei processi di innovazione a di ammodernamento tecnologico e digitale.
- Affrontare il tema della digitalizzazione della pubblica amministrazione che significa renderla più fruibile, più veloce e più efficiente.
- Lavorare da subito per la qualificazione sociale attraverso l’avvio immediato di percorsi partecipati, coinvolgendo associazioni e comitati di quartiere, finalizzati a creare ‘luoghi di socialità’ in ogni quartiere. Il disagio si vince insieme e lo si vince scommettendo sulla cultura che aiuta le persone ad incontrarsi. Biblioteche diffuse, spazi per la musica e le arti, zone verdi, ludoteche e servizi per la famiglia in ogni quartiere di Vasto.
- Rilanciare le filiere strategiche per tutelare l’occupazione secondo logiche di specializzazione produttiva e territoriale attraverso progetti pilota e proposte puntuali, come ad esempio la creazione di un polo dell’agrifood e che valorizzi il nostro prodotto tipico, penso al mezzo tempo ma anche al nostro pescato.
Sono solo alcune delle istanze su cui ci confronteremo con l’obiettivo di ripristinare l’orgoglio di una comunità dove mancano, ormai da anni, lavoro, servizi, opportunità, visione del futuro”.