Che a Vasto dovesse piovere proprio quel 7 agosto del 1982 era un’eventualità talmente remota da non essere prevista nel contratto.
Eppure quella volta diluviò e il concerto di Franco Battiato allo stadio Aragona rischiò di saltare. Per Angelo Bucciarelli, Nicola Bellafronte, Paolo Marino, Michele Del Borrello, Paolo e Gino Santoro sarebbe stato un disastro: soldi da restituire agli spettatori e cantante da pagare di tasca loro.
Ma poi uscì il sole e, per quei sei ragazzi che avevano organizzato l’evento insieme a Radio Studio 99, divenne una giornata da ricordare. Con oltre 13mila paganti e molte altre persone che riuscirono a entrare a sbafo.
La scelta – “A dicembre del 1981 – racconta Bucciarelli – decidemmo di organizzare un concerto per l’estate successiva. Qualcuno propose Lucio Dalla, qualcun altro Claudio Baglioni, ma avevano compensi troppo alti. Allora ci venne in mente Battiato, che aveva appena inciso il disco La voce del padrone. Allora contattai il suo manager, Alfio Cantarella, che ci disse: ‘Attualmente abbiamo poche serate occupate. Scegliete voi la data del concerto’. Decidemmo per il 7 agosto. Manco a farlo apposta, Battiato, che fino ad allora era stato un cantante di nicchia, a gennaio andò in vetta alla hit parade e ci rimase per mesi. Attorno al concerto di Vasto si scatenò la caccia al biglietto. Andammo dal presidente dell’Azienda di soggiorno e turismo, l’avvocato Roberto Bontempo, per chiedergli di inserire l’evento nel calendario delle manifestazioni estive e per ottenere dal Comune l’uso dello stadio Aragona. L’avvocato rimase sorpreso. Ci disse: ‘Ma lo avete detto alle vostre famiglie?’. Noi rispondemmo: ‘No, altrimenti ci uccidono’. Una volta ottenuto il patrocinio, iniziammo a vendere i tagliandi. In quegli anni, pochi compravano in prevendita; quasi tutti andavano al botteghino il giorno stesso dello spettacolo. Invece quella prevendita spopolò non solo a Vasto, ma anche a Pescara, Francavilla e in diverse altre città: seimila biglietti andarono a ruba”. Le premesse per una grande serata c’erano tutte. Ma il giorno del concerto iniziò male.
La pioggia – “Dalla tarda mattinata – ricorda Bucciarelli – iniziò a piovere come non si era mai visto ad agosto. Bellafronte andò in pellegrinaggio a Casoli perché don Fiorino Stangherlin intercedesse per far cessare il temporale. Ma ormai non ci speravamo più. Andammo a mangiare il brodetto per consolarci, poi io tornai a casa e, abbattuto, mi misi a dormire. Invece alle 17 uscì il sole. Il campo dell’Aragona, che non aveva l’erbetta ma era fatto di sansa, drenò benissimo l’acqua. Centinaia di persone cominciarono ad accalcarsi all’ingresso di via Tobruk. Arrivò il commissario Antonio Cozzolino, che era responsabile dell’ordine pubblico, e ci disse: ‘Avete combinato un guaio. La statale 16 è intasata, la gente sta arrivando da fuori regione. Dovete aprire i cancelli’. Rispondemmo così: ‘Non possiamo, dobbiamo vendere i biglietti’. Così, oltre ai seimila della prevendita, ne staccammo altri settemila. Quindi aprimmo le porte per far entrare coloro che erano muniti di tagliando d’ingresso. Ne approfittarono anche centinaia di persone che non avevano pagato: alzavano la recinzione rotta e si intrufolavano tra la folla”.
Il successo – “Incassammo circa 80 milioni di lire. A Battiato, da contratto, spettavano 18 milioni, mentre nel frattempo il suo cachet era lievitato a 100 milioni, tant’è che Cantarella mi disse: ‘Bucciarelli, voi avete vinto al Totocalcio. Siete stati i primi a credere in Battiato’. Cozzolino mi faceva scortare da due poliziotti ogni volta che dovevo portare a casa i sacchi pieni di denaro. Il tesoriere era mio padre, Nicola: contava le banconote e, per scoraggiare eventuali malintenzionati, teneva vicino a sé il fucile da caccia. Una volta pagata la Siae, ci rimase un bel gruzzoletto. Ognuno di noi ci si comprò la macchina. Il concerto fu un successo di pubblico e di gradimento. Bontempo ci disse: ‘Ragazzi, avete fatto una cosa storica’”.
In questo video, lo spot del concerto messo in onda da Radio Studio 99. Gli speaker sono Peppino Romondio e Franca Granata: GUARDA.