Fermate aggiuntive a quelle già previste dalla Cigo alla Denso. L’incontro di due giorni fa tra Rsu e direzione aziendale ha evidenziato il calo dei volumi produttivi che richiederà un maggiore ricorso alla cassa integrazione. Tale calo oltre ad affondare le radici nella ben nota crisi dell’automotive, è dovuto anche alla carenza di semiconduttori e al recente blocco navale nel canale di Suez che banno costretto alla fermata produttiva numerosi clienti Denso (Melfi, Pomigliano ecc.).
Le maggiori fermate riguarderanno i mesi di maggio e giugno secondo il programma stilato comunicato alla rsu.
La rappresentanza sindacale unitaria si dice fortemente preoccupata. A inizio settimana è arrivata la notizia dei 200 esuberi nello stabilimento sansalvese [LEGGI] e tra i timori ci sono anche quelli legati alle sorti del gruppo Stellantis (Fca-Psa) sulle incertezze riguardanti la produzione di componentistica per l’ibrido e l’elettrico a San Salvo.
[ant_dx]”In uno scenario del genere – scrive la rsu in una nota – se aggiungiamo tutti i problemi che abbiamo al nostro interno, sarà necessario massimizzare tutti gli sforzi possibili da parte dei nostri manager e di tutti i lavoratori se vogliamo riportare il nostro stabilimento ad essere efficiente. Dobbiamo certamente imparare dagli errori commessi nel passato: 10 anni di risultati economici negativi, attribuibili in gran parte a una pessima gestione manageriale pesano come un macigno”.
“Se come dice il nostro presidente Shuji Ito tutti dobbiamo essere in grado di avere passione con il sorriso sulle labbra, il clima in azienda va cambiato, le persone vanno motivate, coinvolte, le scelte vanno condivise e la comunicazione va migliorata, non deve essere unidirezionale e soprattutto la dignità di ogni lavoratore va rispettata, la dignità del lavoro è un diritto fondante di qualsiasi società (civile), e addirittura più importante di essa”.
La rappresentanza sindacale spera che “i prossimi incontri in cui approfondiremo i contenuti del piano industriale 2021-2023 presentatoci lunedì, possano servire a costruire insieme un percorso di rinascita (Reborn) della Dmit, è necessaria la massima condivisione se vogliamo un’azienda credibile, sicura, improntata sulla qualità e con buone performance economico-finanziarie”.