Non tarda la replica del comitato San Salvo per un ambiente sostenibile alla nota dei gruppi consiliari di maggioranza sul tempio crematorio [LEGGI]. Le tre liste di centrodestra, stamattina, dopo un lungo silenzio, sono tornate sull’argomento con un’auto-intervista sui punti del progetto ritenuti critici. Lo stesso formato ora viene usato dal comitato per rispondere agli stessi punti ma da un’angolazione differente.
“Il nuovo piano cimiteriale come tutti gli strumenti di pianificazione urbanistica prevede opere che andranno ad incidere sul tessuto della città – scrive il comitato – e come gli altri strumenti urbanistici, dovrebbe essere sottoposto alla città, portato a conoscenza della maggioranza dei cittadini, condiviso nelle scelte e nei contenuti, così non è avvenuto purtroppo. Non abbiamo compreso la scelta della tempistica, non previsto neanche nel programma elettorale di questa amministrazione, perché farlo in piena pandemia, dopo ben 30 mesi, due anni e mezzo dopo l’approvazione del Progetto di Finanza presentato dalla società Edilver?”.
[ant_dx]LA RISPOSTA DEL PREFETTO – Il comitato alcuni mesi fa ha avanzato la proposta di ricorrere a un referendum per interpellare la cittadinanza, ma i regolamenti attuativi per rendere utilizzabile questo strumeto si sono arenati in consiglio comunale. Su quest’ultimo punto, il comitato ha scritto al prefetto Armando Forgione che qualche giorno fa ha chiesto al primo cittadino Tiziana Magnacca “di conoscere le valutazioni in ordine alla questione sollevata, nonché le ulteriori iniziative intraprese al riguardo dal consiglio comunale”.
“Si dia la possibilità a tutta la città di esprimersi – aggiunge il comitato – i singoli hanno sempre storie che possono essere criticate e interpretate a piacimento di questa o quella parte politica, la città intera che si esprime con i metodi democratici (referendum), non può essere tacciata di finalità di parte”.
LE DOMANDE E RISPOSTE DEL COMITATO
“È possibile farlo altrove?
Sì (le liste di maggioranza dicono di no). Ai sensi del DPR 285/1990 ART. 78 il tempio crematorio può essere realizzato solo in area cimiteriale. E’ nelle facoltà dell’amministrazione comunale individuare un’altra area cimiteriale con una Variante al Piano Regolatore, senza alcun costo aggiuntivo rispetto a quella già individuata, 4.500 metri quadri dovranno essere espropriati per ampliare l’attuale cimitero, 4.500 metri quadri dovranno essere espropriati per costruire il forno crematorio in un’altra area cimiteriale, (non è necessario costruire un nuovo cimitero).
È inquinante?
Sì (le liste di maggioranza dicono di no). Gli inquinanti che emette un forno crematorio sono “In riferimento ai possibili effetti sulla salute dell’uomo e sull’ambiente, i principali inquinanti che potrebbero svilupparsi nella combustione del feretro e della salma ed essere emessi con i fumi sono:
· polveri (PM)
· monossido di carbonio (CO)
· ossidi di azoto (NOx)
· biossido di zolfo (SO2)
· acido cloridrico (HCl)
· metalli pesanti (Hg, ecc.)
· diossine e furani (PCDD/PCDF)
· altri composti organici volatili incombusti (COV);
Per evitare che gli inquinanti che proverrebbero dalla combustione siano nocivi per gli umani (secondo quanto affermano anche i medici per l’ambiente dell’Isde), si userebbero, secondo il progetto di finanza presentato, un reattore bifase e un filtro a tessuto (maniche di Aramid). Ci sono infatti dei limiti alle emissioni che un forno crematorio emette dati dalle leggi in materia, per questo vengono usati filtri e reagenti. La ditta che costruirà il forno nella relazione tecnica (non terze parti), afferma che le emissioni, sono equiparabili a quelle di una caldaia condominiale di 20 appartamenti, (ricordiamo che le caldaie bruciano gas metano, uno dei combustibili più green al mondo), i forni crematori hanno ben altri tipi di emissioni (su citate).
Si possono verificare incidenti?
Sì (le liste di maggioranza dicono di no). Come è già avvenuto in altre città, esempi di cui abbiamo avuto diretta testimonianza dal signor Gian Marco Maffini, a Piacenza, dove per un errore tecnico si è verificata la fuoriuscita di fumi neri dalla canna fumaria del forno, o a Domicella (Av) nel novembre 2020, la stessa tipologia di incidente. Questi solo per citarne alcuni, gli stessi incidenti e timori, che hanno avuto decine di città e paesini che hanno lottato per non avere un forno crematorio nella propria città.
Verrà realizzato nel centro urbano?
Sì (le liste di maggioranza dicono di no). Sarà adiacente al cimitero vecchio, con l’ingresso su via circonvallazione per i feretri e via dei Cipressi per il seguito funebre.
È posto alle dovute distanze prescritte dalla Legge da luoghi sensibili?
Sì (le liste di maggioranza dicono di sì). Il forno crematorio è a distanza di soli 200 dalla scuola primaria e materna di via Melvin Jones e a 130 metri dalle abitazioni.
È una scelta compatibile con l’ambiente?
Sì (le liste di maggioranza dicono di sì). I loculi sono in esaurimento, come pure i terreni. I costi per realizzare ed acquistare loculi sono di gran lunga superiori. Per questo il Comitato è a favore del forno crematorio ma non in città!
Ci guadagna qualcuno a realizzare il forno?
Sì. Una cremazione costa in media tra i 450/600 euro, al comune spetterebbe il 5% per ogni cremazione, oltre a 30 euro per ogni salma proveniente da fuori regione (la maggioranza, in quanto nella sola San Salvo nell’arco degli ultimi 10 anni ci sono state solo 25 cremazioni). Ma quali sono i costi sociali di una simile realizzazione nel centro urbano cittadino? Gli stessi introiti per la città si avrebbero anche nella sua realizzazione in altro sito”.
“Le nostre come quelle fornite dalle liste di maggioranza sono opinioni di parte, che come avrete avuto modo di leggere possono essere interpretate, ponendo gli stessi medesimi quesiti. Un’opera come quella di un forno crematorio nel centro urbano di San Salvo, è una scelta a nostro avviso che non dovrebbe gravare solo su singoli cittadini, seppur democraticamente eletti, per questo la nostra Costituzione, per questo il nostro Statuto comunale, offre uno strumento, che va oltre le logiche di appartenenza e opinioni soggettive, il Referendum”.