Paolo Palazzo, è il titolare di Rusty Room in corso Dante e Rusty in piazza, il più recente dei due, in piazza Diomede. Per lui, come per tanti suoi colleghi, il 26 aprile è il giorno in cui tornare ad accogliere i clienti ai tavoli – all’aperto – del suo locale.
Arriva il momento della ripresa del servizio al pubblico. Ma che mesi sono stati quelli appena trascorsi?
Di fatto, siamo chiusi al pubblico da quest’estate, tranne qualche spezzone a ottobre e tra gennaio e febbraio, in cui abbiamo aperto solo qui in piazza, il locale di corso Dante è chiuso da ottobre. Adesso si ricomincia dopo tanti mesi, confidando anche nel meteo favorevole, visto che il servizio al tavolo può essere fatto solo all’aperto. Saremo operativi in piazza Diomede, dove abbiamo la possibilità dei tavoli all’aperto. L’altro probabilmente non riaprirà nel periodo estivo, anche se dovesse esserci la possibilità di fare il servizio all’interno.
Un anno e mezzo fa il servizio di asporto e, soprattutto, la consegna a domicilio, erano servizi poco diffusi in città. Ora, per cause di forza maggiore, per molto tempo sono state le uniche opportunità per lavorare. Continueranno ad essere presenti?
È vero, erano delle rarità. Quella che era un’eccezione, come la consegna a domicilio, penso sia diventata una norma e non penso che verrà abbandonata nel futuro. Per necessità, è diventa un’opportunità e si è radicata. Io non la abbandonerò neanche quando finalmente finirà emergenza pandemica.
Riesce ad essere sostenibile e divenire un nuovo modello?
Non è sostenibile, in considerazione delle tante spese che si hanno. Lo si fa per non chiudere, per attutire delle perdite. Per come è impostata la mia attività è un’integrazione ma non può rappresentare il business in sé.
Il secondo locale è arrivato a cavallo della pandemia. Una bella scommessa in tempi non semplici.
Ho sempre voluto un secondo punto con l’opportunità di avere spazio all’aperto. Era un’idea che avevo già pensato di ritorno dall’Australia, dove gestivamo Juggler a Perth. Ho sempre avuto il pallino di fare il brunch, la colazione salata. Ho accelerato questo investimento per crearmi un’opportunità. È stato un azzardo che, probabilmente, mi ha fatto sopravvivere.
[ads_dx]Ormai conosciamo bene le regole di sicurezza, quelle del distanziamento. Come si affronta il lavoro quotidiano dovendo fare i conti con questi aspetti?
Non è sempre facile. Parlo per me ma credo di interpretare il pensiero di molti colleghi. Veniamo da un anno difficile, oltre alle perdite economiche che abbiamo avuto è stato un anno impegnativo dal punto di vista mentale, e si può perdere il controllo di qualcosa. Le norme sono utili, in questo periodo che andremo ad affrontare credo sia necessario che vi sia un controllo ma nei termini di buonsenso. Ci si augura che ci sia un minimo di tolleranza nel momento in cui si incorre nell’errore perché siamo davvero allo stremo delle nostre forze.
Si è discusso tanto, e si continua farlo, di ristori, sostegni e altre misure per la vostra categoria. Bastano per superare i mesi di chiusura?
Personalmente mi sono sentito abbandonato. Ci ho messo tutto l’entusiasmo, sono felice di poter stare aperto (con i servizi possibili), credo di aver creato una bella realtà. Voglio tenermi lontano dal discorso politico ma non credo che la categoria dei ristoratori – così come tante altre categorie – sia stata seguita come avrebbe dovuto.
Tra i temi di questi giorni, legati alle riaperture, c’è quello del coprifuoco alle 22. Lo trovi giusto?
È una questione delicata da affrontare. Esprimendo il pensiero del ristoratore che ha perso tanto e non vede l’ora di poter lavorare a pieno ritmo dico che bisogna ragionare step by step. Però avendo la flessibilità e la velocità di estendere questo limite se sarà il caso, ovviamente con tutte le precauzioni e le cautele necessarie. Dal momento in cui non ci danno degli aiuti è il momento di farci lavorare, garantendo la sicurezza di tutti.
Hai il timore che l’entusiasmo per la ripartenza possa portare a situazioni che poi, come accaduto in Sardegna passata da regione bianca a rossa, inneschino nuove chiusure?
Penso che il potenziamento delle vaccinazioni sia proteso ad evitare un’ondata autunnale. In questa fase bisogna concentrarsi sulle vaccinazioni, avere comportamenti responsabili e dar modo alla macchina economica di ripartire.
Con che spirito si affronta questo periodo storico come imprenditore, come guida di un gruppo di lavoro, come papà?
Ho cercato di fare in modo che le preoccupazioni diventassero precauzioni. Non ho dato modo che diventassero una predominante nel mio pensiero. Ho fatto in modo che questo diventasse occasione di sviluppo. Ho cercato di fare gruppo con il mio staff, i miei collaboratori sono rimasti tutti a lavorare con me. Abbiamo fatto quadrato con la mia famiglia, con la mia compagna che mi ha sostenuto moralmente. L’abbiamo vissuta davvero come una fase di attesa per poter ripartire.
Cosa chiederesti a chi governa per poter affrontare i prossimi mesi?
Chiederei di lavorare tutti assieme. Dobbiamo perseguire tutti assieme – istituzioni, enti pubblici, associazioni di categoria, commercianti – un obiettivo comune. Solo insieme si va da qualche parte. Chiedo di farci lavorare, rispettando le regole, senza eccessivi stress e ansie. Questo non vuol dire che ognuno può fare quello che gli pare. La ricetta per uscire da questa situazione è cercare di perseguire tutti un obiettivo comune. Dobbiamo fare squadra e uscire presto da questo tunnel.
La ripartenza è un primo passo verso l’estate. Come la immagini?
Devo essere positivo. Mi immagino una bella estate, sono ottimista.