Erano finiti anche a Vasto, in un capannone della zona industriale, i rifiuti smaltiti illegalmente da “una strutturata organizzazione criminale, operante tra Campania, Puglia e Abruzzo, dedita al traffico e allo smaltimento illecito in aree e depositi non autorizzati di ingenti quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi che dovevano essere conferiti in discarica”. A smantellare il sodalizio criminale è stata un’operazione eseguita dai comandi provinciali dei carabinieri di Bari e della guardia di finanza di Foggia, unitamente al Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata (SCICO) della Guardia di Finanza e ai Nuclei Operativi Ecologici dei Carabinieri di Bari e Pescara. Nell’operazione è stato impiegato anche
Questa mattina è stata eseguita l’ordinanza del gip del tribunale di Bari che ha portato alle misure cautelare per sei persone, tre a San Severo e tre nella provincia di Caserta. Tre sono stati gli arrestati, due con custodia in carcere e una ai domiciliari, e tre i divieti di dimora in Puglia e Abruzzo. Secondo gli inquirenti i sei indagati avevano organizzato un sistema per lo smaltimento irregolare dei rifiuti, per trarne vantaggio economico, attraverso lo stoccaggio in aree non autorizzate. I rifiuti erano provenienti da Comuni della provincia di Caserta, e accatastati in siti all’aperto o all’interno di capannoni industriali reperiti nella Provincia di Foggia e di Chieti. I rifiuti misti, classificabili come scarti della raccolta differenziata – cosiddetti “fine nastro” – sono stati scaricati e ammassati in capannoni industriali oppure accatastati in un’area recintata con muri alti oltre 4 metri, allo scopo di evitare che la discarica abusiva fosse visibile dalla strada.
Complessivamente sono state sequestrate 13.100 tonnellate di rifiuti speciali e beni per 1,6 milioni di euro, cifra del profitto illecito stimata dagli inquirenti.
[ads_dx]LE INDAGINI. L’imprenditore di San Severo oggi arrestato, già noto alle forze dell’ordine, in collaborazione con uno dei suoi fratelli – un terzo fratello è indagato a piede libero -, titolari di imprese nel settore del recupero di cascami e rottami metallici, e due imprenditori casertani, anch’essi fratelli, operanti nel settore dei servizi logistici,” ha sistematicamente e scientemente pianificato nei minimi dettagli, con ripartizione di ruoli e compiti – anche nel periodo in cui era sottoposto a misura restrittiva domiciliare per reati della stessa specie accertati in una precedente indagine condotta dall’Arma dei Carabinieri – il trasporto dalla provincia di Caserta a quella di Foggia e di Chieti di balle di rifiuti misti, recando grave e perdurante pregiudizio per l’ambiente e per i siti contaminati nonché destando allarme sociale nelle comunità dei territori inquinati”, spiega la DDA di Bari.
A far scattare le indagini era stato un sequestro, eseguito nel marzo 2018 dai finanzieri della Compagnia di San Severo, di una discarica abusiva realizzata all’interno di un capannone industriale sito in San Severo, dove erano state illecitamente ammassate 600 tonnellate di eco-balle di rifiuti indifferenziati riconducibili, come accertato da personale dell’ARPA Puglia e dal Consulente Tecnico della Procura, a scarti tessili, di plastica, gomma, legno, carta, che avevano diffuso esalazioni nauseabonde avvertite sin da fine agosto 2017.
I DEPOSITI ABUSIVI. Nel settembre 2018 era stata sequestrata una seconda discarica abusiva all’interno di un’area recintata di circa 3.500 mq, in agro di San Severo, di proprietà della famiglia dei fratelli sanseveresi indagati, dove erano state accatastate circa 10.000 tonnellate di balle di scarti di lavorazioni tessili, mischiati a plastiche ed altri rifiuti comunemente definiti “fine nastro” che nel tempo avevano rilasciato percolato sul suolo
La prosecuzione dell’attività investigativa ha permesso di identificare un capannone, di 1.600 mq., ubicato in agro del comune di Chieuti (FG), dove nel novembre 2018 sono state rinvenute ammassate a tutt’altezza – per 5 metri – 1.000 tonnellate di eco-balle costituite da scarti degli impianti di selezione e valorizzazione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata urbana. Le vetrate del capannone erano state opportunamente oscurate per impedire che dall’esterno potessero essere visibili le cataste di rifiuti.
IL SEQUESTRO A VASTO. Le indagini, coordinate dalla Procura Antimafia di Bari, avevano coinvolto anche i carabinieri del Noe di Pescara. Nel 2018 i militari avevano identificato un capannone nella zona industriale di Vasto, della superficie di 1250 mq., dove venivano trasportati e stoccati senza autorizzazione i rifiuti. I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico, intervenuti sul posto nell’ottobre 2018, un muro di 1.500 tonnellate di eco-balle alto 6 metri, maleodoranti, in cui erano compattati rifiuti misti, prevalentemente contenitori e imballaggi anche di sostanze pericolose. Le indagini dei militari, con un’azione di monitoraggio della zona, avevano portato all’interruzione dei viaggi di camion carichi dei rifiuti campani da depositare illegalmente. Secondo la ricostruzione degli investigatori l‘attività di accumulo nel capannone di Vasto era iniziata da poco e sarebbe proseguita oltre, visto che lo spazio occupato era il 10% del disponibile nel grande capannone. I militari, in quella circostanza, avevano fatto rapporto alla Procura della Repubblica di Vasto che poi, con lo sviluppo delle indagini ha trasferito i fascicoli a Bari.
Ora, con le indagini concluse, sarà anche possibile avviare le procedure per la bonifica del sito. Circostanza che potrebbe rivelarsi non semplice, visto quanto accade nella vicina San Salvo dove, in un capannone della zona industriale con 1000 tonnellate di rifiuti poste sotto sequestro, non si riesce a procedere alle operazioni di smaltimento [LEGGI].