Quattro linee da seguire per sopravvivere ed evitare nei prossimi anni oltre 2.100 esuberi, numero che si traturrebbe nella chiusura di Pilkington, Primo e Bravo. È quanto emerso dall’incontro-fiume tenutosi ieri tra i rappresentanti sindacali e il management della fabbrica che a San Salvo produce vetri per auto. L’ad ha ribadito ieri a Franco Zerra (Cisl), Emilio Di Cola (Cgil), Arnaldo Schioppa (Uil) e Maria Luisa Di Guilmi (Ugl) il concetto: senza azioni correttive, nel 2025, lo stabilimento centrale e quelli satellite rischiano di chiudere dipingendo uno scenario da bomba occupazionale per questa parte d’Abruzzo. Nella giornata di oggi è attesa una presa di posizione unitaria dei rappresentanti dei lavoratori.
La Nsg, il gruppo giapponese proprietario della Pilkington, ha annunciato già nel novembre scorso una ristrutturazione che costerà, nel breve periodo, almeno 2mila posti di lavoro nel proprio scacchiere globale per ammortizzare i devastanti effetti che la pandemia ha avuto su un mercato auto già in crisi. Il vecchio continente è quello che ha pagato di più e soprattutto nell’automotive a differenza dei vetri per l’edilizia.
La salvezza passa quindi – e non è una novità – intanto per l’uso degli ammortizzatori sociali: si continuerà con la cassa integrazione, ma si valuteranno altri strumenti messi a disposizione dal governo come i contratti di espansione. Alcuni lavoratori sono già stati interessati dal fondo “Nuove competenze”per una maggiore formazione sul posto di lavoro. C’è poi il “ridimensionamento degli organici delle strutture che coinvolgerà tutte le aree dello stabilimento”; ieri, Marcovecchio ha riferito ai sindacati dell’avvenuto dimezzamento degli stipendi dei dirigenti.
L’appello ai lavoratori sarà quello di cogliere l’opportunità di accedere prima – per chi può – alla pensione (dal 2018 sono un centinaio i lavoratori che hanno optato per un’uscita anticipata) ricalcando ciò che sta facendo la stessa Nsg in Giappone.
C’è poi il punto cruciale: l’ammodernamento delle linee per farsi trovare pronti quando il mercato uscirà dalla stagnazione. Gli interventi, alcuni già in atto, sono stati illustrati dal nuovo general manager Vincenzo Staunovo Polacco. Qui s’incardina direttamente la quarta misura che riguarda il destino del forno SS2. Si tratta dell’impianto più vecchio e necessita di un rifacimento. Il timore è che la Nsg, considerata la cinta stretta, non voglia sobbarcarsi ora la spesa di una ricostruzione in toto (l’estate scorsa il gruppo ha spento due forni in Giappone e Malesia). Per questo Marcovecchio ha chiesto alla casa madre un investimento di 2 milioni di euro per prolungare intanto la vita del forno di un paio d’anni. A stretto giro è attesa una risposta che già darà maggiori indicazioni sul futuro del colosso del vetro.