“Danni ambientale incalcolabili”. Si allarga il fronte dei contrari al faraonico progetto South Beach. L’intervento dovrebbe realizzarsi in territorio di Montenero di Bisaccia, sulla fascia costiera tra la spiaggia e il tracciato dell’A14: 160 ettari (circa 2 chilometri di lunghezza) da destinare a una nuova città orientata al turismo di lusso con 127 torri (alcune anche di 25 piani) e ville per un totale di oltre 11mila alloggi, 200 ristoranti, 4 alberghi e canali navigabili per ormeggiare la propria imbarcazione sotto casa [IL PROGETTO].
Il Comune di Montenero ha chiesto e ottenuto dalla Regione l’istituzione di un tavolo tecnico. In attesa della sua convocazione, la giunta ha riconosciuto di interesse regionale l’idea progettuale sollevando più di una perplessità.
L’insediamento, quanto di più lontano dal turismo e dalle caratteristiche di Abruzzo e Molise, se realizzato, modificherebbe in modo permanente quel tratto di costa. Tanti inoltre sono gli interrogativi sull’effettiva capacità di attrarre una mole di turisti “di lusso” in grado di rendere sostenibile nel tempo l’investimento da oltre 3 miliardi di euro evitando di costruire scatole di cemento destinate a restare vuote. Il progetto è stato presentato all’amministrazione comunale da un imprenditore canadese, George Cohen, sostenuto da un fondo finanziario cinese, così come confermato dal sindaco Simona Contucci ai microfoni di Moliseweb durante una diretta del collega Maurizio Varriano [GUARDA]. Il primo cittadino – che da anni propone l’istituzione della riserva naturale della foce del Trigno – incalzata dal giornalista non ha espresso una posizione decisa, ma ha dichiarato di essere favorevole a una, generica, promozione di quell’area.
“PROGETTO ESTRANEO A MOLISE E ABRUZZO” – Sul tema si sta esprimendo una moltitudine di associazioni e comitati. Tra questi è intervenuta la sezione di Campobasso di Italia Nostra che – unitamente a quelle nazionale, abruzzese e del Vastese – si dice disponibile ad “appoggiare ogni iniziativa futura che si renderà necessaria”.
Il presidente Gianluigi Ciamarra boccia su tutta la linea il progetto: “La zona interessata al progetto, rientrante nella istituenda riserva naturale della Foce del fiume Trigno, è una delle più suggestive del litorale molisano, laddove un mirabile e variopinto paesaggio rurale fa da cornice naturale all’ambiente marino. Riconosciuta di notevole interesse pubblico sotto il profilo paesaggistico e sotto il profilo archeologico per la presenza del tracciato tratturale L’Aquila-Foggia, essa è sottoposta alle rigorose normative di uso del piano Paesaggistico redatto dalla stessa Regione. L’area in questione costituisce una delle rarissime se non unica vasta superficie in condizioni di integrità, lungo tutta la costa adriatica, fatto salvo il Gargano. Una vera e propria oasi di naturalità che meriterebbe di essere immediatamente trasformata in parco o in riserva naturalistica e non in un indefinibile agglomerato di edifici tanto ingombranti e invadenti quanto palesemente estranei ai caratteri propri del territorio molisano e abruzzese, nonché della cultura della gente che da secoli lo abita. Prescindendo dai tanti rilievi critici di carattere idrogeologico per la natura dei luoghi, urbanistico per i turbamenti che la nuova urbanizzazione produrrà inevitabilmente sugli attuali equilibri territoriali e anche economici per via dell’impatto che si registrerà sulle attività turistiche e commerciali dell’hinterland, alcun pubblico interesse si coglie in tale intervento, che anzi va a sopprimere concreti interessi pubblici quali la conservazione del paesaggio, la tutela della natura e dell’economia locale che verrebbe fortemente sacrificata dalla presenza di una diversa offerta sostenuta da potenti interessi, pare stranieri. Il progetto, inoltre, è in pieno contrasto con i principi cardine del Piano Strategico Nazionale per il Turismo (sostenibilità, innovazione, accessibilità), essendo basato su principi obsoleti vecchi di 60 anni (cementificazione, privatizzazione di aree verdi e turismo elitario); principi che essendo stati richiamati in sede locale degli Stati Generali del Turismo per il Molise nel 2018, creano un evidente ossimoro con la posizione favorevole della Regione Molise al progetto. La sua realizzazione produrrebbe, come è facile immaginare, danni incalcolabili sul piano ambientale, paesistico, culturale e identitario su un tratto di costa dal fascino selvaggio ed ancora inesplorato. Italiache condividono le nostre osservazioni, appoggeranno ogni iniziativa futura che si renderà necessaria.
PETIZIONE ON LINE – Dello stesso avviso è il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo. “Mentre dilagano le chiacchiere sulla transizione ecologica – dice – la realtà del nostro Paese è quella che si continua a consumare suolo e a cementificare persino le nostre coste nei tratti ancora miracolosamente rimasti integri. Il progetto South Beach è stato fatto proprio con assoluta superficialità dal Comune di Montenero di Bisaccia, ma, cosa molto più grave, dalla giunta regionale del Molise che con una delibera del 29 marzo lo ha riconosciuto come di interesse regionale costituendo il tavolo tecnico del comitato per l’Accordo di programma”.
In attesa di conoscere una eventuale convocazione del tavolo tecnico, è stata lanciata una petizione on line destinata alla giunta regionale molisana. “South Beach non ha nulla di sostenibile – scrivono i promotori – anzi, al contrario, avrebbe effetti irreversibili sul territorio. Una colata di cemento senza precedenti che devasterebbe 160 ettari sulla costa molisana” [LA PETIZIONE].