“Qui c’è un danno erariale enorme. Ci sono macchinari buttati costati centinaia di migliaia di euro”. A parlare è il consigliere regionale Mauro Febbo che con la giunta di Gianni Chiodi (2009-2014) fu anche il titolare della delega alle Politiche agricole. L’ex assessore conosce bene il Cotir, il centro ricerche per le tecniche irrigue di contrada Zimarino: un fiore all’occhiello appassito e in totale decadenza, vittima di abbandono e ladri [GUARDA IL SERVIZIO].
Tornato alla ribalta con le immagini di zonalocale.it che raccontano la devastazione e i costosi macchinari lasciati a marcire, sarebbe ora auspicabile quanto meno, la tutela del resto del patrimonio. Sull’argomento è intervenuto il sindaco di Vasto Francesco Menna che ha chiamato in causa la Regione, proprietaria del sito.
[ant_dx]”Fino a quando ci sono stati D’Alfonso e Pepe, il Comune di Vasto non ha mosso una foglia. Quello che è successo è allucinante, sia nei confronti dei dipendenti sia per quanto riguarda l’abbandono”, è la replica a stretto giro di Febbo.
Secondo l’ex assessore – che nel 2016 e 2017 ha presentato due esposti alla Corte dei conti sulla situazione di degrado – oggi servirebbero oltre 5 milioni di euro per riattivarlo “oltre al fatto di dover trovare nuovi ricercatori che nel frattempo hanno preso altre strade.
All’interno dell’ex centro di ricerca c’è l’Nmr, un macchinario per la risonanza magnetica costato svariate centinaia di migliaia di euro. La schermatura, così come il pavimento sottostante, è stata divelta e portata via. “Quella macchina non poteva essere spenta, per riavviarla poi sarebbero servite operazioni molto costose, di 50-60mila euro, invece sono state tagliate le utenze creando un ulteriore danno”.
La chiusura del Cotir è avvenuta nel 2017, durante la giunta di D’Alfonso, ma problemi e declino hanno lunga data. Su questo Febbo, assessore con Chiodi, dice: “Io i soldi glieli facevo arrivare, magari non sempre in modo puntuale, ma poi recuperavamo. Avevamo due centri di ricerca importanti che hanno dato un senso alla nostra agricoltura e un’immagine internazionale di un certo prestigio; il Cotir con il vino, l’olio e alcune tipologie di grano”.
E il futuro? Oggi il Cotir è in liquidazione, ma questo non giustiica il totale abbandono del sito di competenza di quella Regione di cui Febbo è componente di maggioranza. “Il Cotir ha minimo tre milioni di debiti – replica – e c’è tutta quell’attrezzatura… non abbiamo la bacchetta magica. Lì ci servono 5-6 milioni per farlo ripartire e il personale qualificato che nel frattempo è stato ricollocato a differenza di amministrativi e manovalanza. Impensabile farlo con i nostri fondi, quelle somme non possiamo riservarle nel nostro bilancio. È arrivato il Covid che ci sta mettendo in ginocchio ed è chiaro che tutte le risorse vengono rastrellate e indirizzate verso l’emergenza sanitaria e per il sostegno all’economia. So che ogni tanto c’è la visita di qualche imprenditore, qualcosa si può prevedere. L’unica soluzione è una gestione privata“.
E la sicurezza del sito? “Lì c’è un liquidatore, che ha una responsabilità. Io cercherò di dedicarmici un po’, vediamo di trovare una soluzione con lui”.