Prosegue il viaggio di Zonalocale tra i quartieri di Lanciano e dopo una passeggiata tra i quartieri storici di Borgo e Lancianovecchia [LEGGI QUI], ci spostiamo nel salotto buono della città: corso Trento e Trieste.
Centro commerciale, di incontri e dello struscio dei lancianesi, corso Trento e Trieste negli ultimi anni ha cambiato il proprio volto grazie alla riqualificazione dello stesso ed alla nuova pavimentazione che ha portato la Presentosa ai piedi dei lancianesi. Centinaia di tessere e mattonelle in grès porcellanato hanno trasformato il corso in una sorta di opera d’arte a cielo aperto da ammirare sulle pagine dei giornali e fotografare come il miglior degli scatti instagrammabili 2.0. Un progetto imponente, realizzato con un mutuo da 1 milione 300 mila euro, che deriva da una convenzione tra il Comune di Lanciano, lo studio Ricci Spaini Architetti Associati e il Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza Università di Roma.
La natura dell’incarico si incentrava sulla riqualificazione dell’asse urbano per la sua completa ridefinizione come ambito pedonale relazionato agli usi commerciali e per le grandi manifestazioni culturali e religiose. Un nuovo volto di cui il corso, chiuso per anni da una tristissima transenna come nella più sconosciuta delle vie di periferia, aveva senza [mar_dx] dubbio bisogno ma che, nello stesso tempo, ha portato ad una serie infinita di polemiche e critiche.
Polemiche per la definitiva chiusura al traffico di tutta l’area del nuovo Corso Presentoso con l’eliminazione dei parcheggi a spina di pesce che, seppur in numero esiguo, secondo i commercianti della zona, aiutavano non poco le attività. Il braccio di ferro tra l’amministrazione ed i commercianti sulle pedonalizzazione dell’area è pressoché continuo in un botta e risposta in cui tutti hanno ragione ma nessuno ha torto. “Il corso di Lanciano – dicono i commercianti – è storicamente fatto per essere carrabile e permettere l’accesso delle auto nella sua interezza per favorire le attività commerciali”. Ma l’amministrazione spinge per una mobilità lenta, in cui le auto non siano più il fulcro della vita cittadina e la pedonalizzazione del centro città prenda il posto della sosta selvaggia in favore di spazi dedicati ai cittadini ed alla loro sicurezza, come accade nelle grandi città.
Le critiche arrivano invece soprattutto per la fragilità mostrata sin da subito dalla pavimentazione. Le continue rotture e le ripetute fratture delle mattonelle, soprattutto nelle intersezioni con via Dalmazia e via De Crecchio, unici punti rimasti carrabili, costringono gli operai del Comune a mettere toppe sempre più frequenti con tutte le relative problematiche alla viabilità ed alle tasche comunali per i lavori sempre più frequenti.
Ultimo, non di certo per importanza, nodo da sciogliere, la sorti dell’ultimo tratto del corso non ancora ripavimentato a causa della voragine apertasi nell’agosto 2018 [LEGGI QUI] da cui è partita una indagine del sottosuolo e del rischio idrogeologico della zona tra piazza Plebiscito e piazza D’Amico.
Una bellezza fragile, quindi, da mettere in mostra sulle più belle pagine delle riviste di arte e design ma che, nonostante tutte le più pregevoli intenzioni, non è riuscita a ridare vita al commercio del centro sempre più piegato dalla crisi e da mancate politiche ad hoc che lo tutelino.