Di cosa parliamo – Nella Giornata internazionale della donna, Zonalocale ha rivolto quattro domande a sei donne impegnate in politica: Dina Carinci, Anna Rita Carugno, Lina Marchesani, Alessandra Notaro, Angela Pennetta e Carla Zinni.
Ecco le risposte di Anna Rita Carugno, candidata a sindaco di Vasto del movimento Ora rispetto per tutti gli animali.
La politica locale è un mondo maschilista?
“Credo di poter esprimere un’opinione adeguata a questa domanda facendo ricorso ai numeri. Comincerei col contare le rappresentanti della Giunta di Vasto (tre donne contro otto uomini) per continuare col conteggio delle attuali consigliere (sette donne contro diciassette uomini). La disparità è evidente, com’è altrettanto lampante che il numero di genere rispecchia il peso che i due sessi riescono a mettere in campo. Questi numeri, secondo me, possono essere letti in due differenti modi. Il primo legato al minor numero di donne che manifesta interessamento attivo alla politica. Il secondo la minotre fiducia che la popolazione, sia maschile che femminile, tende ad avere nelle capacità di gestione della cosa pubblica da parte delle donne. È quel gioco dei ruoli, difficile da scardinare, che nasce dall’educazione impressa nelle famiglie tradizionali e dalla morale religiosa radicata ancora oggi nella nostra nazione. In ogni caso, rompere gli schemi dipende principamente da noi donne, sia in prima persona che come educatrici. Le elezioni amministrative di Vasto del 2021, a differenza degli anni passati, tendono molto al rosa, mi auguro che la scelta avverrà liberamente e senza pregiudizi”.
Sono utili le quote rosa in politica?
“Le quote di genere sono un blando tentativo di equilibrio di una rappresentazione pressappoco paritaria. Sebbene siano la spia dell’arretratezza culturale di un Paese, le quote di genere riflettono la reale mentalità degli italiani, che in molti casi la subiscono come un’imposizione anziché un’opportunità. Personalmente spero vivamente che se ne possa fare a meno molto presto”.
Nel suo ambiente lavorativo quanto è effettiva la parità?
“Posso riferirmi solo al passato, perché sono attualmente inoccupata. Ho avuto grandi soddisfazioni dalla mia professione di responsabile amministrativo e di contabile e, tranne qualche episodio negativo legato al fatto che la mia competenza ed esperienza mettessero in imbarazzo il titolare, ho subito come la maggior parte delle donne la disparità di retribuzione. La parità resta pura filosofia di una nazione dove a eguali competenze corrispondano differenze di trattamento lavorativo tra generi (uomini e donne) e tra settori (pubblici e privati)”.
Cosa si impegnerà a fare, se sarà amministratrice comunale, per le pari opportunità?
“A livello locale punterei a sviluppare e ad appoggiare quegli accordi che concedano al lavoratore una maggiore flessibilità oraria qualora si trovasse nelle condizioni di assistere un minore, un anziano o un disabile, senza essere discriminato in ambito professionale. Come amministratore comunale, potrei proporre norme che aiutino le famiglie nella gestione dei primi anni di vita dei figli per equilibrare il tempo tra casa e lavoro e, in quest’ottica, collaborare ad un serio progetto di smart working, destinato non solo all’amministrazione pubblica. Mi piacerebbe affidare a dei comitati di quartiere, previa sottoscrizione delle convenzioni necessarie, la cura del verde pubblico, di orti urbani o di animali del rione di appartenenza, affinché si possano creare degli angoli dedicati a quei nonni che, alla fine di questo tunnel pandemico, sperano di tornare a prendersi cura dei propri nipoti. Mi piacerebbe affiancare alla saggezza degli anziani la freschezza di studenti universitari a indirizzo sociale per dar loro la possibilità di accumulare esperienze reali con bambini e con ragazzi, ovvero il buonsenso di donne inoccupate, abili e capaci, per creare un’opportunità di lavoro stagionale, con l’ulteriore scopo di garantire un reddito a chi assiste. Mi piacerebbe estendere questa opportunità anche a ragazzi disabili, affinché possano interagire, attraverso il contatto della terra o il badare agli animali, non il mondo ‘normale’ e crescere serenamente. Utopia. Forse. Credo fortemente che disciplinare tutto ciò che riguarda la famiglia si traduca in un maggiore rispetto dell’ambiente che ci circonda, indipendentemente da chi in famiglia percepisce una retribuzione o dal suo ammontare”.