Dall’inizio della pandemia, sono aumentati in tutta Italia i casi di violenza sulle donne. Non fa eccezione il Vastese. Anche qui, come nel resto del Paese, cresce il numero delle richieste di aiuto “a causa della convivenza forzata della vittima con il carnefice”, racconta Teresa Di Santo, per il quindicesimo anno consecutivo presidente dell’associazione Emily Abruzzo, lo sportello che offre consulenza psicologica e legale alle vittime di violenza.
“Nonostante la pandemia e le restrizioni obbligatorie, la nostra attività di prevenzione e informazione, oltre che di accoglienza, non si è mai fermata”, spiega Teresa. “Riteniamo con convinzione che, se si educano i ragazzi oggi, ci saranno sempre meno violenze domani. Anche quest’anno, in occasione del Safer internet day, in collabotrazione con l’Unione nazionale vittime, di cui sono coordinatrice per l’Abruzzo, l’associazione Emily Abruzzo ha organizzato all’Itset Palizzi di Vasto un incontro sul cyberbullismo, incontro che si è ripetuto nel pomeriggio con il Comune di Cupello. È stato rinnovato il protocollo con il Comune di Cupello. L’associazione Emily ha deciso di promuovere periodicamente incontri di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne e del cyberbullismo nelle scuole del territorio e ha attivato una rete di collaborazione con l’Ufficio tutela minori e con le forze dell’ordine, grazie alle quali ha già preso in carico, seguito e risolto diverse e delicate problematiche”.
Proprio la concomitanza tra pandemia ed episodi di maltrattamento induce ad alzare ulteriormente la guardia: “C’è stato anche nel Vastese un aumento dei casi di violenza domestica. Sebbene le restrizioni relative al Covid possano aver ridotto la diffusione del virus, sembrano aver creato l’ambiente ideale per l’aumento della violenza domestica e dei maltrattamenti a causa della convivenza forzata della vittima con il carnefice e della minore probabilità di chiedere aiuto, come dimostrano le numerose telefonate allo sportello e i diversi casi seguiti dalle professioniste, tra i quali un tentato stupro. La reclusione stessa, oltre ad acuire l’aggressività delle condotte, finisce per rendere più complessa la richiesta d’aiuto e quindi il sommerso potrebbe essere maggiore che in condizioni normali”.