Le chiusure prolungate dei negozi stanno portando i clienti ad abituarsi ad altre modalità di acquisto. Un trend che rischia di diventare irreversibile, con una contrazione degli affari nel settore moda che tocca l’80% ed il 50% nei primi due mesi dell’anno, specie nei Comuni che insistono nella vasta area metropolitana di Chieti e Pescara. È il dato drammatico fornito dalla Federazione Moda Italia di Confcommercio che fotografa una situazione difficile a livello nazionale, a causa della prolungata pandemia da Covid-19.
A livello locale le cose vanno addirittura peggio a causa delle chiusure disciplinate nel primo scorcio del 2021 che hanno imposto un repentino stop anche alla stagione dei saldi. Basti pensare che nei primi due mesi del 2021, secondo Federmoda Confcommercio, a livello nazionale il comparto dell’abbigliamento, delle calzature, delle pelletterie e degli accessori ha subito una contrazione del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, calo raddoppiato in Abruzzo a causa della zona rossa istituita nell’area metropolitana Chieti-Pescara per il mese di febbraio. “Il 2020 – spiegano Marisa Tiberio e Riccardo Padovano, presidenti, rispettivamente, delle Confcommercio di Chieti e Pescara – è stato un anno difficile per il retail nazionale e abruzzese e le prospettive per il primo trimestre sono catastrofiche. Queste ulteriori chiusure, senz’altro necessarie per la tutela della salute pubblica, considerata la pressione sugli ospedali abruzzesi e in particolare sui nosocomi di Chieti e Pescara, stanno tuttavia creando una forte frustrazione, che si fa strada tra gli imprenditori del retail che stanno pagando un prezzo altissimo per le ulteriori pesanti restrizioni con l’angoscia di non poter sopravvivere all’emergenza economica”.
Restrizioni che vengono avvertite come “un’ingiustizia dal momento che la categoria rispetta elevati standard di sicurezza. Al danno, poi, si aggiunge la beffa: non ci sono stati ristori per le chiusure di dicembre, di gennaio, né per quelle di febbraio, e delle prime due settimane di marzo“. Restano indispensabili, secondo Federmoda Confcommercio, un contributo sulle eccedenze di magazzino e un intervento sull’abbattimento del costo dei canoni di locazione.
“Chiediamo per le nostre imprese della moda un effettivo risarcimento, quindi un correttivo rispetto ai ristori che sono stati erogati ad aprile e se la situazione sanitaria non dovesse migliorare a breve, tanto da prevedere altre chiusure chiediamo al presidente Marsilio – affermano Tiberio e Padovano – che si faccia carico di proporre ai referenti del Governo soluzioni alternative a quelle finora applicate, come la previsione di riaperture con alternanza anti/post meridiana o anche a giorni alterni, perché è evidente che dopo un anno tutte le attività sono diventate essenziali e che la modalità dei codici Ateco non ha funzionato. Le nostre imprese rischiano di fallire con migliaia di famiglie sul lastrico”.