Un detenuto si è tolto la vita nel carcere di Vasto. A comunicarlo è il Sappe, sindacato degli agenti di polizia penitenziaria, “prendendo fortemente le distanze dall’operato della direzione vastese, dal provveditore regionale e dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria della casa lavoro con annessa sezione circondariale”.
“Questa organizzazione sindacale – afferma in una nota Giovanni Notarangelo, segretario locale del Sappe – non è più disposta a totterale le mancanze da parte delle istituzioni sia a livello locale che nazionale, il personale di polizia penitenziaria è allo stremo delle proprie forze, il turno notturno, quando va bene, è assicurato da cinque agenti compresa la sorveglianza generale, mancano progetti affinché gli internati (per la maggior parte soggetti psichiatrici, socialmente pericolosi ma che nel contempo vivono un senso di frustrazione e abbandono) siano impegnati a livello lavorativo”. Di conseguenza, i reclusi trascorrono le giornate “oziando per la maggior parte del tempo in cella”.
Secondo il sindacato, “è inaccettabile che poliziotti con oltre trent’anni di servizio e prossimi alla pensione debbano andare incontro ad eventuali procedimenti penali quando le responsabilità sono da ricercare in un sistema penitenziario che non funziona, che fa acqua da tutte le parti, che decreta – sostiene Notarangelo – il fallimento dello Stato italiano”.
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