Organizzazioni sindacali preoccupate per il futuro della Esplodenti Sabino, l’azienda nella quale il 21 dicembre 2020 hanno perso la vita Nicola Colameo, Paolo Pepe e Carlo Spinelli. Dal giorno della tragedia il sito è chiuso per permettere le indagini e, poco prima della fine dell’anno, la prefettura ha sospeso la licenza della ditta che si occupa di demilitarizzazione di munizioni ed esplosivi.
Sul fronte dell’inchiesta sono ancora tanti gli interrogativi sulle cause dell’esplosione che ha cancellato tre vite. Parallelamente si fanno forti i timori per la ripresa dell’attività e per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali (sono circa 80 i dipendenti della ditta).
Il 1° febbraio scorso le organizzazioni sindacali (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil) e le rsu hanno avuto un incontro con la direzione aziendale e i rappresentanti di Confindustria e la preoccupazione sembra essere fondata. “Abbiamo sollecitato la Esplodenti Sabino a farsi carico delle retribuzioni dei dipendenti che sono attualmente in cassa integrazione – spiegano i sindacati – I referenti aziendali, nel sottolineare l’attuale difficoltà finanziaria conseguente al totale blocco produttivo dell’azienda, hanno garantito il pagamento della sola mensilità di gennaio. Con l’occasione hanno anche dichiarato di non poter escludere una possibile chiusura del sito produttivo“.
[ant_dx]Da qui, quindi, l’auspicio dei rappresentanti dei lavoratori è che possa chiudersi il prima possibile la fase delle indagini: “L’azienda ha confermato di essersi messa a totale disposizione degli inquirenti. Preoccupati dei possibili sviluppi negativi che il prolungamento della inattività aziendale potrà determinare, auspichiamo che la Procura della Repubblica di Vasto faccia tutto il possibile affinché si portino a compimento le indagini in tempi celeri, ovviamente compatibili con le necessità istruttorie, che possano permettere la ripresa, anche parziale, dell’attività lavorativa. Tanto al fine di garantire i livelli occupazionali oggi esistenti presso la Esplodenti Sabino e scongiurare la ventilata chiusura aziendale”.