Nella sanità privata convenzionata con la Regione “il rinnovo contrattuale diventi un prerequisito fondamentale per mantenere l’accreditamento” e, di conseguenza, avere i fondi regionali per le cure prestate ai pazienti. La richiesta di superare precariato e carenza di personale arriva dal segretario regionale della Cgil Fp sanità convenzionata, Dario Leone.
In piena seconda ondata della pandemia e dopo i contagi di pazienti e personale nelle Rsa, gli operatori della sanità privata si sentono di serie B e di serie C, “guadagnano 1200 euro medi al mese” e “quotidianamente lavorano gomito a gomito con colleghi assunti con le cooperative e con le agenzie e molto spesso troviamo medici a consulenza“. Professionisti che, appena possono, cercano una prospettiva migliore negli ospedali pubblici o nelle grandi cliniche private. Di conseguenza, “questo esodo sta riducendo la forza lavoro nella sanità socio sanitraria”, con il rischio che le Rsa “vadano in tilt e nessuno avverte oggi l’urgenza di avviare delle trattative. Nel frattempo, al personale rimasto per garantire la continuità assistenziale vengono sospese le ferie”. Inoltre, ai lavoratori “spesso capita di essere richiamati in servizio anche nei giorni di riposo”, oltre a subire la pressione psicologica causata dal rischio contagio.
Leone chiede “una task force che riconosca salari, diritti e professionalità ai lavoratori delle strutture socio sanitarie Rsa e dei centri ambulatoriali di riabilitazione”, perché il contratto “scaduto da molti anni sottoscritto da alcuni sindacati autonomi ha sancito un passo indietro per condizioni di lavoro e tutele, aumentando le ore di lavoro, passate da 36 a 38, riducendo i salari introducendo il super minimo, ma soprattutto tagliando i diritti”.