Tamponare gli effetti dello spopolamento riportando sul territorio in veste di turisti proprio i discendenti di coloro che partirono tanti anni fa alla ricerca di miglior fortuna. È questo il cuore del progetto “Terra delle Radici” proposto dai Comuni di Carunchio, Castelguidone, Castiglione Messer Marino, Celenza sul Trigno, Fraine, Montazzoli, Roccaspinalveti, Schiavi d’Abruzzo e Torrebruna insieme all’associazione Centro Studi Alto Vastese e Valle del Trigno e alla pro loco di San Giovanni Lipioni.
L’obiettivo è sviluppare un turismo con il quale ristabilire un contatto con i discendenti degli emigrati e con le associazioni di abruzzesi nel Mondo. Per farlo il primo passo è quindi creare un database contenente le informazioni degli emigrati partiti dai paesi coinvolti per intercettare i parenti potenzialmente interessati a tornare nel loro territorio di origine.
Basti pensare che, stando ai dati Istat presi in considerazione dai promotori, che i Comuni coinvolti contavano, nel primo censimento del 1861, 22.791 abitanti; al 31 dicembre 2019 gli abitanti delle stesse località sono scesi a 7.532. Nella zona di localizzazione di “Terra delle Radici”, i flussi migratori si sono concentrati (tra la seconda metà dell’800 e il 1920) verso l’Argentina, gli Stati Uniti, il Venezuela e i Paesi europei: Belgio, Svizzera, Francia e Germania. Spesso le partenze avvenivano in piccoli gruppi, i primi [ant_dx]membri di una famiglia venivano poi raggiunti dal resto del nucleo. Così, nelle città estere, meta dello spostamento, si ricreavano comunità e associazioni di italiani residenti all’estero e quartieri con una forte presenza di compaesani. Molte di queste associazioni sono attive ancora oggi e il progetto guarda soprattutto a loro.
Non sempre i viaggi avevano un esito positivo. Basti ricordare la tragedia dell’Utopia, il piroscafo per l’America che si inabissò con 880 passeggeri nella baia di Gibilterra: 562 le vittime, tra loro 15 frainesi partiti per cercare una vita migliore (altri 3 si salvarono, LEGGI).
Come detto, per iniziare bisogna creare il database, come conferma Marco Cirulli, presidente del Centro Studi su menzionato e referente tecnico del progetto: “Il primo passo è digitalizzare gli archivi comunali per realizzare il database genealogico. Il bacino d’interesse del Turismo delle Radici contempla tra i 60 e gli 80 milioni di discendenti degli emigrati italiani nel mondo. Tale turista non è un semplice viaggiatore, ma custode e ambasciatore dei territori coinvolti nella sua storia familiare: la componente emotiva gioca un ruolo fondamentale. Per tali turisti abbiamo pensato ad attività come la ricostruzione dell’albero genealogico, la visita a parenti e ai luoghi frequentati dalla famiglia d’origine, visite guidate, laboratori per rivivere le tradizioni locali. Fulcro del progetto saranno un centro studi e documentazione dell’emigrazione e un museo multimediale dell’emigrazione dove insieme a documentari, video, foto, lettere e oggetti, sarà presente un database degli alberi genealogici al quale si potrà accedere anche attraverso un portale web dedicato”.
L’idea, prima della condivisione con i Comuni e le altre associazioni, è nata inizialmente dal Centro Italico Safinim di Schiavi d’Abruzzo che ha partecipato a un bando regionale per le associazioni aderenti al Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo (C.R.A.M.) per creare una connessione tra le associazioni presenti sul territorio italiano e quelle degli emigrati all’estero. “Attraverso la collaborazione con l’associazione degli Abruzzesi in Paraguay – continua Cirulli – abbiamo intrapreso un percorso per la costruzione di un database dedicato agli alberi genealogici degli emigrati. Da lì l’idea di estendere e ampliare questo progetto: l’opportunità si è presentata con il bando del Gal Maiella Verde per la creazione di una Comunità di progetto in un’area, quella dell’Alto Vastese, storicamente interessata dal fenomeno dell’emigrazione e quindi dello spopolamento”.
I Comuni coinvolti, a esclusione di Castiglione Messer Marino e Roccaspinalveti, oggi contano tutti meno di 1000 residenti, per questo l’ambizioso obiettivo a lungo termine è quello di “cercare di invertire la tendenza dell’abbandono ed evitare un ulteriore spopolamento dell’area innescando una piccola economia locale per chi ancora vive in questi territori. Sarebbe bello cominciare a vedere le prime presenze sul territorio già tra un anno. Sappiamo anche che per creare un’economia circolare locale che stimoli la crescita di nuove attività imprenditoriali il percorso non è breve, ma ci crediamo e vogliamo riportare le persone a vivere e riabitare la Terra delle Radici”.