In occasione della 55ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Papa Francesco dedica il suo Messaggio al tema dell’informazione, al coraggio dei giornalisti e alle insidie del web. “Vieni e vedi”, sottolinea il Santo Padre, facendo leva sull’importanza del “vedere di persona” perché “alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza”.
Nel Messaggio il Pontefice ricorda ai fedeli che “per poter raccontare la verità della vita che si fa storia è necessario uscire dalla comoda presunzione del ‘già saputo’ e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà […] Desidero quindi dedicare il Messaggio, quest’anno – scrive il Santo Padre – alla chiamata a ‘venire e vedere’, come suggerimento per ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione ordinaria della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale”.
Papa Francesco parla del tema dell’informazione e del “rischio di un appiattimento in ‘giornali fotocopia’ o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata”. E si sofferma anche sulla crisi dell’editoria e sul timore che questa possa portare a “un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più consumare le suole delle scarpe, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni”.
Diritto e dovere di cronaca che il Pontefice ritrova anche nei passi del Vangelo dedicati al primo incontro dei discepoli con Gesù. “Ai primi discepoli che vogliono conoscerlo, dopo il battesimo nel fiume Giordano, Gesù risponde: «Venite e vedrete» (Gv 1,39), invitandoli ad abitare la relazione con Lui. La fede cristiana inizia così. E si comunica così: come una conoscenza diretta, nata dall’esperienza, non per sentito dire. Il ‘vieni e vedi’ è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio, perché per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga“.
E nella giornata in cui si celebra San Francesco di Sales, patrono di stampa, giornalisti, autori e scrittori, è proprio ai portavoce dell’informazione, che il Papa dedica il suo pensiero. “Anche il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione. Dobbiamo dire grazie al coraggio e all’impegno di tanti professionisti – giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità“.
Non si può parlare di comunicazione senza parlare di internet. A questo proposito, il Pontefice torna a parlare di opportunità e rischi del web. “La tecnologia digitale – scrive – ci dà la possibilità di una informazione di prima mano e tempestiva, a volte molto utile. È uno strumento formidabile, che ci responsabilizza tutti come utenti e come fruitori. Ma sono diventati evidenti a tutti, ormai, anche i rischi di una comunicazione social priva di verifiche. Abbiamo appreso già da tempo come le notizie e persino le immagini siano facilmente manipolabili, per mille motivi, a volte anche solo per banale narcisismo. Tale consapevolezza critica spinge non a demonizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti. Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere”.
Nella comunicazione, però, nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona, sostiene il Santo Padre. “Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti. La parola è efficace solo se si ‘vede’, solo se ti coinvolge in un’esperienza, in un dialogo. Per questo motivo il ‘vieni e vedi’ era ed è essenziale. Tutti gli strumenti sono importanti, e quel grande comunicatore che si chiamava Paolo di Tarso si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social; ma furono la sua fede, la sua speranza e la sua carità a impressionare i contemporanei che lo sentirono predicare ed ebbero la fortuna di passare del tempo con lui, di vederlo durante un’assemblea o in un colloquio individuale”.