Durante questo viaggio stiamo ascoltando: Sunday Morning (The Velvet Underground, Nico, 1967)
Più ci si avvicina a questo luogo e più ci si sente invasi da una forma di misticismo.
Si può essere credenti o atei, agnostici o chissà cos’altro, ma è innegabile che avvicinarsi all’Eremo di San Domenico, a Villalago in Abruzzo, provochi nella maggior parte di noi una serie di sensazioni particolari.
Prima di tutto, pace e benessere, poi un non so che di purezza interiore che ci invita al pensiero e alla riflessione.
Affacciato su un lago dalle acque calme, trasparenti e color smeraldo con delle montagne severe tutt’attorno.
Sarà per il meraviglioso contesto naturalistico in cui è stato costruito o per la storia di San Domenico che sembra aleggiare ancora, ma visitare questo luogo ti mette, inevitabilmente, in confronto con te stesso, davanti ad uno specchio da cui è impossibile sottrarsi.
In questa breve nota di viaggio, ti vorrei raccontare qualcosa sulla Grotta di San Domenico e delle sensazioni che la visita di questo luogo mi ha provocato.
Dal lato sinistro dell’altare si percorrono alcune ripide scale di pietra che portano ad un caverna dove il santo viveva, dormiva e pregava. Ho realizzato un breve video che ti posto qui sotto che rende bene l’idea del luogo.
La Grotta di San Domenico, se visitata con l’attenzione che merita, è un luogo che destabilizza. Anche chi si trova “distante” dalla religione “classica” (come per esempio chi vi scrive), trova in questo luogo una serie enorme di input che portano gli animi predisposti alla curiosità e al dubbio a farsi, inevitabilmente, una serie di domande.
Perché scegliere di vivere così? Perché cercare le scomodità e goderne? Perché il freddo, i dolori, la solitudine? Se penso alla vita di San Domenico mi vengono in mente due caratteristiche: solitudine eremitica e minimalismo.
Domenico, l’eremita. Mi ricordo, non so chi, che mi parlò della differenza che c’è tra “stare da soli” e ”sentirsi soli”.
La prima condizione, “stare da soli”, – a differenza della seconda che ha un velo negativo – ci racconta uno stato positivo dell’essere umano che, nel silenzio e nella meditazione, trova il modo di stare bene, di dare vita alla creatività, di “rimettersi in asse” con sé stesso, di progettare, espandere le sue capacità, studiare e migliorarsi.
Domenico, il minimalista. Perchè cerchiamo negli oggetti quello che, invece, sarebbe più giusto e naturale trovare nelle persone? Perché abbiamo troppi oggetti nelle nostre vite di cui non riusciamo a disfarci? Perché ne cerchiamo sempre di più? Perché nei momenti non semplici, compriamo oggetti anziché cercare la vicinanza umana?
Sembrerebbe azzardato, durante una visita dell’Eremo di San Domenico, tirare in ballo Tyler Durden uno dei protagonisti del film Fight Club. Provo a raccontare perché vedo vicinanza tra le due figure, seppur lontanissime.
San Domenico è stato senza dubbio un minimalista. Ha rinunciato a tutto. Forse perché capì che gli oggetti e, di più, il loro possesso, creano spesso l’infelicità o una felicità effimera e che, dopo l’euforia, scompare.
Tyler Durden (interpretato da Brad Pitt), in uno dei punti più filosofici del film, con la sigaretta appesa al labbro, sentenzia: “Compriamo cose che non ci servono con soldi che non abbiamo per impressionare gente che non ci piace”.
Forse, più oggetti abbiamo a cui pensare e di cui dobbiamo “prenderci cura”, meno ci stiamo dirigendo verso la reale felicità? La felicità si misura in ricchezza o, invece, in mancanza di bisogno di oggetti materiali?
In un certo senso, capisco l’approccio minimalista e lo condivido, anche se penso sia difficile in questa epoca storica ambire a questo tipo di scelte così radicali e, sicuramente, fuori dal tempo come quelle che fece San Domenico.
Ma magari, nella forma moderna, il minimalismo potrebbe assumere aspetti interessanti e perseguibili?
Limitare i consumi, ad esempio. Avere a cuore davvero l’ambiente e la sua conservazione, eliminare il superfluo dalle nostre vite, aggiustare le cose prima di ricomprarle nuove. Magari, anziché oggetti, regalare il nostro tempo che, in realtà, é la cosa più preziosa che abbiamo.
Potrebbero essere queste le “forme” minimaliste che, oltre a noi stessi, farebbero bene anche alla società in cui viviamo? Ad ognuno la propria risposta.
Ci riavviciniamo all’auto e, guardando l’ultimo scorcio sul lago, penso anche ad una delle riflessioni più alte e illuminanti dello scrittore ed esploratore Bruce Chatwin.
Chatwin, di ritorno da uno dei suoi viaggi di scoperta, scrisse: “Oggi più che mai gli uomini devono imparare a vivere senza gli oggetti. Gli oggetti riempiono gli uomini di timore: più oggetti possiedono, più hanno da temere. Gli oggetti hanno la specialità di impiantarsi nell’anima, per poi dire all’anima che cosa fare”.
Resto in silenzio, in riflessione, com’è giusto che sia in questo luogo.
Saliamo sull’auto e ripartiamo. Quale sarà la prossima tappa del diario di viaggio “La Bellezza ai tempi del Covid”?
Roberto De Ficis – Travel & Food Blogger
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*il viaggio e le fotografie sono state realizzate tra il mesi di maggio e ottobre 2020 nel pieno rispetto delle regole anti covid e seguendo accuratamente le disposizioni dei vari DPCM in vigore.
Durante questo viaggio stavamo ascoltando: Sunday Morning (The Velvet Underground, Nico, 1967)