A 25 anni decide di lasciare il lavoro in fabbrica per investire in un’azienda bio, ma rischia di diventare confinante con una discarica di rifiuti industriali. È la storia di Felice Travaglini, giovane di Furci, proprietario di alcuni terreni in località “Cicella” dove è in progetto la discarica per rifiuti speciali non pericolosi della Vallecena srl dell’imprenditore vastese Gianni Petroro.
La vicenda è ormai nota, si protrae tra bocciature, varianti e ricorsi da 15 anni, per una vasca da 150mila metri cubi che ospiterebbe rifiuti industriali per 6 anni (la stima sulla vita della discarica è stata fatta dalla stessa società che stima 25mila metri cubi di rifiuti all’anno) per poi essere richiusa cessando così l’iniziativa imprenditoriale [QUI L’ELENCO DEI RIFIUTI AMMISSIBILI].
[ant_dx]Il timore non è solo di Travaglini, ma anche di altri agricoltori della zona, alcuni dei quali hanno preso parte alla manifestazione contro le discariche nella primavera 2019. I più anziani ricordano la presenza di sorgenti in quegli stessi terreni, la relazione della Vallecena parla di “assenza di falde permanenti”. Questo punto è stato in parte contestato dal comitato Via che nelle prescrizioni del 2018 obbliga la società a monitoraggi trimestrali per verificare la presenza della falda acquifera.
L’abitazione del giovane dista circa 500 metri dal sito individuato dalla società, ma i terreni destinati alle colture biologiche sono attigui. La beffa, inoltre, è che gli appezzamenti di proprietà del 25enne si trovano a monte e a valle dela futura vasca, circostanza che rende davvero difficile pensare a una certificazione bio.
Per quanto riguarda l’iter del progetto, l’11 novembre scorso il Tar ha sospeso i lavori della ditta e domani, 16 dicembre, si discuterà il ricorso del Comune.
Il caso di Travaglini non è l’unico che riguarda siti agricoli compromessi dai progetti di discarica in quella zona. In territorio di Cupello basta ricordare l’emblematica vicenda di Alfonso Bellano che è stato “espropriato” dalla colata di terra di risulta degli scavi per la terza vasca del Civeta e che ora non può più coltivare una parte di campagna [LEGGI].
In attesa della decisione del tribunale amministrativo, il sentore è che Valle Cena sia già stata tacitamente destinata a diventare la valle dei rifiuti. Ad oggi ci sono le tre discariche del Civeta (la cui terza vasca, gestita dalla Cupello Ambiente, è finita al centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Vasto di cui si sono perse le tracce), c’è l’impianto in dirittura d’arrivo dopo 15 anni di Petroro e c’è il progetto di maxi discarica da oltre 450mila metri cubi della stessa Cupello Ambiente bocciata dal comitato Via e per la quale la ditta ha presentato ricorso al Tar dell’Aquila.
Che ormai quella parte di territorio sia ormai destinata alle discariche sembra emergere anche dalla relazione tecnica della Vallecena srl: “Proprio a tal fine è nata l’iniziativa di Vallecena, con una scelta localizzativa a ridosso di una delle aree a più forte industrializzazione della Regione, in un contesto ambientale, peraltro già vocato a tali utilizzi, che consente, per le sue caratteristiche intrinseche, di ridurre al minimo i potenziali impatti”.