“Non si può sventrare un territorio per trasformarlo in un luna park”, scandisce Nicholas Tomeo. In una decina di parole, la sintesi della posizione degli ecologisti vastesi. Stamani un gruppo di ambientalisti si è ritrovato prima sulla Via verde della Costa dei trabocchi, ancora in costruzione, poi in piazza Rossetti per ribadire il “no” al regolamento (per ora solo una bozza) della Provincia di Chieti, che apre ai privati. Ma, per loro, strutture sportive, aree parcheggio, bar e ristoranti sono come fumo negli occhi, perché “nelle aree protette si fa tutela ecologica”.
“Andare a mettere le mani su un qualunque tipo di urbanizzazione o di fruizione su quelle aree vuol dire sacrificare la parte naturalistica della Via verde”, tuona Lino Salvatorelli, presidente locale dell’Arci. “Va precisato: non è che noi siamo contrari ai servizi lungo la Via verde. Ma vogliamo ricordare che la Via verde passa attraverso decine e decine di chilometri già urbanizzati”.
“Tutto quello che c’è al di fuori della Via verde – afferma Salvatorelli – può trarre vantaggio da essa, a patto che non si replichi quello che già c’è. Anzi, per come è stato concepito questo piano della Provincia, le nuove attività andrebbero a fare concorrenza a quelle che già esistono. Le aree di risulta devono rimanere a fruizione pubblica, non devono essere date in concessione ai privati. Siamo favorevoli alle soste per i ciclisti, magari ogni tanto ci può stare una piccola officina, però a gestione non dico pubblica, ma almeno con le associazioni che operano in quel campo; possono esserci degli affacci al mare, il ripristino degli accessi al mare, le soste archeologiche, alcune piazzole per la rigenerazione forestale, anche con i soldi del Recovery fund, e poi i bagni e le docce, naturalmente con un’architettura sostenibile”.
“Sono 53 – spiega Tomeo mostrando le cartine – le aree interessate da Ortona a Vasto, su cui, ad esempio, si dà un diritto di prelazione ai traboccanti per adibire fino a 500 metri quadri ad aree per la sosta, anche lato mare. Aree che verrebbero concesse per un periodo decennale rinnovabile. Sono passati 13 anni dall’approvazione della legge 5 del 2007 sul sistema delle aree protette, che non è mai stato messo a regime e adesso capiamo anche le motivazioni di questa mancata attuazione”. Le aree della ferrovia dismessa “verrano date per fare impianti sportivi, ombreggi, pareti da arrampicata, campi da calcetto. Mancano la Valutazione di incidenza ambientale e la Valutazione ambientale strategica con le osservazioni dei cittadini. Senza questi strumenti – sostiene Tomeo – il regolamento è illegittimo”.