Durante questo viaggio stiamo ascoltando: This Must Be the Place / Naive Melody (Talking Heads, 1983)
Un lungo ponte che sembra volare sullo specchio d’acqua. Sulla destra le rocce grigie delle montagne molisane che segnano la divisione con la regione Lazio e, più sotto, il lago.
Accostiamo l’auto e prendiamo uno dei sentieri che porta sulle rive.
Alcuni signori sono in silenzio, seduti sulla riva, mentre con le loro canne da pesca trovano un bel modo per rilassarsi con il lento sciabordio delle onde.
“Che fortuna questo colore, oggi?”, dico.
“È quasi sempre così il nostro lago”, mi risponde uno di loro.
“Da dove possiamo vederlo in tutta la sua bellezza?”, chiedo ancora.
“Sicuramente da su, dal paese, lì potrete vederlo che bello che è”.
Ci sediamo sul prato e guardiamo il lago per un po’, poi risaliamo in auto e ci dirigiamo verso il paese.
Arriviamo nella piazza centrale di Castel San Vincenzo, mentre le campane suonano a festa, decine e decine di colombe in volo che dal campanile della chiesa si mescolano col cielo azzurro, la banda che suona e coriandoli e cotillon nell’aria, fiato alle trombe e fuochi d’artificio.
Scherzi a parte. Nulla di tutto questo. L’accoglienza nei piccoli paesi è fatta dalle piccole, ma più autentiche, cose.
Dagli sguardi veloci degli abitanti del luogo per inquadrate chi siamo, dai sorrisi più o meno nascosti e da varie dimostrazioni di disponibilità.
Un nonno seduto sulla panchina che alza leggermente il suo cappello borsalino o muove il bastone in segno di saluto o come, per esempio, il passo di un signore che si fa rallentato perchè ha capito che vorremmo chiedergli qualcosa e temporeggia prima di allontanarsi. Me ne accorgo e vado.
La messa è appena finita e le persone si fermano per qualche chiacchiera fuori dalla chiesa. Incrocio lo sguardo con un uomo sulla sessantina e vado verso di lui.
Mi avvicino (ma a distanza), alzo il dito come per fare una domanda. “Devi andare al bagno bel giovinotto?”, mi chiede scherzando.
Io gli sorrido e gli dico: “Bellissimo il vostro paese. Ma… dove avete nascosto la vernice?”, indicando il lago che si apre sul belvedere con un colore incredibile.
Lui mi risponde: “Avremmo bisogno di una vernice diversa per ogni stagione e per ogni ora del giorno, il colore del nostro lago cambia sempre”.
Il fatto che abbia detto nostro mi fa venire la pelle d’oca. Mi capita sempre così ogni volta che sento una manifestazione di attaccamento al luogo in cui si vive. Non è un attaccamento egoistico, ma di sano orgoglio, proprio come in questo caso.
Guardo il lago e sembra davvero che un pittore gigante venuto fin qui con lunghi passi attraverso le montagne, proprio da quelle possenti che si elevano dalla sponda destra, avesse dato una striscia di colore creando questo lago.
I colori sono un aspetto davvero importante per il borgo di Castel San Vincenzo.
Procediamo visitando la parte più antica che è davvero ben curata e accogliente. Dalla chiesa, alla porta storica e poi, con una leggera salita, si va verso il borgo vecchio con case in pietra e vie silenziose.
Dicevo dei colori… La parte antica ne conserva tanti, dai più accessi ai meno, fino ad arrivare davanti uno scorcio che non esagero se dico che è uno tra i più belli d’Italia e che puoi vedere nella foto qui sotto.
Mi piacerebbe conoscere l’artefice di tutto questo, per ringraziarlo di persona per aver creato questo autentico angolo di bellezza che mi convince ancor di più delle grandi potenzialità turistiche che hanno i nostri piccoli borghi d’Abruzzo e Molise.
È riuscito a “fondere”, idealmente, la pietra viva, nuda, con i fiori, le piante, i profumi, le sensazioni, la storia e le tradizioni di questo borgo.
Se sei tu l’artefice e stai leggendo questo articolo, ti dico Grazie! PS: sono già da ora disponibile per un caffè su quegli scalini! 🙂
Penso che ogni colore e le sue sfumature possano in qualche modo interagire con le nostre emozioni umane e questa tonalità di turchese che abbiamo trovato oggi qui sul lago di Castel San Vincenzo certamente ci accompagna verso sensazioni di pace e di tranquillità.
Avrei mai potuto salutare questo meraviglioso luogo senza una bella foto ricordo e senza averti fatto vedere ancora una volta questo magnifico scorcio sul lago “incastrato” tra le montagne e con coperchio il cielo? Proprio no, perché te lo meriti! Ci vediamo presto Castel San Vincenzo!
Torniamo verso l’auto e saltiamo su. Quale sarà la prossima tappa del diario di viaggio “La Bellezza ai tempi del Covid”?
Roberto De Ficis – Travel & Food Blogger
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*il viaggio e le fotografie sono state realizzate tra il mesi di maggio e ottobre 2020 nel pieno rispetto delle regole anti covid e seguendo accuratamente le disposizioni dei vari DPCM in vigore.
Durante questo viaggio stavamo ascoltando: This Must Be the Place / Naive Melody (Talking Heads, 1983)