Durante questo viaggio stiamo ascoltando: Rock the Casbah (The Clash, 1982)
Siamo arrivati nel piccolo paese di Roccamandolfi, in provincia di Isernia, in Molise. Il cielo promette pioggia, ma ci piace anche così.
Accogliamo ogni manifestazione che la natura decide di dare perché dietro quello che offre pensiamo ci sia sempre qualcosa di bello.
Parcheggiamo nelle vicinanze dell’ingresso del paese e decidiamo di raggiungere a piedi la parte alta.
Vogliamo arrivare sulla sommità del monte, perché è proprio qui che ci sono due luoghi di cui ci hanno parlato e che siamo venuti qui proprio per scoprire, conoscere e raccontare.
Una leggera pioggia “vaporizzata” mista a nebbiolina ci accompagna mentre saliamo, sarebbe meglio dire “arrampichiamo”, su per i vicoli stretti e meravigliosamente ingarbugliati di Roccamandolfi.
Scale, scalini, salite ripide, slarghi, piazzette, case antiche, una signora che rientra a casa con ortaggi e un signore che fa alcuni lavori di falegnameria fuori dalla porta di casa.
Attraversiamo tutto il paese dal lato esterno e ci ritroviamo sulla strada comunale. Guardiamo google map e ci accorgiamo che siamo ancora abbastanza lontani dalla destinazione.
Il cielo comincia a farsi nero e le nuvole sono cariche di pioggia.
Pensiamo che, non avendo ombrelli e impermeabili, forse sarebbe stato meglio salire fin su in auto anzichè a piedi, mentre un tuono mette al nostro ragionamento una sonora conferma.
Dato che siamo più vicini alla destinazione che all’auto, restiamo fiduciosi e decidiamo di procedere a piedi.
Una serie di tornanti ci permette di ammirare dall’alto i tetti del paese da una visuale privilegiata (che non avremmo visto se fossimo saliti in auto, yeah!).
Non senza fatica, siamo arrivati a destinazione. Sulla nostra destra il breve sentiero che ci porta verso i resti del Castello e a sinistra, dove decidiamo di andare per prima, il percorso che ci accompagna verso il Ponte Tibetano che non vediamo l’ora di attraversare per provare questa emozione.
Il Ponte Tibetano di Roccamandolfi è una passerella sospesa, lunga 234 metri e che raggiunge i 140 metri di altezza sul livello del suolo.
È un piccolo capolavoro di ingegneria e carpenteria metallica, sospeso nel vuoto sul canyon roccioso scavato dal sottostante fiume Callora. Consiglio ai più avventurosi, ma anche ai curiosi, di provare questa esperienza.
Dal ponte, raggiungiamo i resti del Castello di Roccamandolfi, mentre il cielo continua a fare il suo spettacolo, tra sfumature grigie, nere, nuvole spumose e tuoni e bagliori poco lontano.
Devo dire che è bello visitarlo con questi grossi nuvoloni neri che promettono pioggia, il che dà a questa esperienza un alone di magia e mistero, proprio quello che serve quando si visita un antico castello!
Davvero non me l’aspettavo così grande (considerando il perimetro ancora visibile) ed è stata una bella sorpresa! E da quassù la vista può spaziare a 360°.
Proprio dalle mura perimetrali, in prospettiva, ammiriamo un bellissimo arcobaleno completo che inizia la sua corsa e va a finire dietro i monti poco lontano, verso il mare.
Grazie pioggia per aver creato questo! Sapevamo che ci avresti sorpreso!
I resti del Castello di origine longobarda dimostrano quale grandezza e importanza avesse nel periodo storico in cui è stato costruito.
Infatti, proprio nel periodo longobardo, Roccamandolfi apparteneva alla Contea di Bojano e questo Castello rivestiva una particolare importanza per gli avvistamenti dei nemici e la seguente difesa del territorio.
Dopo il ponte tibetano e la Rocca, scendiamo di nuovo in paese per visitare il centro storico. C’è una parte alta e una più bassa che ruota attorno alla piccola piazza e al Santuario di San Liberato.
La cosa particolare di Roccamandolfi, secondo me, è l’intricato sistema di vicoli, molto più intricato di altri paesi e, chi lo visita per la prima volta potrebbe perdersi. Per fortuna c’è il campanile del santuario che ci aiuta nell’orientamento.
Del diluvio che attendevamo, ancora nessuna traccia. Ci fermiamo al bar del paese per riposarci e bere una bibita.
Una signora seduta su di una sedia nel vicolo poco distante il Santuario, da lontano, mi fa un gesto con la mano. Non capisco, mi avvicino. Lei con il dito mi indica una direzione.
Io mi avvicino ancora di più e, sorridendole, le dico che non ho capito bene. “Se siete ‘della televisione’, dovete vedere il presepe”, mi dice, “È molto bello, lo dovete vedere”.
Le rispondo che, anche se non sono ‘della televisione’, lo vado a visitare volentieri.
Lei mi risponde: “Che vabbone lo stesso. Vai a vedere il presepe. Vai in fondo per di qua, gira l’angolo a destra ed entra, la porta è aperta”.
Quando mi ricapita un’occasione così? Non ci ho pensato su due volte e sono andato. Ho scoperto un autentico gioiellino di Roccamandolfi, un piccolo museo con tanti presepi provenienti dalle diverse parti del Mondo.
Ho potuto così dare uno sguardo e conoscere come viene preparato il presepe nelle case, ad esempio, degli spagnoli, dei russi, dei canadesi, dei brasiliani, degli statunitensi etc.
La signora, che ringrazio, mi ha detto che il presepe è gestito dalla proloco del paese. Quando verrete a Roccamandolfi, non dimenticate di visitare questo piccolo museo che è aperto durante tutto l’anno.
Torniamo verso l’auto, apriamo il portabagagli e mettiamo dentro i nostri zaini. Avevamo con noi un “pezzoforte”, una salsiccia rossa semistagionata e un po’ di pane casereccio. Indovina cosa abbiamo fatto?
Un tuono più forte degli altri. Saliamo in auto, chiudiamo le portiere e alziamo i finistrini, proprio mentre un diluvio inizia a scendere rendendo indimenticabile la nostra giornata a Roccamandolfi.
Ripartiamo. Quale sarà la prossima tappa del diario di viaggio “La Bellezza ai tempi del Covid”?
Roberto De Ficis – Travel & Food Blogger
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*il viaggio e le fotografie sono state realizzate tra il mesi di maggio e ottobre 2020 nel pieno rispetto delle regole anti covid e seguendo accuratamente le disposizioni dei vari DPCM in vigore.
Durante questo viaggio stavamo ascoltando: Rock the Casbah (The Clash, 1982)