Stefano Taglioli, coordinatore del Gruppo Fratino Vasto, perché il “no” alla bozza di regolamento di gestione della Via verde della Costa dei trabocchi?
Così come l’ho letta, è un’operazione ad alto rischio ambientale, in quanto prevede una serie di possibilità infrastrutturali per privati che stravolgerebbero la costa e andrebbero anche contro lo spirito con cui è stata creata nel 2007 la Riserva della Costa teatina.
È proprio impossibile una convivenza tra ambiente e turismo?
È possibile una coesistenza tra conservazione e biodiversità da un lato, e responsabile uso turistico dell’area dall’altro. Il Piano di assetto naturalistico serve proprio a gestire queste cose. Su Punta Aderci, il Pan del 2000, di cui è in corso la revisione, fu fatto in un’ottica prettamente conservativa. Ma la revisione deve anche prendere atto di un impatto antropico che sta mettendo in pericolo esistenza stessa della Riserva. È necessario istituire alcune regole: numero chiuso con accesso agevolato ai residenti, parcheggi a pagamento e, nel periodo primaverile, limitazioni nelle zone in cui le specie ornitiche nidificano. Si tratta di stabilire norme precise, ma se si pensa di fare deroghe urbanistiche che consentano enormi ampliamenti, si segue la strada sbagliata. Vanno invece preservate le piccole strutture.
Nella legge del 2007 si diceva chiaramente che nel Pan si sarebbe dovuto prevedere un vincolo di inedificabilità 150 metri a monte e a valle dell’area protetta. Senza il Pan, si assiste a un dibattito in cui ognuno tira la corda dalla propria parte. La Regione deve fare il Pan, che poi viene demandato ai vari Comuni interessati; gli attori sono molti, quindi il problema è complesso, però la legge è del 2007. Sono trascorsi 13 anni.
La Via verde è fondamentale per il turismo abruzzese, ma il progetto attirerà da ogni parte d’Europa ciclisti che vorranno pedalare in un ambiente in grado di offrire prima di tutto bellezze naturalistiche, possibilità di osservazione della fauna e, contemporaneamente, turismo in bicicletta. La veccha stazione di Vasto Marina potrebbe essere destinata a bike hotel e a museo di biologia marina. Se, però, si pensa che attorno alla Via verde si debbano realizzare parcheggi da centinaia di metri quadri a servizio dei trabocchi e che i privati possano intervenire a piacimento con le recinzioni, si commette un errore. Le strutture piccole e accoglienti ben vengano. I trabocchi non possono essere trasformati in strutture solo e soltanto finalizzate alla ristorazione. Il nostro è il tratto di costa più dotato di trabocchi. Basta recuperare quelli esistenti destinandoli a visite scolastiche, birdwatching, aperitivi, enogastronomia, ma senza fare forzature inaccettabili”.
E per l’area dunale di Vasto Marina quale futuro?
La Riserva Marina di Vasto è stata istituita nel 2007, nei primi anni si è fatta solo vigilanza conservativa dell’ambiente. Non c’è un Piano di assetto, ma qualche anno fa è stato varato solo il Piano di gestione dell’area Sic. Al di là di una bella cartellonistica, non ho visto crescere gruppi di volontariato che potessero supportare associazioni e Comune. Bene i fondi europei per il meritorio progetto Calliope, quando questo arriverà, ma la Riserva è anche una quotidianità che al momento non c’è. Va fatta anche una riflessione sul ruolo che le associazioni ambientaliste devono avere in questa città. Alcune associazioni hanno compiuto uno scatto dal punto di vista della presenza. Mi riferisco ad Arci, Italia nostra, Cai, Forum ecologista. Altre, come Legambiente, mi sembrano aver fatto grossi passi indietro in tema di presenza sul territorio e proposte.
Dopo gli incendi della scorsa estate, nelle aree protette serve un’opera di ripristino?
Gli incendi sono il risultato di uno sciagurato atteggiamento da parte di qualcuno, una questione di mitomani o follia criminale. A Punta Penna non può rinascere tutto da solo, perché non abbiamo avuto un censimento botanico e non sappiamo esattamente cosa si sia perso. Occorre un’opera di rinaturalizzazione; alcune specie, come le ginestre, si riprenderanno da sole, ma bisogna comunque intervenire in maniera oculata. In alcuni punti, servirà un intervento botanico contro l’erosione. Gianfranco Pirone è una sicurezza.
Quali le priorità in tema ambientale che dovrà perseguire, secondo lei, l’amministrazione comunale che scaturirà dalle elezioni 2021?
Innanzitutto, deve decollare la Via verde, da coniugare con turismo e sviluppo responsabile del territorio, ma non con quel regolamento provinciale o con la legge regionale sui trabocchi. In secondo luogo, il Piano di assetto naturalistico della ricerva Marina di Vasto e la revisione del Piano di assetto naturalistico di Punta Aderci. Poi occorre rendere Vasto una città ciclabile e non fare soltanto proclami come si è fatto fino ad oggi. Su biciplan e bikeline è arrivato il momento di passare ai fatti. Inoltre, bisogna attuare il recupero naturalistico della villa comunale, che è in un degrado notevole, e il regolamento del verde deve essere applicato, altrimenti siamo ancora all’anno zero. Necessario anche il collegamento pedonale e ciclabile tra Vasto Marina e Vasto città per risolvere il problema del carico automobilistico: i sentieri sono stati già individuati da Italia nostra.