“Sono 15 i casi Covid accertati in Sevel e, oltre alla tardiva sanificazione delle postazioni, non sono stati effettuati tamponi di controllo a tutti i lavoratori della UTE di appartenenza dei lavoratori risultati positivi ai test, pertanto riteniamo le attuali misure di contrasto alla diffusione del virus insufficienti”. A dirlo è Fabio Cocco, responsabile Lavoro Privato USB Abruzzo, a seguito dell’impennata di contagi nello stabilimento Sevel in Val di Sangro.
“USB chiede la convocazione da parte della Prefettura, dell’azienda Sevel e degli enti di controllo in materia di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro (ASL e ITL), oltre che della nostra organizzazione, per aprire un confronto circa le criticità che possono verificarsi in una situazione così complessa e che richiede la massima attenzione e trasparenza”, dice Cocco in una nota.
USB già da tempo aveva espresso tutte le sue perplessità circa l’ultimo aggiornamento del protocollo anti-covid adottato in azienda per prevenire la possibilità di contagio. Tale aggiornamento, secondo il sindacato, comporta un abbassamento della guardia nella prevenzione della pandemia tanto da aver inviato una denuncia al servizio ispettivo della ASL, ITL e per conoscenza alla Procura di Lanciano, senza ricevere però risposta.
“Abbiamo anche chiesto alla direzione aziendale di ripristinare i dieci minuti per la sanificazione delle postazioni di lavoro, di rallentare la velocità delle linee, e di aumentare il livello di dissaturazione per evitare assembramenti durante il lavoro. Ma la cosa che più ci preoccupa – afferma il sindacato – è l’adeguamento delle procedure alle disposizioni previste dagli ultimi DPCM, dato che ad oggi si verificano situazioni a nostro avviso molto pericolose: un lavoratore con un familiare in attesa di esito al tampone richiesto dalla ASL, può recarsi a lavoro, esponendo i colleghi a possibilità di contagio, in un ambiente di lavoro come la Sevel dove tantissimi lavoratori lavorano fianco a fianco e viaggiano in pullman affollati”.
L’USB chiede pertanto, in caso di positività del lavoratore, oltre alla tempestiva sanificazione della zona di lavoro, che venga chiarita la modalità di ricostruzione della catena dei contatti visto che si tratta di capire con quanti lavoratori è stato a contatto il positivo per un’intera settimana di lavoro e se saranno sottoposti a tamponi almeno gli operai a stretto contatto per evitare che si sia creato un focolaio.
“Le nostre preoccupazioni aumentano di giorno in giorno visti i numerosi casi di lavoratori risultati positivi ai test. Non c’è più tempo di aspettare – conclude la nota – e bisogna intervenire immediatamente, fare finta di nulla non cancellerà il [mar_dx] virus dalla Val di Sangro”.
Preoccupazione anche da parte dello SLAI Cobas Chieti che “ritiene che la sicurezza e la salute dei lavoratori prioritarie rispetto alle esigenze produttive nell’attuale emergenza sanitaria ed ingiustificata e intollerabile la mancanza di: screening sanitario con test rapidi per tutti i dipendenti a carico aziendale e la santificazione e vigilanza dell’intero sito con intervento di operatori del SSN”.
Per questi motivi lo SLAI Cobas proclama sciopero per sabato 7 novembre, nei turni B e A e domenica 8 novembre nel turno C in straordinario.