L’urologia è la disciplina che si occupa dell’apparato urinario (reni, vescica, ureteri e uretra) dell’uomo e della donna. C’è poi il campo dell’andrologia con lo studio, la prevenzione e il trattamento delle patologie e delle disfunzioni sessuali maschili. È una disciplina che non copre solo l’età adulta o geriatrica – come spesso si è erroneamente portati a pensare – ma interviene già da appena il bambino è nato. Uno dei primi controlli nel neonato è il controllo dello stato dei genitali, la prima ecografia che si fa è quella dei reni (insieme alle anche). Ecco che siamo di fronte ad un apparato cruciale per la salute delle persone su cui interviene in maniera importante l’azione preventiva. In un confronto con il dottor Luca Cindolo, urologo e andrologo, abbiamo passato in rassegna come questa specializzazione della medicina interviene nelle diverse fasi della vita, in particolare per quanto riguarda gli uomini.
La prevenzione nei più piccoli. Il primo controllo “è quello fatto in maniera egregia dai pediatri per lo sviluppo dei genitali”. All’inizio della pubertà, con lo sviluppo ormonale, ci sono poi delle importanti variazioni che vanno semplicemente controllate, senza dover necessariamente fare interventi di tipo terapeutico. Dopo i 12 anni le ragazze devono sottoporsi al vaccino contro l’HPV (papilloma virus). È un aspetto cruciale nella prevenzione di lesioni dermatologiche di natura viraleche magari possono essere considerate di poco conto ma che ospitano un pericolo di induzione di tumore in età adulta. Ad oggi, nei maschi il vaccino è ancora a pagamento e la scelta di vaccinarsi è lasciata all’iniziativa dei genitori o dei ragazzi stessi, purtroppo con tassi vaccinali decisamente troppo bassi.
[ads_dx]Cosa fare tra i 16 e i 18 anni. In questa fase è fondamentale che i ragazzi vengano sottoposti a un controllo urologico, al pari di come le ragazze vanno dal ginecologo. Non necessariamente bisogna fare indagini invasive ma si verificano lo sviluppo dei testicoli o la eventuale presenza di fimosi, ernie, idroceli o varicoceli. Sono queste patologie di scarsa rilevanza al momento della constatazione ma possono avere ricadute sulla fertilità. Ecco che il controllo sul potenziale di fertilità del maschio – che trova solitamente compimento ai 28-30 anni, quando statisticamente avviene la procreazione – va anticipato di una dozzina di anni: se ci sono problematiche in età adolescenziale che non vengono affrontate poi se ne pagano le conseguenze quando si chiede al proprio corpo la fertilità. Ma oggi è molto bassa la percentuale di controlli preventivi cosa che invece non accade tra le donne. Di fatto, la nostra società ha digerito negli anni la ginecologia come una sorta di necessità, con aspetti che hanno portato la donna a comprendere l’importanza del controllo. L’assenza di prevenzione nell’uomo, ritenuto “immune” da determinate situazioni, è un fattore culturale. Ma i numeri ci dicono ben altro, i problemi ci sono. Pensiamo solo al varicocele – la vena che si gonfia attorno al testicolo, prevalentemente il sinistro, inficiandone il funzionamento -, che si manifesta in circa il 24-25% della popolazione. Certo, non tutti vanno operati, ma questo è un altro aspetto. Va però sicuramente monitorato e, oggi, si controlla appena il 4-5% dei maschi.
Cosa accade dai 18 ai 36 anni. Questa è la fascia di età in cui si presenta il rischio del tumore del testicolo. Un tumore tanto chiacchierato fino a sconfinare nella stupida ironia. Ma ricordiamo che tanti spot – a livello italiano e internazionale – sono proprio quelli che invitano a “toccarsi”, questo toccarsi i testicoli che per molti ha a che fare con lo scaramantico, con una subcultura per allontanare rischi di cose che possono accadere. Ma l’autopalpazione del testicolo [GUARDA], al pari dell’autopalpazione della mammella nelle donne, è preziosa nella prevenzione. Perché non c’è nessun miglior uomo che conosce i propri testicoli come il paziente. Trovare una difformità, nel senso di scoprire all’interno dei testicoli delle nodularità solide, è il campanello di allarme che consente di identificare celermente una malattia, trattarla velocemente e salvare il paziente. Il tumore del testicolo si cura bene e ha dei tassi di sopravvivenza del 95% a 5 anni. Ma bisogna prenderli in tempo. Quando ci si trova in stadio avanzato con radioterapia, chemioterapia e intervento chirurgico si riescono a curare ma sono cose impattanti. Ci sono tanti movimenti, come Movember, nato in Australia, che proprio a novembre celebra l’importanza della tutela della salute del maschio.
La prevenzione negli adulti. Nella fascia 36-48 anni, se non ci sono state difficoltà nel procreare, non si ravvisano particolari criticità (ricordandosi sempre della auto-palpazione preventiva). Superati i 48 anni inizia la prevenzione dei disturbi di natura prostatica. Ogni anno dovrebbe essere fatto il controllo della prostata con le analisi in cui si misura il dosaggio del PSA, sostanza che si trova nel sangue e che si associa al tumore della prostata. L’azione preventiva nella ricerca dei tumori è cruciale perché o sono impattanti – come quello del testicolo – o perché, nel caso della prostata, hanno un’incidenza di un uomo su dieci dopo i 50 anni. Oggi ci sono molti strumenti per curarli a patto che vengano presi in tempo.
Cosa accade nella terza età. Un fenomeno da tenere assolutamente sotto controllo è l’eventuale presenza di sangue nelle urine (naturalmente anche in età più giovane). Questo è un aspetto assolutamente da non sottovalutare. Il sangue nelle urine non deve esserci, ogni ematuria va considerata pericolosa fino a prova contraria. Novanta volte su cento ha una valenza benigna ma, nel 10% dei casi, è associata a patologie che possono rivelarsi serie. Non va fatto assolutamente l’errore di lasciar correre anche un singolo episodio.
I reni, preziosi ma spesso sottovalutati. Se, per molti aspetti l’urologia si rivolge alla popolazione maschile, quando si parla di apparato urinario sono interessati ambedue i sessi. Negli ultimi anni, nonostante esistano dei sistemi per migliorare le disfunzioni renali, le patologie sono in aumento. L’insufficienza renale è in aumento, i tumori renali sono in aumento, la calcolosi renale è stabile come incidenza sulla popolazione ma è sempre molto dolorosa da affrontare. I reni sono organi che vanno tenuti in grandissima considerazione e i cui aspetti preventivi sono molto interessanti e, nelle loro buone prassi essenziali, possono essere riconducibili a due situazioni.
Innanzitutto si aiutano i reni a funzionare bene quando si introduce una certa quantità d’acqua. Berne almeno un litro e mezzo al giorno dovrebbe essere un mantra per tutti. Questa è la quantità minima per dare ai reni il loro giusto equilibrio. Chiaramente la quantità può essere aumentata a seconda di stili di vita o attività, ma la base deve essere per tutti.
Bisogna fare molta attenzione all’uso dei farmaci. Oggi vengono assunti con facilità antinfiammatori e antidolorifici di tipo FANS (non steroidei). Ma bisogna sapere chiaramente che sono farmaci nefrotossici. In pratica, ogni bustina o compressa “toglie” un pezzetto di rene. Occorre quindi stare molto attenti, perché l’uso – per non parlare dell’abuso – di questi farmaci crea un danno permanente. Ecco perché, finché si può, bisognerebbe evitare di assumerli magari preferendo farmaci non dannosi per i reni.
Prevenzione per tutti. Emerge quindi in maniera chiara l’importanza di una sana prevenzione. “Da ora in poi, sia che tu soffra di un sintomo, sia che ti trovi in perfette condizioni, è meglio che ti trovi un urologo con cui vai d’accordo… è l’amico della tua funzione urinaria e il custode della salute genitale maschile!”.
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