La Regione lo aveva già anticipato, ora c’è l’ufficialità: per gli studenti degli istituti superiori abruzzesi e quelli universitari torna la didattica a distanza (Dad).
Il presidente Marco Marsilio ha firmato da poco l’ordinanza che dispone “a decorrere dal 28 ottobre 2020 sino al termine di vigenza del riferito DPCM del 24 ottobre 2020 la sospensione delle attività scolastiche secondarie di secondo grado in presenza, rimettendo in capo alle autorità scolastiche la rimodulazione delle stesse, con ricorso alla didattica digitale a distanza e prevedendo che la didattica in presenza continui a essere effettuata a vantaggio degli alunni a vario titolo portatori di disabilità ovvero in ragione di riconosciuta condizione di necessità” e “la sospensione delle attività di formazione delle Università che dovranno svolgersi con modalità a distanza, rimettendo al Comitato Universitario Regionale di riferimento i relativi piani di organizzazione. Sono esclusi dalla formazione a distanza i tirocini formativi abilitanti“.
L’atto di Marsilio non esclude misure più restrittive se l’andamento della pandemia dovesse peggiorare. L’ordinanza è stata trasmessa al premier Conte, al ministro della Salute e alle autorità locali.
Nel primo pomeriggio di oggi, alcuni istituti superiori di Vasto avevano già comunicato il ritorno alla didattica a distanza con un giorno di anticipo, da domani 27 ottobre [LEGGI].
[ant_sx] IL COMMENTO DEL PRESIDENTE – “Ho firmato l’ordinanza con la quale il Comitato tecnico scientifico regionale e il CREA sin da venerdì avevano suggerito l’opportunità di passare alla didattica a distanza per le scuole secondarie superiori (con esclusione dei disabili e di altre motivate situazioni di necessità), nel testo proposto e condiviso dall’assessore alla Salute e dal Dipartimento. Una misura che si è resa necessaria per ridurre le situazioni di assembramento e di conseguente, potenziale, contagio. Non ho aggiunto la seconda misura suggerita, che chiedeva la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi (escluso alimentari e servizi essenziali), perché questa misura era stata pensata prima che il Governo Conte emanasse l’ultimo DPCM. Con il DPCM, infatti, Conte ha praticamente chiuso un numero importante e significativo di attività, con un regime orario che produce un ‘coprifuoco’ di fatto, seppur non dichiarato. Con il Governo ci siamo confrontati tutta la giornata di sabato scorso: le Regioni avevano chiesto, tutte insieme, di ‘destra’ o di ‘sinistra’, di consentire l’attività di ristorazione fino alle ore 22, ed espresso forti perplessità sui criteri che portavano alla chiusura di palestre, cinema, teatri, piscine… Purtroppo, la notte stessa il Presidente Conte ha firmato il Decreto senza tenere conto di queste richieste che venivano da tutte, ripeto: tutte, le Regioni italiane. Avendo quindi chiuso moltissime attività, non ho ritenuto necessario chiedere al mondo produttivo e del commercio un ulteriore sacrificio. Avrei preferito, seguendo il consiglio dei nostri tecnici e scienziati, di gran lunga ‘sacrificare’ un giorno di apertura alla settimana per i negozi dei centri commerciali, che vedere ridotti alla disperazione e alla paura di non farcela migliaia di attività legate al tempo libero, alla cultura, alla gastronomia, allo sport (con tutte le filiere che ne derivano). Il Governo si è assunto la responsabilità di queste scelte, esercitando i poteri in suo possesso. Mi auguro che domani stesso il Consiglio dei Ministri approvi un pacchetto di misure economiche efficaci e rapide, per rimborsare e indennizzare tutti quanti sono stati colpiti dalle restrizioni e vedono compromesso il loro futuro. Ne va della coesione sociale e del senso di giustizia che è alla base della convivenza civile”.