“Il lazzaretto si faccia altrove e non dentro l’ospedale”. Dieci sindaci (Gissi, Vasto, Carunchio, Roccaspinalveti, San Buono, Casalanguida, Scerni, Guilmi, Liscia e Furci) lanciano questo appello al direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael.
Tutto ruota intorno alla delibera immediatamente esecutiva n. 823 del 6 ottobre 2020 dell’azienda sanitaria che dispone “l’individuazione del Pta di Gissi quale struttura ricettiva di utenti risultati positivi al Covid che non abbiano la possibilità di effettuare la quarantena al proprio domicilio”.
Un atto nobile rivolto a quei positivi che dovrebbero restare in isolamento domiciliare ma che sono impossibilitati perché senza fissa dimora che però non fa i conti con l’ubicazione del servizio.
Destinato alla quarantena di tali positivi è infatti il terzo piano del Pta che si trova sopra l’ospedale di comunità e sotto la Rada (Residenza assistita per disabili adulti). “Al secondo e al quarto piano – spiega il sindaco Agostino Chieffo che oggi ha convocato i colleghi del territorio in Comune per sottoscrivere un documento unitario – ci sono pazienti già a rischio. Con un unico ingresso principale è inevitabile far venire a contatto i positivi al Covid-19 con gli altri ospiti della struttura”.
Per il primo cittadino il problema principale starà nell’assicurare che tali pazienti non vaghino nel resto dell’edificio. “Questi pazienti asintomatici – continua – avrebbero solo una denuncia penale come motivo per non uscire dal terzo piano, ma sappiamo benissimo che potrebbe non essere sufficiente. Quando a Gissi sono arrivati i migranti positivi, abbiamo avuto le forze dell’ordine che hanno piantonato il Cas, qui non è previsto niente di simile”.
La delibera – che inoltre destina alla Rsa di Casoli gli ospiti di altre residenze sanitarie risultati positivi – non parla poi del personale che dovrebbe occuparsi del terzo piano: “Il personale del Pta è allarmato, il timore è che la Asl voglia usarlo anche per questo nuovo servizio”.
Finora, il Comune ha trovato nella Asl un muro sordo alle richieste di chiarezza. “Ho appreso della delibera dal personale preoccupato, non è stata pubblicata neanche sull’albo pretorio. Ho così scritto ripetutamente alla Asl anche in qualità di massima autorità sanitaria locale, ma non sono stato degnato di una risposta. Sappiamo che al terzo piano sono iniziati alcuni lavori, ma niente è stato fatto per adeguare gli ingressi. Qui vengono da tutto il territorio per i servizi essenziali, ho l’impressione che si voglia definitivamente affossare la struttura invece di potenziarla”.
EDIFICI ABBANDONATI – La posizione dei sindaci non è di totale chiusura. A Gissi sorgono infatti due cattedrali nel deserto già di proprietà della Asl: la scuola infermieri a qualche decina di metri dall’ospedale, mai entrata in funzione, e l’ex distretto sanitario che, dopo aver ospitato per un anno le scuole elementari, è inutilizzato e frequentato da vandali (diverse le finestre aperte che consentono un facile accesso).
“Sono consapevole che siamo in emergenza e bisogna dare assistenza a tutti. Abbiamo due strutture realizzate dopo il 2000 – aggiunge Chieffo – completamente inutilizzate nonostante siano dotate anche delle necessarie utenze, si usino queste”.
RISCHIO SATURAZIONE A VASTO – Presente per l’occasione anche il sindaco di Vasto Francesco Menna: “La Asl ancora una volta ha violato la leale collaborazione istituzionale. Se il territorio fosse stato coinvolto, avremmo fornito i nostri suggerimenti. Qui, negli anni passati, è stata chiesta e ottenuta la realizzazione di un hospice e di un Rsa, perché non si porta avanti quel piano facendo diventare Gissi un fiore all’occhiello? L’ubicazione non concordata è infelice. Se i pazienti già presenti negli altri piano venissero contagiati, andrebbero a saturare il reparto di Malattie infettive di Vasto che ha solo 12 posti letto”.